Scatenate le multinazionali alimentari

Ma quali vacanze. Agosto incandescente per Nestlè, Coca-Cola e Pepsico che attaccano a colpi di acquisizioni ad effetto

Coca-Cola si prende Costa

Coca-Cola compie un nuovo passo verso la trasformazione in “total beverage company” pianificata dal presidente e Ceo James Quincey, stringendo un accordo che la porterà, entro la metà del 2019 (dopo l’approvazione degli organismi antitrust di UE e Cina), ad acquisire Costa, la seconda catena di caffetterie al mondo dietro a Starbucks, nonché la prima nel Regno Unito. Costo dell’operazione circa 5,1 miliardi di dollari, pari al cambio attuale a 4,36 miliardi di Euro, cioè 16,4 volte il MOL realizzato nell’ultimo anno fiscale dall’azienda britannica.

“Quello delle bevande calde è uno dei pochi segmenti dove Coca-Cola non ha un marchio globale – spiega Quincey – . Costa ci dà accesso a questo mercato con una piattaforma forte per il caffè”. Costa dispone di circa 4mila negozi al dettaglio, oltre a essere attiva nei business dei distributori automatici, del caffè per la casa e della torrefazione, con una presenza che va dall’Europa all’Asia Pacifica, passando per Medio Oriente e Africa.

La Costa Coffee nasce nel 1971 dai fratelli Sergio e Bruno Costa, originari di Parma e immigrati in Gran Bretagna negli anni ‘60. Inizialmente era una torrefazione che si occupava di rifornire i ristoranti di Dunstable successivamente è stato lanciato un brand divenuto un colosso mondiale anche grazie alle scelte della Whitbread Plc che aveva acquisito la società nel 1995 investendo 23 milioni di sterline.

La fortuna delle caffetterie Costa si lega soprattutto al crescente successo mondiale del cappuccino. Da complemento della colazione si sta trasformando in bevanda da consumare anche dopo i pasti o in qualunque altro momento della giornata, soprattutto negli Stati Uniti e in Canada e in Paesi europei come Germania, Olanda, Belgio e Regno Unito.

Le previsioni di Euromonitor dicono che nel Regno Unito il consumo di caffè, soprattutto in forma di cappuccino, supererà quello tradizionale del tè. Nel 2021 i britannici sorseggeranno, infatti, 91.100 tonnellate di caffè contro 90.600 di tè.

Nestlè vende il caffè Starbucks

Nestlé ha chiuso l’accordo con Starbucks acquisendo i diritti di commercializzazione dei prodotti della società di Seattle. “Attraverso questa alleanza – afferma Nestlé – le due compagnie lavoreranno sulla gamma esistente di caffè torrefatto e macinato a marchio Starbucks, sui grani interi così come sui caffè istantanei e porzionati”.

“La partnership con Nestlé – ha detto Kevin Johnson, presidente e CEO di Starbucksci aiuterà ad amplificare il marchio Starbucks garantendo una creazione di valore a lungo termine per i nostri azionisti”. Nel comunicato viene reso noto che “circa 500 dipendenti di Starbucks entreranno nella famiglia Nestlé, la maggioranza dei quali basati a Seattle e Londra. Il business sarà gestito dal quartier generale di Nestlè in Svizzera a Vevey”.

Nestlé verserà 7,15 miliardi di dollari a Starbucks, rafforzandosi così in un mercato in cui già detiene i brand Nescafè e Nespresso. L’accordo copre i marchi di caffè e tè porzionati Starbucks ma esclude i prodotti ready-to-drink e tutte le vendite all’interno dei bar di Starbucks.

I primi 6 mesi del 2018 sono stati soddisfacenti per Nestlé che ha chiuso con un utile netto a 5,8 miliardi di franchi svizzeri (pari a circa 5 miliardi di Euro), + 19% rispetto allo stesso periodo del 2017. Il fatturato è salito del 2,3%, portandosi a 43,9 miliardi.

PepsiCo punta su Sodastream

PepsiCo continua la sua svolta salutista. Il colosso americano ha acquistato per 3,2 miliardi di dollari l’israeliana SodaStream, produttrice delle apparecchiature che permettono di trasformare l’acqua del rubinetto di casa in acqua gasata. L’acquisizione arriva a poche settimane dall’annuncio dell’addio dell’amministratore delegato di Pepsi Indra Nooyi e indica che anche sotto la guida del nuovo “numero uno”, Ramon Laguarta, la società intenda continuare sulla strada salutista.

SodaStream è la risposta di Pepsi all’acquisto da parte di Coca-Cola di una quota di minoranza in BodyArmor, il produttore di bevande sportive sostenuto dalla star del basket Kobe Bryant. Tutti i colossi dell’alimentare cercano di riposizionarsi di fronte all’attenzione dei consumatori per cibi e bevande più salutari, e per l’ambiente. Producendo l’acqua gasata in casa – il cui consumo negli Usa è in forte ascesa – si usa meno plastica e si inquina meno. Secondo SodaStream, le sue macchine aiutano i consumatori a risparmiare fino a 1.000 bottiglie e lattine l’anno.

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