Mentre crolla l’export dal Brasile verso gli Stati Uniti, in Italia, nonostante volatilità e incertezza, i torrefattori ammettono: “Con una Borsa più bassa e un rapporto euro/dollaro maggiormente favorevole, il peggio parrebbe essere passato”. Le quotazioni del Robusta si mantengono, comunque, a livelli elevati, attestandosi a 4.201 dollari per tonnellata al 26 settembre 2025 a fronte dei 2.456 dollari del 26 settembre 2023
L’impatto dei dazi dell’amministrazione statunitense Trump sul caffè brasiliano non si è fatto attendere.
Secondo i dati diffusi da Cecafè (Consiglio brasiliano degli esportatori di caffè), ad agosto il Brasile ha esportato un totale di 3,14 milioni di sacchi, volume che evidenzia un calo del 17,5% rispetto allo stesso mese nel 2024.
In questo contesto, gli Stati Uniti hanno perso il primato nella classifica mensile degli acquirenti, con le esportazioni verso gli USA (301.000 sacchi) risultate inferiori del 46% rispetto ad agosto 2024 e del 26% rispetto a luglio. A prendere il comando è stata la Germania, con esportazioni pari a 414.000 sacchi.
I vertici di Cecafè spiegano che i dazi hanno sconvolto il mercato, aumentando la volatilità e creando spazio per la speculazione. Tra il 7 e il 31 agosto, i prezzi dell’Arabica sono saliti del 29,7% alla Borsa di New York: “Se i dazi rimarranno in vigore, le esportazioni brasiliane verso gli Stati Uniti diverranno impraticabili. Anche i consumatori americani pagheranno di più, poiché non ci sono altri Paesi in grado di colmare la produzione del Brasile”.
L’Arabica ha rappresentato il 79,8% delle esportazioni nel periodo, con 20,2 milioni di sacchi (-13%). Il Robusta ha totalizzato 2,57 milioni, seguita dal caffè solubile con 2,51 milioni.