Nicola Centra: “Forno Damiani oltre i 20 milioni di fatturato grazie al Vending”

Il Direttore Generale dell’azienda romana leader nel comparto snacks per la Distribuzione Automatica ci propone un’analisi puntuale sul mercato del fuori casa. “Apprezzo il lavoro dei gestori nell’aumentare i prezzi di vendita e la qualità del servizio. La redditività delle battute l’unica via per uscire dal tunnel dei costi. Forno Damiani al lavoro per referenze innovative”

Dottor Nicola Centra, un anno fa, in un’intervista a VM, si disse fiducioso in una ripresa del Vending post-pandemia… È andata così?

Sì, lo confermo. Forno Damiani, con le sue referenze snacks presenti in circa il 90% dei distributori automatici attivi in Italia e con gli oltre 500 clienti gestori è un osservatorio privilegiato nel settore. I nostri dati ci dicono che il trend di mercato del Vending nel primo quarter del 2023 è, in termini di fatturato, in progressione rispetto ad analogo periodo del 2022: un’evoluzione positiva che si era già registrata nel 2022 rispetto al 2021. Come ricavi, il comparto ha recuperato praticamente il giro d’affari del 2019. Un segnale confortante che, però, va ponderato con l’impennata dei costi delle materie prime, delle utenze e dell’inflazione che ha spinto verso l’alto i prezzi di vendita.

Discorso differente per i volumi che, invece, fanno più fatica a tornare al periodo antecedente alla pandemia. Lo smart working, che è diventato la prassi soprattutto nelle grandi aziende del terziario, ha ridotto le presenze in ufficio. Ci sono building di grande società bancarie e assicurative che ora vengono utilizzati per meno della metà della loro superficie.

Indietro, però, non si tornerà. Quali soluzioni per i gestori del Vending?

Non sono un fustigatore del lavoro da remoto che, se ben strutturato e normato e senza storture, può favorire una migliore resa dei dipendenti. Nel resto d’Europa esisteva già da tempo, in Italia si è dovuta affrontare una pandemia per inserirlo nelle nostre organizzazioni aziendali.

Concordo sul fatto che non avremo più i numeri di prima. Ai gestori il compito di lavorare sulla redditività del servizio. In giro si vedono già imprese che stanno operando in questo modo. Con piacere noto con maggior frequenza prezzi del caffè alle vending machines che viaggiano tra gli 0,50 e 0,60 cent. Certamente ha inciso il fattore costi, che ha costretto gli operatori a chiedere aumenti alla clientela, ma la qualità percepita del prodotto è cresciuta. Sempre più spesso preferisco, in pausa break, sorseggiare un buon caffè al distributore e non al bar.

La spirale positiva di mercato riguarda anche Forno Damiani?

Forno Damiani opera per circa un 70% nel canale della Grande Distribuzione Organizzata/Ingrosso e per il 30% nel Vending. Abbiamo chiuso il 2022 con una crescita a due cifre in quantità, che a valore si è attestata al +25% rispetto all’anno precedente. Questa tendenza sta proseguendo peraltro nel 2023.  Abbiamo sfondato quota 20 milioni di fatturato, un obiettivo che ci eravamo posti già per il 2020 ma che avevamo dovuto posticipare per il dimezzamento dei volumi nel Vending causa Covid.

Come se la passa la Grande Distribuzione Organizzata?

Negli anni dell’emergenza sanitaria la GDO aveva beneficiato delle restrizioni negli spostamenti delle persone, assorbendo anche in parte i consumi del fuoricasa; era, però, un mercato “drogato” dalla contingenza, perché la gente poteva andare solo al supermercato. L’esaurirsi del Covid e il ritorno alla normalità ha comportato un calo dei volumi di vendita, ulteriormente accentuato nel 2022 dall’esplosione del caro vita.

I margini per le catene distributive hanno mostrato una chiara erosione già dallo scorso inverno. Gli stipendi sono fermi da 20 anni, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito. I ricavi nella GDO sono cresciuti ma non riescono a tenere il passo dell’inflazione.

Come ha gestito Forno Damiani l’aumento dei costi di produzione?

Le nostre referenze sono un best-seller nelle rotazioni dei gestori per il rapporto qualità-prezzo in linea con le esigenze di questo mercato. Abbiamo usato molta cautela negli aumenti, di fatto non abbiamo riversato sul trade le nostre maggiori spese, assorbendo gran parte dei rincari a monte della filiera. Siamo consapevoli delle difficoltà dei gestori nel chiedere prezzi più alti alla clientela e quindi ci siamo mossi in punta di piedi. Ne ha risentito l’utile, ma Forno Damiani ha le spalle sufficientemente forti per reggere l’urto. Siamo ampiamente nei parametri della sostenibilità economica. Non le nego che per chi lavora nel food sono momenti di grande tensione e stress; ci si concentra praticamente solo sui listini. E la fatica si fa sentire. È stata una tempesta “perfetta” per tutti.

È parzialmente rientrata l’emergenza costi e forniture per voi produttori di snack?

Stiamo assistendo a una discesa, seppur lenta. Per l’industria alimentare è una boccata d’ossigeno, ma tutti restiamo all’erta e vigili. Per chi opera nella panificazione la guerra russo-ucraina è sempre una spada di Damocle che pende sulla testa. Mancano all’appello tonnellate di grano e di farina e c’è ancora penuria di olio alto oleico di girasole di cui Russia e Ucraina sono i più grandi esportatori. Non le nascondo che fino a poco tempo fa l’olio era di così difficile reperibilità che il fattore prezzo era diventato secondario. Solo la cessazione delle ostilità belliche potrà imprimere un’accelerazione al raffreddamento dei prezzi. Ma la luce in fondo al tunnel purtroppo è ancora molto fioca.

Digitalizzazione e Sostenibilità: sono parole all’ordine del giorno in Forno Damiani?

Lo sono già da tanto tempo. In ambito sostenibilità abbiamo investito nell’ottimizzazione dei costi energetici e nella riduzione delle emissioni atmosferiche con l’installazione dell’impianto fotovoltaico nello stabilimento di Anzio. Il progetto green riguarda anche il packaging e gli imballaggi.

Sulla digitalizzazione spingiamo verso la ricerca di soluzioni per disciplinare i processi aziendali e i servizi, evitando perdite di tempo da “amanuensi” della burocrazia.

Ritiene che tutto questo legiferare a livello europeo sul plastic free rappresenti un “accanimento” verso l’industria alimentare?

Forno Damiani è in linea con le normative europee e nazionali sulla limitazione della plastica. Il processo “green” dell’UE è uno stimolo per l’ammodernamento dell’industria; ci sono nuove esigenze di consumo sostenibile che si manifestano tra fasce sempre più larghe della popolazione. Quindi nessuna polemica o veti aprioristici. Faccio solo un paio di constatazioni: le direttive sono giuste nei principi meno nella pratica perché se si vuole combattere per davvero l’inquinamento, le normative devono essere inserite in una cornice d’intenti a livello mondiale, perché mentre qui da noi si dà un giro di vite alla plastica, in molte altre parti del mondo si danneggiano gli ecosistemi con lo stesso materiale e soprattutto con emissioni nocive.

Evitiamo poi di cadere nel ridicolo e nel grottesco come nel caso del paventato Nutri-score, un sistema che segnala ai consumatori le qualità nutrizionali dei prodotti. La corretta informazione va perseguita con serietà e in maniera scientifica non usando pallini colorati. Così si fa il male delle eccellenze del food italiano.

Lei è un attento osservatore della realtà politico-economica italiana. Come giudica l’operato del Governo Meloni?

Parliamo di dati di fatto, lasciamo stare le proteste urlate nei talk e nelle piazze. I frizzi e lazzi per vellicare la rabbia della gente non mi piacciono. Con il taglio del cuneo fiscale contenuto nel Decreto Lavoro del 1° maggio, da luglio entreranno nelle buste paga di milioni di lavoratori dei “soldi veri” che avranno l’effetto di generare un impulso ai consumi. Auspico che trovi concretizzazione la volontà del Governo di stabilizzare il beneficio.

Mi aspetto, poi,  un cambio di registro più deciso anche negli aiuti alle PMI, che sono il vero generatore di ricchezza nel Paese. Col Governo Meloni si sono visti dei timidi passi in avanti ma si può fare molto di più. Serve coraggio. Dei seri e strutturali sgravi fiscali aiuterebbero il rilancio dell’Italia, dando corso a un processo virtuoso che porrebbe l’industria nelle condizioni di promuovere l’innovazione e la crescita. A cascata ne godrebbero i dipendenti attraverso il welfare, retribuzioni più alte e formazione professionale.

Eppure pare che idee e progetti vadano combattuti sempre a colpi di slogan e accuse…

Ed è questo il male endemico dell’Italia. Si sbraita per un tornaconto personale, sembra si reciti in un gioco delle parti. Invece ogni componente del “Sistema Italia” – e ci metto dentro anche i sindacati – in un momento così delicato deve dare il proprio contributo per il bene del Paese.

Il PNRR è una straordinaria opportunità per svecchiare e cambiare, per abbattere quelle barriere che opprimono chi ha voglia di lavorare: penso a giustizia, appalti e infrastrutture. Lasciarselo sfuggire di mano sarebbe un peccato mortale con conseguenze inimmaginabili per il nostro futuro.

Mi viene poi in mente il tema dell’immigrazione. L’Italia non va lasciata da sola a gestire gli sbarchi: serve una regolarizzazione di questo fenomeno che incute paura ma che, in realtà, può rappresentare un’opportunità. Ricordiamoci che abbiamo tantissimi posti di lavoro vacanti che hanno bisogno di personale. Regimentare gli arrivi in Italia servirà anche a combattere sfruttamento e illegalità e a dare una nuova possibilità di vita a milioni di persone.

La crescita di Forno Damiani passerà in futuro per linee esterne o resterà una crescita organica?

L’approccio che ha sempre contraddistinto l’azienda è la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Stiamo lavorando alacremente su referenze innovative per il Vending su cui abbiamo focalizzato il nostro piano industriale, investendo in macchinari. Quindi il primo obiettivo è rafforzare la nostra leadership attraverso lo sviluppo commerciale. Appena saremo pronti comunicheremo ai gestori e torneremo a presenziare nelle fiere. Il nostro motto è “prima fare, poi parlare”.

Non viaggiamo, però, col paraocchi e saremo reattivi nel cogliere eventuali opportunità di acquisizioni o partnership con altre aziende. Forno Damiani è pronta e ha la solidità per supportare operazioni di M&A.

Dottor Centra, ci spiega, infine, come convivono manager e famiglie in un’azienda storica del capitalismo italiano come Forno Damiani?

Non ci sono segreti, è molto più “banale”, se mi passa il termine un po’ forzato, di quello che si possa credere. Nel senso che alla base di tutto ci devono essere la fiducia reciproca e la visione comune sui progetti e le prospettive aziendali. Da entrambi le parti serve, inoltre, possedere un’apertura mentale a 360 gradi. Da questi presupposti nascono le operazioni commerciali di successo a tutto vantaggio del conto economico. Senza falsa modestia, Forno Damiani è una case history di successo paradigmatica di quanto ho appena spiegato.

Enrico Capello

 

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