Quando qualcuno mi chiede che lavoro faccio, cerco di rispondere in maniera semplice e, utilizzando termini appropriati, spiego: “Lavoro nel settore dei distributori automatici di bevande e generi alimentari”. Il più delle volte, il mio interlocutore resta perplesso per qualche secondo e poi, come se avesse risolto un mistero, esclama: “Ah, le macchinette!”. Premesso che “le macchinette” sono – e sono state – parte integrante della mia vita e di quella della mia famiglia, di una cosa sono certo: non voglio essere “quello delle macchinette”. Quella simpatica parola, che sembra far sentire tutto più intimo e familiare, in realtà è contornata da un alone di mediocrità e pressapochismo.
Il Vending è tecnologia, ricerca, organizzazione, imprenditorialità… ma se il “sentire” collettivo è di parere opposto, se i distributori sono “quelli del cibo spazzatura”, di prodotti mediocri e di accessori in plastica che inquinano l’ambiente, allora è il caso di interrogarci su come siamo arrivati fin qui e domandarci di chi sia la colpa. Siamo vittime o carnefici?
Perché la forbice tra il prezzo del caffè al distributore, che stenta a raggiungere € 0,50 (al netto dei ristorni), e quello al bar si allarga sempre più? Se costa un terzo è perché vale un terzo?
Pochi sanno che dietro al distributore ci sono eccellenze italiane, che con la loro organizzazione e il loro know-how riescono a garantire un servizio fondamentale per la società: basti pensare che durante i lockdown, il Vending, a differenza del bar, ha continuato a dare ristoro a milioni di cittadini.
Da gestore, nelle trattative commerciali mi accorgo spesso che il Cliente è convinto che il servizio Vending sia composto da due soli elementi: il modello del distributore e il prezzo di vendita dei prodotti. Nient’altro. Come se la parte restante, che è quella più importante, fosse stata risucchiata da un buco nero.
Il Vending ha vissuto nell’ombra dalla sua fondazione fino all’inizio degli anni 2000, quando la finanza ha incominciato a interessarsene e ad accendere un faro su un settore sino ad allora pressoché sconosciuto; nel contempo si è diffuso in ogni ambiente di aggregazione, divenendo sempre più presente nella vita quotidiana di ogni Italiano. La mia sensazione, però, è che la sua vera essenza sia rimasta sconosciuta ai più. Si conosce la punta dell’iceberg, il distributore automatico, ma nulla di ciò che sta dietro le quinte.
Perdiamo tempo a lamentarci dei Criteri Ambientali Minimi e degli appalti capestri, a cui però non manchiamo di partecipare, delle materie prime che rincarano e scarseggiano, delle erogazioni perse a causa della pandemia, ma troppo spesso trascuriamo di spiegare ai Clienti l’essenza del nostro lavoro: servizio, tecnologia, organizzazione, capitali investiti. Un mondo fatto di professionalità, impegno, dedizione. Una presenza “silenziosa”, ma essenziale, che scandisce la giornata di molti Italiani. Dobbiamo essere noi operatori i primi ambasciatori del Vending e, con il nostro operato, contribuire a riscattare l’immagine del settore, giorno dopo giorno.
Sono sicuro che se i nostri Clienti conoscessero la Distribuzione Automatica per quello che è davvero, la forbice di prezzo tra Vending e bar si ridurrebbe fino forse, un giorno, a scomparire. Impegniamoci tutti affinché quel giorno arrivi presto. Magari proprio a partire da Venditalia 2022.
Michele Amoruso
Amministratore Delegato Orasesta Spa