Quando eravamo piccoli, al sorgere dell’8 dicembre si scriveva la letterina a Babbo Natale in cui chiedere i doni natalizi desiderati. L’omone dalla lunga barba e con le renne a trainare la slitta ce li avrebbe poi recapiti a casa (tramite genitori compiacenti…) nella notte del 24 dicembre.
Per il Vending, Babbo Natale ha sempre avuto le fattezze eteree, algide ma anche rassicuranti dell’economia del nostro Paese. Con il traino della produzione industriale e il proliferare di tante PMI, la sempre più ampia diffusione del settore dei servizi e del commercio e la sicurezza degli incassi garantiti dal comparto pubblico, la Distribuzione Automatica nel corso dei decenni – fatti salvi gli alti e bassi del PIL – ha arricchito i suoi forzieri e si è fatta pingue, crescendo, in termini reali, ben più del Prodotto Interno Lordo. Un’espansione per volumi imponente, nonostante una marginalità via via più risicata. Una classe imprenditoriale di gestori è emersa, rendendo redditizio “fare Vending” pur tra le ataviche battaglie del comparto sui bassi prezzi di vendita, gli eccessivi ristorni e, più di recente, l’introduzione dei corrispettivi, l’aumento dell’IVA, ecc. Tutti si lamentavano, tutti però guadagnavano.
Il Covid-19, però, ha cancellato, con un colpo di spugna, decenni di sicurezze. Perché, una volta usciti dalla pandemia, lo slogan buonista “Andrà tutto bene!” si è rivelato farlocco. Lo smart working è diventato strutturale. Le guerre sono esplose in aree geografiche vicine a noi e hanno lasciato strascichi pesanti sui costi aziendali: inflazione, utenze e materie prime.
Inutile illuderci. Un nuovo mondo è partito e non si guarderà più indietro. Le fasi cicliche dell’economica – crescita, crisi, recessione, ripresa – faranno ancora il loro percorso ma gli stili di vita e le abitudini di aziende e consumatori hanno ormai preso una chiara direzione di destrutturazione: si lavorerà in ufficio ma anche molto da casa, si consumerà “on the road” ma stando attenti al “cosa” si acquista in termini di rapporto qualità/prezzo e ai principi di sostenibilità. Tutte sfide che toccano da vicino il Vending che, spero, abbia smesso da tempo di credere a Babbo Natale e abbia capito che il più grande regalo se lo deve fare da solo: credere nel proprio lavoro, dargli dignità e valore, non svendersi per tirare su fatturato che senza margini diventa, almeno per le realtà che non hanno alle spalle fondi d’investimento e finanza, simile alla carta straccia. Lavorare in perdita è un abominio.
Vi invito a leggere i numeri della 20a edizione dello studio sulle “Top 100” del Vending italiano, ma anche quelli relativi a rivendite e fabbricanti. Sono pubblicati su questo numero speciale di VM. Per le gestioni è rallentata la crescita e fatica il Risultato Netto. Le rivendite hanno dovuto stringere i denti per portare a casa degli utili. I fabbricanti hanno fatto esercizio di resilienza per tenere sotto controllo i conti. E le previsioni sul consuntivo del 2024 non sono di certo migliori, anzi.
Nel 2021, il dottor Franco Bompani, in un suo studio, aveva ammonito gli operatori che per contrastare l’impennarsi dei prezzi delle materie prime e salvare il risultato operativo “sarebbe servito un aumento medio ponderato dei prezzi di vendita al distributore automatico tra il 3% e il 6,4%, a seconda dei rincari”. E stiamo facendo riferimento a una fase storica in cui il Caffè Robusta aveva una quotazione di 2.180 dollari per tonnellata, altro che i 5.000 dollari di queste settimane. Sullo scorso numero di VM, i torrefattori intervistati dal nostro collaboratore Gabriele Picello avevano spronato le imprese a prevedere un ritocco di 10 cent. del prezzo a battuta del caldo per ammortizzare il caro caffè. È vero, ci sono comprensibili difficoltà commerciali nelle trattative con un committente del servizio Vending non sufficientemente “allenato” a parlare di ritocchi dei listini, anche se si tratta, in media, di una ventina di euro all’anno a carico dei consumatori finali. Ciò, però, non deve essere un alibi. Le festività di fine anno vanno utilizzate per riflettere e mettere sotto l’albero le buone intenzioni, indispensabili per far crescere la propria attività in modo equo, senza più indugi, facendo pulizia di clienti e postazioni anti-economici.
Quando sentiamo parlare di gestori che spuntano 1 cent. e mezzo di aumento, capiamo che c’è qualcosa che non funziona nel comunicare il valore del nostro servizio. Serve il coraggio di osare, perché, come ci ricorda un antico aforisma, di buone intenzioni, senza però dare loro seguito con azioni concrete e incisive, “è lastricato l’inferno” .
Buon 2025!
Enrico Capello
capello@vendingpress.it