Concludiamo l’analisi sulle “Top 100” del Vending italiano, presentando l’approfondimento sul Valore Aggiunto con la stessa metodologia utilizzata nel passato. A confronto saranno posti, infatti, i risultati dei bilanci del 2022 con quelli del 2021 e degli anni precedenti delle 25 aziende col maggiore fatturato nel comparto imprese di gestione.
DEFINIZIONE DI VALORE AGGIUNTO
Il Valore Aggiunto è il parametro che misura la ricchezza prodotta da una azienda o da un gruppo di aziende attraverso l’attività di trasformazione e distribuzione che incrementa il valore dei beni e i servizi acquistati. In pratica è la differenza tra il valore dei beni e servizi prodotti e il valore dei prodotti intermedi. In altri termini il Valore Aggiunto di un’azienda è la parte del Prodotto Interno Lordo (PIL) generato in un territorio. Il PIL è infatti pari alla somma del Valore Aggiunto delle diverse unità produttive.
Il Valore Aggiunto ha un’importanza economica, ma anche di responsabilità sociale d’impresa. Esprime, infatti, il reddito prodotto da un’impresa ed è quindi in grado di dare informazioni sulla sua sostenibilità economica. Consente di analizzare in che misura la ricchezza prodotta viene distribuita e quindi è anche un indicatore di sostenibilità sociale. Un’equa distribuzione del Valore Aggiunto significa che l’impresa, o il settore, sono particolarmente sostenibili dal punto di vista sociale.
Attraverso il Valore Aggiunto generato ogni azienda contribuisce al benessere economico e all’equilibrio sociale del proprio territorio, oltre che della collettività in generale e del Paese in cui opera. E’ importante avere questa consapevolezza e possedere gli strumenti per calcolare tale impatto. È possibile determinare il grado di partecipazione alla ricchezza prodotta da un’azienda di tutti i portatori di interesse analizzando in che misura viene distribuita.
L’analisi, in linea con l’edizione dell’anno precedente, ha individuato i seguenti stakeholder: il personale dipendente, che partecipa al valore generato dall’azienda mediante gli stipendi percepiti; la Pubblica Amministrazione attraverso le imposte; il sistema creditizio e dei finanziatori con gli oneri finanziari; i soci dell’azienda con la distribuzione degli utili generati; l’azienda medesima per la quota di utili accantonati a riserva e quindi reinvestiti nell’attività d’impresa; gli altri Stakeholder della Comunità di riferimento (ad esempio i Comuni in cui sono localizzate le sedi operative, gli enti e le associazioni del territorio, ecc.) che beneficiano del pagamento di imposte locali o di liberalità varie.
In questa prospettiva, il Valore Aggiunto prodotto e le modalità della sua distribuzione rappresentano uno strumento efficace anche nella strategia di comunicazione interna ed esterna dell’impresa.
Per la realizzazione della presente analisi sono stati esaminati i bilanci del 2022 delle prime 25 aziende di gestione per ricavi, come riportato dalla classifica delle “Top 100” del Vending italiano pubblicata da VM nel n. 400 di dicembre 2023. È stato considerato, per esigenze di semplificazione e comparabilità con gli anni passati, il fatturato complessivo (questo implica, per determinate realtà, aver ricompreso i valori sia delle attività di Vending, sia di altre attività come quelle di rivendita).
METODOLOGIA DI CALCOLO DEL “VALORE AGGIUNTO”
A partire dal bilancio di esercizio 2022 di ciascuna azienda è stato calcolato il “Valore Aggiunto Globale Netto” secondo il seguente schema:
Valore aggiunto caratteristico lordo: Ricavi totali – Costi intermedi della Produzione (questa grandezza è pari ai “Costi della produzione” al netto dei costi del personale, degli ammortamenti e delle svalutazioni. Con questa formula dai ricavi totali vengono sottratti i soli costi “esterni” relativi ad acquisti e servizi vari).
Valore aggiunto lordo: al precedente risultato intermedio vengono aggiunti i proventi da partecipazione (per es. dividendi provenienti da società controllate).
Valore Globale netto: al valore aggiunto lordo si sottraggono gli ammortamenti e le svalutazioni
Inoltre, anche nella presente indagine vengono considerati soltanto i costi relativi al personale dipendente e non il costo di altre forme di lavoro, quali ad esempio interinali ed altre ancora, non agevolmente desumibili dai dati di bilancio disponibili.
OGNI AZIENDA IN MEDIA HA UN VALORE AGGIUNTO DI 13 MILIONI
Aumenta il Valore Aggiunto creato dalle “Top 25”: +21,4% rispetto a quanto generato dalle stesse aziende nell’anno precedente.
I valori di tutte le aziende “Top 25” sono in crescita, ad esclusione di Gr-Generale Ristorazione S.r.l. (-12,3%), Bonci S.r.l. (-12,5%) e Dorhouse S.r.l. (-81,8%). Nel 2021 gli unici valori negativi erano stati quelli di Gruppo Argenta S.p.a. (-60,6%) e SDA-DDS S.p.a. (-9,4%).
Per fare un confronto, le 25 aziende Oscar del Bilancio hanno un incremento del Valore Aggiunto nel 2022 rispetto al 2021 di +34,1%.
Il Valore Aggiunto Globale Netto generato dalle prime 25 imprese del Vending raggiunge nel 2022
325.311.721 €, contro 275.501.695 € delle “Top 25” del 2021, con una crescita pari a 49.810.026 € (+18,1%).
Nel 2020 avevamo avuto 221.666.549 €, nel 2019 392.806.880 €, nel 2018 373.898.422 €, 344.635.724 € nel 2017 e 277.949.635 € nel 2016.
Le prime 19 aziende del 2015 avevano totalizzato 233.892.133 €, 237.222.306 € le prime 9 aziende del 2014 quando l’analisi riguardava un numero inferiore di aziende.
Il valore medio registrato per singola azienda è di 13.012.469 €, rispetto a 11.020.068 € del 2021, 8.866.662 € del 2020, 15.712.275 € del 2019, 14.955.937 € del 2018, 13.785.429 € del 2017 e 11.117.985 € del 2016.
Guardando ad alcune determinanti macro del Valore Aggiunto Globale ed effettuando un confronto tra il 2022 e gli anni precedenti nei bilanci delle prime 25 aziende si nota che:
I ricavi totali nel 2022 sono stati 1.105.870.646 €, 104.816.859 € in più rispetto a 1.001.053.787 € del 2021, pari a +10,5%. Nel 2020 erano 960.044.491 €, nel 2019 1.266.887.578 €, nel 2018 avevamo ricavi per 1.194.250.389 € e 1.135.703.044 € nel 2017.
I costi intermedi della produzione si attestano a 679.630.592 €, con una incidenza del 61,5%, contro il 60,9% del 2021, il 61,8% del 2020, il 60,8% del 2019, il 61,1% del 2018, il 61,5% del 2017 e il 66% del 2016.
22 aziende su 25 hanno avuto un aumento del Valore Aggiunto prodotto.
COME VIENE DISTRIBUITA LA RICCHEZZA PRODOTTA
Passando all’analisi della distribuzione del Valore Aggiunto, nella tabella di riparto della pagina 16 si esaminano le remunerazioni percepite dai diversi stakeholder delle 25 aziende prese in considerazione.
Il Valore Aggiunto è formato dai seguenti elementi:
Remunerazione del personale. Con il termine “personale” si intendono i soggetti che intrattengono con l’azienda rapporti di lavoro per i quali l’interesse economico personale è legato in termini prevalenti e duraturi a quello dell’azienda stessa. Generalmente comprende sia il personale dipendente, sia il personale non dipendente. Nel nostro caso, come detto, per esigenze di semplificazione e tenendo conto dei dati disponibili, è stato considerato solo il costo relativo al personale dipendente, in linea con il criterio seguito negli anni passati.
Remunerazione della Pubblica Amministrazione. L’aggregato rappresenta il beneficio economico della Pubblica Amministrazione per effetto dell’attività aziendale. È formato dalle imposte sul reddito d’esercizio.
Remunerazione del capitale di credito. I soggetti interessati sono coloro che forniscono capitale ad interesse esplicito, di breve o di lungo termine, come ad esempio gli istituti di credito. È formato dagli oneri finanziari sui finanziamenti a breve termine e dagli oneri finanziari sui finanziamenti a lungo termine, al netto dei proventi finanziari.
Remunerazione del capitale di rischio. Rappresenta l’ammontare degli utili o dei dividendi distri-buiti ai soci.
Remunerazione dell’azienda. Comprende gli utili generati ed accantonati a riserva.
Trasferimenti alla Comunità. Vengono ricomprese non solo le liberalità esterne (elargizioni, donazioni, ecc. ad enti ed associazioni), ma anche imposte e tasse varie corrisposte ad enti territoriali, come per esempio le tasse sui rifiuti, l’IMU, ecc. Anche questo dato contribuisce ad esprimere l’apporto sociale fornito dall’azienda alla propria comunità di riferimento.
LE IMPRESE DEL VENDING METTONO AL CENTRO LE PERSONE
Analizzando la distribuzione del Valore Aggiunto tra i diversi stakeholder, la quota destinata alla remunerazione del personale rimane preponderante, raggiungendo 274.875.250 €, contro 260.889.425 € del 2021, 250.117.895 € del 2020, 302.660.625 € del 2019, 281.673.754 € del 2018, 268.252.686 € del 2017 e 257.867.075 € del 2016. L’incidenza percentuale è pari all’84,5% del totale, particolarmente elevata perché alcune aziende hanno una retribuzione complessiva superiore al Valore Aggiunto prodotto. Anche nel 2021 la percentuale destinata al personale era molto alta, il 94,6%. Nel 2020 era addirittura del 112,8%, superiore al 100%, a causa delle perdite e della remunerazione negativa della Pubblica Amministrazione per effetto delle imposte anticipate. Nel 2019 era il 77,1% e il 75,3% nel 2018 (avevamo il 77,8% nel 2017 e quasi il 93% del totale nel 2016, mentre nel 2015 il valore si attestava intorno al 90% e nel 2014 era pari all’incirca all’80%).
Analizziamo le altre categorie di stakeholder:
La remunerazione della Pubblica Amministrazione è l’1,8% del totale. Naturalmente i benefici complessivi per la Pubblica Amministrazione dell’attività d’impresa sono ben più ampi, con le imposte indirette, le imposte sul reddito da lavoro dipendente e sui redditi da lavoro autonomo e delle imprese che collaborano con le aziende del nostro campione, ecc.
Nel 2021 e 2020 la remunerazione era stata negativa, rispettivamente per l’1,5% e per l’8,0%, per effetto della fiscalità differita. Era il 3,7% del totale nel 2019, contro il 4,9% nel 2018, il 4% nel 2016 e il 4,4% nel 2015.
La remunerazione del capitale di credito, rappresentata dagli oneri finanziari pagati a istituti di credito e ad altri finanziatori, è pari a 27.203.272 €, l’8,4% del totale del Valore Aggiunto. Nel 2021 era stata 31.556.507 €, l’11,4%. Era di 56.411.783 €, il 25,4%, nel 2020, 36.740.142 €, il 9,4%, nel 2019, contro 31.177.505 €, l’8,3% del totale, nel 2018. Negli anni precedenti si era passati dal 17,5% del 2015 al 10,9% del 2016, al 6,7% del 2017.
La remunerazione delle aziende, cioè la quota di utili d’esercizio accantonata a riserva, è di 14.967.733 €, pari al 4,6%. Nel 2021 era negativa per -15.362.857 €, -5,6%, per effetto di 5 aziende che avevano chiuso il bilancio in perdita. Anche nel 2020 era negativa per -69.608.369 €, -31,4%. Era di 36.347.786 € (9,3%) nel 2019. Nel 2016 risultava negativa (fortemente influenzata dalla perdita di esercizio di alcune aziende), nel 2017 era di oltre 33 milioni di Euro, con un’incidenza sul totale del valore aggiunto globale netto pari al 9,6%, e nel 2018 aveva un valore di 38.834.796 €, pari al 10,4%.
Non risultano distribuzioni di utili per cui la remunerazione del capitale di rischio, cioè la distribuzione di dividendi, è pari allo 0,0%.
Per quanto riguarda i Trasferimenti alla Comunità, il dato è di 2.512.975 €, lo 0,8%. Era 2.636.349 €, l’1,0%, nel 2021; 2.372.979 €, l’1,1%, nel 2020; 2.618.916 €, pari allo 0,7%, nel 2019; 2.731.625 € nel 2018.
Considerando che il fatturato cumulato del campione analizzato è pari a 1.105.870.646 € e che, secondo lo studio di settore di IPSOS /Confida, il fatturato globale del comparto gestioni è stato, nel 2022, di 1.964.102.207 €, i ricavi delle “Top 25” corrispondono al 56,3% del totale.
Supponendo che il rapporto tra Valore Aggiunto e Fatturato delle aziende esaminate rimanga invariato nel caso estendessimo l’indagine a tutte le aziende del settore, avremmo un Valore Aggiunto complessivo generato dal Vending pari a 577.775.956 €, in crescita rispetto all’analogo calcolo che avevamo fatto sui bilanci del 2021 – quando il Valore Aggiunto totale arrivava a 503.640.712 € – e rispetto al 2020, quando l’importo era di 379.770.888 €.
Stiamo considerando solo il contributo “diretto” al valore aggiunto. Se volessimo fare un’analisi degli impatti complessivi del Vending sul sistema economico dovremmo considerare anche gli effetti cosiddetti “indiretti” – cioè risultanti dall’effetto moltiplicatore delle attività della catena di fornitura – e quelli “indotti”, cioè dovuti all’effetto moltiplicatore dei consumi realizzati dai dipendenti diretti e indiretti attivati grazie alle attività delle imprese.