Dopo le varie analisi sulle “Top 100” del Vending italiano pubblicate nei mesi precedenti, presentiamo ora l’approfondimento sul Valore Aggiunto, utilizzando la stessa metodologia del 2021: a confronto saranno posti i risultati dei bilanci del 2020 con quelli del 2019 e degli anni precedenti delle 25 imprese di gestione col fatturato maggiore nel nostro Paese.
Il Valore Aggiunto è l’indicatore che misura la ricchezza prodotta da un’azienda attraverso l’incremento di valore che i beni e i servizi acquistati ottengono con l’attività di trasformazione e/o distribuzione. In pratica è la differenza tra il valore dei beni e dei servizi prodotti e il valore dei beni intermedi acquistati. In questi termini, il Valore Aggiunto di un’azienda è parte del Prodotto Interno Lordo (PIL) generato in un territorio. Il PIL è infatti pari alla somma del Valore Aggiunto delle diverse unità produttive.
Il Valore Aggiunto ha un’importanza sia economica, sia di responsabilità sociale d’impresa. Da un lato esprime il reddito prodotto da un’impresa ed è quindi in grado di segnalare la sua sostenibilità economica, dall’altro lato consente di analizzare in che misura la ricchezza prodotta venga distribuita tra i diversi stakeholder dell’azienda e quindi è anche un indicatore di sostenibilità sociale. Un’equa distribuzione del valore aggiunto significa che l’impresa, o il settore, sono particolarmente sostenibili dal punto di vista sociale.
Attraverso il Valore Aggiunto generato ogni azienda contribuisce al benessere economico e all’equilibrio sociale del proprio territorio, oltre che della collettività in generale e del Paese in cui opera. È possibile determinare il grado di partecipazione alla ricchezza prodotta da un’azienda di tutti i portatori di interesse analizzando in che misura essa viene distribuita. La nostra analisi, in linea con l’edizione dell’anno precedente, ha individuato i seguenti stakeholder: il personale dipendente, che partecipa alla ricchezza prodotta dall’azienda mediante gli stipendi percepiti; la Pubblica Amministrazione attraverso le imposte; il sistema creditizio e dei finanziatori con gli oneri finanziari; i soci dell’azienda con la distribuzione degli utili generati; l’azienda medesima per la quota di utili accantonati a riserva e quindi reinvestiti nell’attività d’impresa; gli altri Stakeholder della Comunità di riferimento (ad esempio i Comuni in cui sono localizzate le sedi operative, gli enti e le associazioni del territorio, ecc.) che beneficiano del pagamento di imposte locali o di liberalità varie. In questa prospettiva il Valore Aggiunto prodotto e le modalità della sua distribuzione rappresentano uno strumento efficace anche nella strategia di comunicazione interna ed esterna dell’impresa.
Per la realizzazione della presente analisi sono stati esaminati i bilanci del 2020 delle prime 25 gestioni per ricavi – come riportato dalla classifica delle “Top 100” del Vending italiano pubblicata da VM sul numero 380 di dicembre 2021 – ad esclusione di Espresso Time S.r.l., presente in ventesima posizione. L’azienda veneta, infatti, è stata acquisita da Gruppo Illiria a inizio 2021. Escludendo Espresso Time è rientrata la ventiseiesima in classifica, ovvero Cofifast S.r.l..
È stato considerato, per esigenze di semplificazione e comparabilità con gli anni passati, il fatturato complessivo (questo implica, per determinate realtà, aver ricompreso i valori sia delle attività di Vending, sia di altre forme di business come quello della rivendita).
A partire dal bilancio di esercizio 2020 di ciascuna azienda è stato calcolato il “Valore Aggiunto Globale Netto” secondo il seguente schema:
Valore Aggiunto caratteristico lordo: Ricavi totali meno i Costi intermedi della Produzione (questa grandezza è pari ai “Costi della produzione” al netto dei costi del personale, degli ammortamenti e delle svalutazioni. Con questa formula dai ricavi totali vengono sottratti i soli costi “esterni” relativi ad acquisti e servizi vari).
Valore Aggiunto Lordo: al precedente risultato intermedio vengono aggiunti i proventi da partecipazione (ad esempio i dividendi provenienti da società controllate).
Valore Globale netto: al Valore Aggiunto Lordo si sottraggono gli ammortamenti e le svalutazioni.
Anche nella presente indagine, come già accaduto in passato, vengono considerati soltanto i costi relativi al personale dipendente e non il costo di altre forme di lavoro, quali ad esempio gli interinali, non agevolmente desumibili dai dati di bilancio disponibili.
Il Valore Aggiunto Globale Netto generato dalle prime 25 imprese di gestione del Vending raggiunge nel 2020 la cifra di 221.666.549€ contro 392.806.880€ del 2019, con una riduzione di 171.140.331€, pari a -43,6%. Nel 2018 avevamo 373.898.422€, 344.635.724€ nel 2017, 277.949.635€ del 2016.
Le prime 19 aziende del 2015 avevano totalizzato 233.892.133€; 237.222.306€ le prime 9 aziende del 2014 quando l’analisi riguardava, però, un numero inferiore di operatori del settore. Quindi valori sempre superiori rispetto a quello del 2020, che è stato un anno del tutto particolare a causa del Covid-19.
Il valore medio registrato per singola azienda è di 8.866.662€, rispetto a 15.712.275€ del 2019, 14.955.937€ del 2018, 13.785.429€ del 2017 e 11.117.985€ del 2016.
I valori sono drasticamente diminuiti per effetto dei lockdown connessi alla pandemia e per l’incremento delle attività lavorative in smart working.
Guardando ad alcune determinanti macro del Valore Aggiunto Globale ed effettuando un confronto tra 2019 e gli anni precedenti, nei bilanci delle prime 25 aziende si nota che:
I ricavi totali nel 2020 raggiungono la cifra di 960.044.491€, 306.843.087€ in meno rispetto a 1.266.887.578€ del 2019, pari a -24,2%. Nel 2018 avevamo ricavi per 1.194.250.389€ e 1.135.703.044€ nel 2017.
I costi intermedi della produzione si attestano a 592.978.828€, con una incidenza del 61,8%, contro il 60,8% del 2019, il 61,1% del 2018, il 61,5% del 2017 e il 66% del 2016.
Le uniche aziende che registrano un incremento del Valore Aggiunto Globale Netto in valore assoluto rispetto all’anno precedente sono state IVS Sicilia e Dorhouse, rispettivamente del 7,8% e del 5,7%. 23 aziende su 25 hanno una riduzione del Valore Aggiunto Prodotto.
Passando all’analisi della distribuzione del Valore Aggiunto, nella tabella di riparto pubblicata a pag. 11 si esaminano le remunerazioni percepite dai diversi stakeholder delle 25 gestioni del Vending italiano prese in considerazione.
Il Valore Aggiunto è formato dai seguenti elementi:
Remunerazione del personale. Con il termine “personale” si intendono i soggetti che intrattengono con l’azienda rapporti di lavoro per i quali l’interesse economico personale è legato in termini prevalenti e duraturi a quello dell’azienda stessa. Generalmente comprende sia il personale dipendente, sia il personale non dipendente. Nel nostro caso, come detto, per esigenze di semplificazione e tenendo conto dei dati disponibili è stato considerato solo il costo relativo al personale dipendente, in linea con il criterio seguito negli anni passati.
Remunerazione della Pubblica Amministrazione. L’aggregato rappresenta il beneficio economico della Pubblica Amministrazione per effetto dell’attività aziendale. È formato dalle imposte sul reddito d’esercizio.
Remunerazione del capitale di credito. I soggetti interessati sono coloro che forniscono capitale a interesse esplicito, di breve o di lungo termine, come ad esempio gli istituti di credito. È formato dagli oneri finanziari sui finanziamenti a breve termine e dagli oneri finanziari sui finanziamenti a lungo termine, al netto dei proventi finanziari.
Remunerazione del capitale di rischio. Rappresenta l’ammontare degli utili o dei dividendi distribuiti ai soci.
Remunerazione dell’azienda. Comprende gli utili generati e accantonati a riserva.
Trasferimenti alla Comunità. Vengono ricomprese non solo le liberalità esterne (elargizioni, donazioni, ecc. a enti e associazioni), ma anche imposte e tasse varie corrisposte a enti territoriali, come per esempio le tasse sui rifiuti, l’IMU, ecc. Anche questo dato contribuisce a esprimere l’apporto sociale fornito dall’azienda alla propria comunità di riferimento.
Analizziamo la distribuzione del Valore Aggiunto tra i diversi stakeholder:
La quota destinata alla remunerazione del personale rimane di gran lunga preponderante e questo risulta particolarmente significativo dal punto di vista della responsabilità sociale, raggiungendo 250.117.895€ (contro 302.660.625€ del 2019, 281.673.754€ del 2018, 268.252.686€ del 2017 e 257.867.075€ del 2016). L’incidenza percentuale è addirittura del 112,8%, superiore al 100%, a causa delle perdite e della remunerazione negativa della Pubblica Amministrazione per effetto delle imposte anticipate. Nel 2019 era il 77,1% e il 75,3% nel 2018 (avevamo il 77,8% nel 2017 e quasi il 93% del totale nel 2016, mentre nel 2015 il valore si attestava intorno al 90% e nel 2014 era pari all’incirca all’80%).
La remunerazione della Pubblica Amministrazione è negativa per l’8%, per effetto della fiscalità differita. Era il 3,7% del totale nel 2019, contro il 4,9% del 2018, il 4% del 2016 e il 4,4% del 2015.
La remunerazione del capitale di credito, rappresentata dagli oneri finanziari pagati a istituti di credito e ad altri finanziatori, è pari a 56.411.783€, il 25,4% del totale del Valore Aggiunto. Era 36.740.142€ (9,4% del totale) nel 2019, contro 31.177.505€, (8,3% del totale) nel 2018. Negli anni precedenti si era passati dal 17,5% del 2015 al 10,9% del 2016, al 6,7% del 2017.
La remunerazione delle aziende, cioè la quota di utili d’esercizio accantonata a riserva, è negativa per -69.608.369€, -31,4%, per effetto delle perdite di bilancio. Era di 36.347.786€ (9,3% del Valore Aggiunto Globale Netto) nel 2019. Nel 2016 risultava negativa (fortemente influenzata dalla perdita di esercizio di alcune aziende), nel 2017 era di oltre 33 milioni di Euro, con un’incidenza sul totale del Valore Aggiunto Globale Netto pari al 9,6%, e nel 2018 aveva un valore di 38.834.796 €, pari al 10,4% del totale del Valore Aggiunto Globale Netto.
Solo 1 azienda delle 25 distribuisce utili, per cui la remunerazione del capitale di rischio, cioè la distribuzione di dividendi, è pari a 150.000€, lo 0,1%.
Per quanto riguarda i “Trasferimenti alla Comunità”, il dato è di 2.372.979€, l’1,1%. Era stato di 2.618.916€, pari allo 0,7%, nel 2019, e 2.731.625€ nel 2018.
Considerando inoltre che il fatturato cumulato del campione analizzato è pari a 960.044.491€ e che, secondo lo studio di settore di Accenture/Confida, il fatturato globale del comparto gestioni vending è stato, nel 2020, di 1.644.799.138€, i ricavi delle aziende considerate corrispondono a oltre il 58% del totale.
Supponendo che il rapporto tra valore aggiunto e fatturato delle aziende esaminate rimanga invariato nel caso estendessimo l’indagine a tutte le aziende del settore, avremmo un Valore Aggiunto complessivo generato dal settore del Vending pari a 379.770.888€, quindi una cifra sempre molto consistente, nonostante il periodo Covid. E stiamo considerando, in questo caso, solo gli effetti “diretti”.
Se volessimo fare un’analisi degli impatti complessivi del Vending sul sistema economico italiano dovremmo considerare anche gli effetti “indiretti”, cioè quelli risultanti dall’effetto moltiplicatore delle attività della catena di fornitura, e quelli “indotti”, cioè quelli risultanti dall’effetto moltiplicatore dei consumi realizzati dai dipendenti/collaboratori e generati grazie alle attività delle imprese.
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