I prezzi di caffè Robusta e Arabica e del cacao sono riesplosi in queste settimane, toccando quotazioni record, ma stati oggetto anche di oscillazioni particolarmente violente. Dal punto di vista tecnico, tale fenomeno deriva certamente dalla crisi climatica, dalla carenza di fornitura e dalle difficoltà logistiche causate dai conflitti in essere nel Medio Oriente, ma un ruolo pesante è rivestito anche dalla speculazione e dagli interventi a mercato conseguenti alla stessa.
Come si evince, ad esempio, dall’osservazione del grafico del Robusta a pag. 36, i prezzi sono tornati a salire prepotentemente e, immediatamente dopo aver registrato nuovi massimi, hanno dato il via a una brusca correzione. Un evento di questo tipo si verifica quando i grandi investitori si concentrano su una fase specifica (in questo caso il rialzo delle quotazioni) e poi, sfruttato al massimo il movimento di prezzo, decidono di chiudere una elevata quantità di posizioni aperte, innescando così un movimento opposto a quello in essere. Nel nostro caso le quotazioni del Robusta sono state spinte prima verso l’alto dai numerosi acquisti e poi la chiusura repentina delle posizioni ha determinato un forte calo delle stesse.
A seguire, analizziamo il mercato di cacao, caffè Robusta e Arabica osservando le variazioni rispetto al 2023.
I prezzi del caffè Arabica e Robusta sono tornati ad aumentare, raggiungendo quote estremamente elevate, con l’Arabica che si è attestato a un certo punto al livello più elevato degli ultimi 50 anni e con il Robusta che ha nuovamente aggiornato il massimo storico.
A condizionare le contrattazioni sono le condizioni meteorologiche avverse palesatesi nei due più grandi produttori a livello globale, Brasile e Vietnam, che minacciano seriamente di compromettere la produzione mondiale di caffè.
L’impatto del clima secco causato da El Nino potrebbe causare danni a lungo termine alle colture di caffè in America meridionale e centrale. Le precipitazioni in Brasile sono state costantemente inferiori alla media da aprile, danneggiando gli alberi di caffè durante l’importantissima fase di fioritura e riducendo le prospettive per il raccolto di Arabica. Il Brasile sta affrontando il clima più secco dal 1981, secondo il centro di monitoraggio Cemaden. Somar Meteorologia ha riferito che le precipitazioni nella più grande area di coltivazione di Arabica del Brasile, il Minas Gerais, hanno ricevuto appena 6 mm di pioggia nell’ultima settimana di novembre, ovvero il 10% della media storica.
A rendere complessa la situazione ci sono anche le recenti dichiarazioni del FAS/Foreign Agricultural Service (USDA) che ha indicato un calo della produzione di caffè del Brasile a un totale di 66,4 milioni di tonnellate contro i 66,9 milioni calcolati in precedenza. Sempre il FAS prevede un calo delle scorte di caffè del Brasile a 1,2 milioni di sacchi al termine della stagione attuale: volume che indica -26% su base annua. Ancora più pessimista è il Conab brasiliano (l’Agenzia che effettua le principali analisi sulla situazione dei raccolti in Brasile), che prevede una produzione di 54,8 milioni di sacchi, in calo rispetto alla precedente stima di 58,8 milioni di sacchi.
Situazione più variegata per quanto concerne l’ICE (Intercontinental Exchange) che vede le scorte di Arabica da esso monitorate in recupero a 893.325 sacchi contro il minimo di 224.066 sacchi registrato a novembre 2023.
Le scorte di Robusta del mese di novembre risultano quasi dimezzate rispetto a luglio, nonostante rimangano al di sopra dei minimi registrati a febbraio 2024.
Anche la Colombia, secondo maggior produttore mondiale di Arabica, si sta riprendendo in modo lento dalla siccità anche in questo caso indotta da El Nino.
Stesso scenario per il Vietnam, colosso mondiale del Robusta, dove la siccità si è tradotta in un calo produttivo a 1,47 milioni di tonnellate nel corso della stagione 2023-2024, ovvero il 20% in meno rispetto alla stagione precedente. Si tratta del raccolto più basso degli ultimi quattro anni. Il Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti, inoltre, ha previsto un nuovo calo della produzione di Robusta del Vietnam a 27,9 milioni di sacchi nella stagione attuale, contro i 28 milioni di sacchi di quella precedente.
Nella giornata dell’11 novembre, il Dipartimento generale delle dogane del Vietnam aveva riferito che le esportazioni di ottobre erano scese dell’11,6% su base mensile. In calo si sono mostrate anche le esportazioni relative al periodo che va da gennaio ad ottobre, che, su base annua, si mostrano inferiori dell’11%.
Con un prezzo di 5.153 dollari per tonnellata (aggiornamento al 6 dicembre 2024), il prezzo de Robusta risulta raddoppiato rispetto a un anno fa quando, in questo stesso periodo, passava di mano a 2.569 dollari per tonnellata.
L’osservazione della parte finale del grafico qui sopra evidenzia chiaramente le intense oscillazioni di prezzo di cui è oggetto il prodotto, ossia impetuosi aumenti di prezzo e successive – ed altrettanto forti – discese.
Il precedente massimo a quota 5.575 dollari (linea tratteggiata rossa nel grafico) ha arginato il rialzo, nonostante un excursus intraday a quota 5.730 dollari subito riassorbito. In presenza di una tale volatilità, fornire indicazioni relative al breve periodo si ridurrebbe a un puro esercizio di stile, ragion per cui i livelli da seguire con maggior attenzione sono la succitata quota di 5.575 dollari in caso di rialzo e, in senso inverso, la prima area di supporto a quota 4.664 dollari che ha arginato il recente storno (linea tratteggiata verde nel grafico) e la cui rottura potrebbe condurre i prezzi a testare il supporto a quota 4.259 dollari prima (linea tratteggiata arancione nel grafico) e, successivamente, l’area supportiva di maggior interesse compresa tra 4.070 e 3.950 dollari (rettangolo rosa nel grafico).
Con un prezzo di 330.25 USd/lb (aggiornamento al 6 dicembre 2024), il prezzo dell’Arabica risulta quasi raddoppiato rispetto ad un anno fa quando, in questo stesso periodo, passava di mano a 177,15 USd/lb.
Come nel caso del Robusta, la parte finale del grafico a pag. 37 ben evidenzia le ampie e repentine escursioni di prezzo che hanno attinto il prodotto. Anche in questo caso fornire indicazioni di breve periodo risulterebbe fuorviante, ragion per cui osserviamo i principali livelli di riferimento in attesa di assistere a una stabilizzazione delle quotazioni.
Il primo livello da tenere in considerazione è rappresentato da quota 335,25 USd/lb (linea tratteggiata rossa nel grafico) che, se violato a rialzo, aprirebbe la strada a ulteriori incrementi verso nuovi massimi. In senso opposto, si renderebbe necessario, in caso di ribassi, monitorare la tenuta di quota 289,8 USd/lb (linea tratteggiata arancione nel grafico), la cui rottura aprirebbe la strada all’area di maggior interesse a 241 USd/lb (linea tratteggiata blu nel grafico).
I prezzi del cacao sono tornati ad aumentare e hanno raggiunto la quotazione più elevata degli ultimi quattro mesi. Con 9.853 dollari per tonnellata, il prezzo è più che raddoppiato rispetto a un anno fa, quando, in questo stesso periodo, passava di mano a 4.271 dollari per tonnellata.
Allo stato attuale, il cacao si colloca in un ampio trading range compreso tra 6.960 dollari per tonnellata (linea tratteggiata verde nel grafico) e 10.297 dollari per tonnellata (linea tratteggiata rossa nel grafico). Particolare attenzione va portata al livello di 10.297 dollari in quanto, se violato a rialzo con forza, potrebbe condurre il prodotto a testare il massimo storico a oltre 11.700 dollari evidenziato nel grafico di pag. 38. In senso opposto, è possibile una stabilizzazione nell’area compresa tra 9.000-8.800 dollari (rettangolo rosa nel grafico) e 6.960 dollari.
A incedere sull’andamento del cacao sono le dichiarazioni rilasciate dalla ICCO (International Cocoa Association), i cui analisti hanno innalzato a 478.000 tonnellate le stime relative al deficit di offerta nella stagione 2023-2024 contro le precedenti 462.000 tonnellate: parliamo del deficit più grande degli ultimi 60 anni.
Dati poco esaltanti anche sul fronte della produzione, con i tecnici ICCO che hanno ridotto le stime sul-
l’output 2023-2024 a 4,38 milioni di tonnellate contro i 4,46 milioni dichiarati nel mese di maggio: un volume che, se sarà confermato dai dati definitivi, evidenzierà una contrazione produttiva del 13,1% su base annua.
Secondo i dati recentemente diffusi dall’ICE, vi è un calo delle scorte di prodotto nei magazzini da esso monitorati. Nel dettaglio, le scorte ICE di cacao nei terminal statunitensi sono in calo da oltre un anno e, a fine novembre, hanno attinto il livello più basso degli ultimi 19 anni con un volume stoccato di 1,565 milioni di sacchi.
Parecchio condizionanti sono anche le notizie in arrivo dalla Costa d’Avorio, dove le precipitazioni intense hanno indotto un pesante danneggiamento del prodotto ancora sugli alberi sotto forma di gemme. Analizzando le notizie diffuse dal primo produttore di cacao su base globale, si delinea un quadro complessivo preoccupante, con intere aree dedicate alla coltivazione del cacao che risultano allagate, favorendo l’insorgere di malattie che incidono negativamente sulla qualità del prodotto che, a quanto risulta, pare già essere in fase di forte deterioramento.
Difficile anche la situazione del Ghana, dove il Cocobod (Ghana Cocoa Board) ha ridotto le stime relative al nuovo raccolto (stagione 2024-2025), portando le stesse a 650.000 tonnellate contro le precedenti 700.000 tonnellate: una revisione a ribasso indotta, anche in questo caso, dalle cattive condizioni climatiche e da malattie tipiche del prodotto che hanno attinto le coltivazioni. Nella stagione precedente il raccolto del Ghana (secondo maggior produttore globale di cacao) era sceso al livello più basso degli ultimi 23 anni a quota 425.000 tonnellate.
Sul fronte della domanda globale di cacao, le notizie risultano contrastanti: nel suo ultimo report (17 ottobre 2024) la National Confectioners Association ha segnalato che la macinazione del cacao nordamericano nel terzo trimestre è aumentata del 12% su base annua e in crescita risulta essere anche la richiesta a fini di macinazione dell’Asia, con la Cocoa Association of Asia che, sempre in relazione al terzo trimestre, segnala un incremento della richiesta del 2,6%. A fare da contraltare ai dati positivi di USA ed Asia è l’Europa, dove la European Cocoa Association indica un calo della richiesta a fini di macinazione del terzo trimestre pari al 3,3% su base annua.
Positive per gli operatori del Vending, ma non sufficientemente incisive, le notizie in merito all’aumento delle esportazioni della Nigeria (+15% su base annua) e quelle relative alle spedizioni di cacao nei porti della Costa d’Avorio che registrano un incremento del 34% nel periodo che va dal 1° ottobre al 24 novembre 2024 (variazione in riferimento allo stesso periodo dell’anno passato). Pochissimo efficaci, per ora, anche i dati diffusi dal Conseil Cafe-Cacao della Costa d’Avorio, i cui tecnici hanno rivisto a rialzo le stime relative alla produzione della stagione 2024-2025, portando le stesse in un range compreso tra 2,1 e 2,2 milioni di tonnellate contro l’outoolok precedente di 2 milioni di tonnellate.
Accordo praticamente fatto sul rinvio dell’EUDR. Nella serata di martedì 3 dicembre, i negoziatori hanno raggiunto un accordo politico provvisorio per posporre di un anno l’applicazione del nuovo Regolamento europeo contro la deforestazione. L’annuncio è stato dato, quasi contemporaneamente, dal Consiglio e dal Parlamento europeo. L’accordo tra i colegislatori è ora soggetto all’approvazione del Consiglio e del Parlamento, prima che il testo possa essere sottoposto alla procedura formale di adozione. Il voto sull’accordo informale sarà aggiunto all’agenda della sessione plenaria del Parlamento Europeo, in programma dal 16 al 19 dicembre. Una volta adottato da entrambe le istituzioni, il nuovo testo sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE per entrare in vigore prima della data del 30 dicembre.
La norma diventerà effettivamente applicabile dal 30 dicembre 2025 per le grandi aziende e dal 30 giugno 2026 per le PMI.
Niente da fare, almeno per ora, per una serie di emendamenti del Parlamento Europeo sulla modalità di classificazione dei Paesi interessati alla legge in base al livello di rischio di deforestazione che questi evidenziano: attualmente, la classificazione è realizzata in base a un grado di rischio “basso”, “standard” e “alto” ma, con gli emendamenti, si puntava a un grado di rischio definito “inesistente”. Tale riferimento va a quei Paesi che mostrano un livello stabile oppure in aumento delle aree forestali. Si tratta di un argomento che sta a cuore alle aziende di settore interessate dall’EUDR (tra cui caffè e cacao), poiché semplifica gli obblighi di comunicazione e controllo per gli operatori che immettono sul mercato o esportano materie prime e prodotti realizzati in Paesi contraddistinti da rischio trascurabile o inesistente.
Queste modifiche, però, non sono incluse nel testo dell’accordo. In occasione del riesame del regolamento, previsto entro il 30 giugno 2028, la Commissione Europea si impegnerà, comunque, in una valutazione dei requisiti semplificati per i Paesi che hanno dimostrato pratiche di gestione forestale efficaci e sostenibili e non presentano rischi di deforestazione