Viviamo nell’epoca dell’incertezza. Negli scenari di difficile lettura. Nelle prospettive economiche oscurate dalle incognite. L’irrompere scompaginante dei dazi di Donald Trump ha provocato uno shock tellurico ai mercati, finiti in preda a fibrillazioni, con lo spettro di una recessione tutt’altro che remoto; una recessione autoinflitta dagli Usa e imposta al mondo che andrà contrastata per evitare inutili fallimenti di imprese e licenziamenti.
Ma c’è qualcosa di più dei dazi… Spiega l’ultimo report di Ceresio Investors a cura degli economisti Luca Paolazzi e Angelo Marotta. “I dazi, grandi o piccoli che siano, sono, in realtà, il minore dei mali. Presa una decisione e fissato un nuovo sistema di regole, l’economia si aggiusta perché tutti pedalano nella nuova direzione. Se invece l’introduzione di nuovi dazi è uno strumento negoziale e il punto d’arrivo è incognito, allora la bicicletta-economia si ferma in attesa di capire dove andare e cade in recessione. L’incertezza per le politiche economiche è tossica molto più dei dazi. Gli animi degli imprenditori e dei consumatori volgono alla sfiducia e alla paura su come andranno ordini e occupazione. Le scelte vanno in direzione di tenere in sospeso investimenti per avere liquidità nel caso in cui la situazione peggiori. In altre parole, tutti cercano di risparmiare, con il risultato di far accadere ciò che temono. È il paradosso del risparmio illustrato da Keynes”.
I dazi operano in modo asimmetrico – puntualizza Ceresio – tra chi li impone e chi li subisce. Chi le impone vede aumentare il prezzo dei beni importati, e d’altronde tale aumento è indispensabile affinché si disincentivi l’acquisto di produzioni estere e si incentivino le produzioni domestiche, offrendo margini più ampi che compensino gli svantaggi competitivi. Chi le subisce, invece, vede salire la capacità produttiva inutilizzata per il contrarsi di un importante mercato di sbocco, con conseguente pressione al ribasso sui listini. Le eventuali ritorsioni tariffarie compensano in parte tale pressione. In realtà, non tutto ciò che si importa può essere facilmente rimpiazzato dalle nuove attività domestiche, perché anche le competenze necessarie sono una risorsa scarsa, almeno nel breve periodo. Questo vuol dire che i beni dovranno continuare a essere importati e saranno più cari.
La presidente della BCE, Christine Lagarde, nel commentare ad aprile il taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, ha spiegato che sulle decisioni della Banca Centrale Europea ha inciso il dossier dazi che ha seminato ulteriore preoccupazione su consumi e investimenti.
“L’economia dell’area dell’Euro ha acquisito una certa capacità di tenuta agli shock mondiali, ma le prospettive di espansione si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali – afferma la BCE – . È probabile che la maggiore incertezza riduca la fiducia di famiglie e imprese e che la risposta avversa e volatile dei mercati alle tensioni commerciali determini un inasprimento delle condizioni di finanziamento. Tali fattori possono gravare ulteriormente sulle prospettive”.
Ad aprile 2025, secondo le stime ISTAT, l’inflazione in Italia è salita al 2,0%, dall’1,9% di marzo, perlopiù a causa delle tensioni sui prezzi degli alimentari (+3,0%, da +2,4%) e dei servizi relativi ai trasporti (+4,4% da +1,6%). Le vendite al dettaglio evidenziano un calo a valore del -2,8% e a volume del -4,2%.
In attesa di giugno, quando si avrà maggiore contezza dell’impatto non solo delle tariffe doganali della Casa Bianca ma anche dello stato delle negoziazioni bilaterali, bisogna essere ponderati nelle valutazioni. Non esiste la bacchetta magica. Serve un salto strategico. Occorre smettere di cercare ossessivamente il prezzo più basso e iniziare invece a costruire un valore percepito che giustifichi prezzi più alti.
Esistono diverse azioni concrete che il Vending può intraprendere. È possibile iniziare preparando i clienti a ulteriori aumenti. Si possono cercare momenti di confronto con colleghi del proprio settore, condividendo esperienze e soluzioni anzichè guardarsi sempre in cagnesco e propugnare la “guerra del ristorno” – avete mai sentito parlare di “coopetition” e di come trasformare un avversario in un alleato? – oppure creare modalità di approvvigionamento nuove, parametrate ai tempi che viviamo.
Cambio di mentalità. Non si tratta di sopravvivere ai dazi o alla prossima crisi ma di reinventare il nostro business per prosperare in un mondo nuovo. Occorre farlo presto e bene. La nuova puntata del nostro Osservatorio Permanente del Vending, pubblicata su questo numero di VM, è un chiaro avviso ai naviganti…
Enrico Capello
capello@vendingpress.it