Siamo più attenti nello scegliere prodotti con imballaggi “green”, ma non così entusiasti se bisogna spendere di più. È la fotografia del consumatore italiano presentata al “Packaging speaks green”, evento svoltosi a febbraio presso il parco Eataly World di Bologna a cura di Fondazione Fico e Ucima, l’associazione confindustriale dei costruttori delle macchine automatiche del settore.
All’iniziativa, sponsorizzata da big della “packaging valley” regionale (Ima, Coesia, Robopac, Sacmi, Marchesini Group, Tetra Pak, Herambiente e Aliplast) hanno partecipato rappresentanti, tra gli altri, di Coca-Cola, Barilla e Coop, con contributi del WWF e della FAO, ma sono state in particolare le indagini di Nomisma e Nielsen a svelare la direzione presa dai consumatori.
Come spiega Silvia Zucconi di Nomisma, autrice della ricerca sulle scelte di acquisto in Italia, Germania e USA, oggi il consumatore è attento alla sostenibilità, anche nel packaging: 4 consumatori su 10 lo considerano quando scelgono un prodotto. La sfida per le aziende, tuttavia, è un’altra e riguarda il costo che il consumatore è disposto a sopportare per un packaging più sostenibile. “Non c’è questa disponibilità. Oggi, infatti, ben il 41% dei consumatori dice che non vuole pagare nulla di più”.
Bisogna, quindi, che il consumatore sia “portato a bordo, semplificando la materia in modo che possa comprendere meglio cosa significhi comprare “green” in termini di impatto sull’ambiente – commenta la Zucconi, che aggiunge – . C’è comunque interesse sia per i materiali riciclati, sia per quelli prodotti da fonti rinnovabili: occorre, però, comunicare in maniera semplice, quando si arriva allo scaffale occorre poter capire velocemente”.
In ogni caso, nello stesso studio Nomisma si segnala che il 46% dei consumatori viene influenzato dall’impatto ambientale del pack nella scelta dei prodotti per la persona, ad esempio, e che comunque un 48% ha smesso di acquistare prodotti con troppi imballaggi. Un’altra indagine, quella targata Nielsen, stima che il 46% degli italiani, contro però il 52% della media europea, è disposto a rinunciare al design della confezione, mentre il 40% ritiene di poter cambiare marca (rispetto al 46% europeo) sempre a favore di confezioni “green”.
Inoltre, segnala Nielsen, in Italia solo il 25% delle aziende offre prodotti green. Il confronto tra 2018 e 2019 dice che sta calando la vendita di plastica monouso (-9%), mentre cresce il mercato del cibo fresco confezionato (+5,2%) che gli italiani associano a velocità di spesa, sicurezza e convenienza.
PLASTIC TAX? INUTILE E DANNOSA
Così commenta il presidente della Fondazione Fico Andrea Segrè: “Siamo quasi maturi affinchè tutti gli attori della filiera vadano verso la sostenibilità. Il consumatore è pronto e quindi anche l’industria lo è. Certo, chi deve governare tutto il sistema è la politica e qui siamo un po’ indietro. L’UE sta dando una direzione col “Green New Deal”, ma poi i Paesi dovranno seguire il piano e non indicare traiettorie sbagliate, come nel caso della discussa tassa sulla plastica per fare cassa”.
Condivide questa linea Enrico Aureli, presidente di Ucima: “Il packaging ecosostenibile sta a cuore agli italiani e ai produttori della “packaging valley”: siamo stati tra i primi a sentire nostro questo tema.
Vogliamo guidare noi il cambiamento, mettendo nelle mani dei consumatori un prodotto più sostenibile ma anche più informazioni, quindi più possibilità di scelta. Al governo diciamo che nella packaging valley ci sono le condizioni per definire il “Green New Deal”. Chiediamo di poter partecipare a un tavolo comune per offrire il nostro contributo. La minaccia della tassa sulla plastica? È stata molto forte, ci siamo spesi per calmierare il rischio e qualcosa siamo riusciti a fare. Ma più che una tassa, servono incentivi”.
“CRESCE L’ACQUISTO CONSAPEVOLE”
Nel frattempo anche Altroconsumo registra un cambio di marcia nei consumi. Il 60% degli italiani, secondo un’indagine pubblicata dalla rivista in occasione del Festival del Giornalismo Alimentare, crede che le proprie abitudini alimentari impattino sul Pianeta, anche se in realtà solo il 25% fa “molta attenzione” agli aspetti ambientali valutando, ad esempio, il tipo di imballaggio utilizzato e controllando se il metodo di produzione è sostenibile.
Il 55% dichiara di essere disposto a spendere di più per acquistare prodotti sostenibili e il 54% sostiene che il prezzo non è il principale criterio di scelta usato per gli acquisti.
Altroconsumo ha intervistato 1.625 persone tra i 25 e i 74 anni distribuite su tutto il territorio nazionale.
Fonte: www.repubblica.it