L’orologio del Vending sta girando vorticosamente: un anno ormai non dura più di tre mesi. Può sembrare un paradosso, ma credo che descriva bene la rapidità con la quale stanno accadendo molti avvenimenti importanti. Assistiamo ad acquisizioni e fusioni di gestioni, rivendite e produttori: aziende che hanno segnato la storia del nostro settore. La pandemia, probabilmente, ne è stato il catalizzatore, facendo sì che i progetti nel cassetto prendessero forma.
Al di là delle ragioni alla base di questi avvenimenti, per la cui trattazione non basterebbe questo editoriale, credo sia importante dare qualche spunto di riflessione sul futuro che ci attende.
Se pensiamo alla filiera Vending come una catena composta da tre tipi di aziende – il produttore di un bene, il rivenditore che ne cura la distribuzione ed infine il gestore che lo trasforma in un servizio – possiamo constatare come questa distinzione diventi sempre più labile: la filiera sta diventando un unicum in mano ad uno stesso gruppo imprenditoriale.
Rispetto al passato, quando erano già presenti collegamenti tra aziende con ruoli diversi nella filiera, la novità è che oggi si tratta di torrefattori di rilevanza nazionale (e persino mondiale), di rivenditori storici e di gruppi di gestione con ampie quote di mercato.
Possiamo dire che ci troviamo di fronte ad una integrazione verticale a valle della filiera. Un fenomeno di per sé piuttosto comune in molti settori, ma la peculiarità è che nel Vending in fondo alla filiera non c’è una semplice azienda commerciale, ma un’azienda di servizi: la gestione. Questo reca con sé non pochi problemi perché produrre è molto diverso dall’erogare un servizio.
Entrambe le attività prevedono know-how profondamente diversi e priorità diametralmente opposte: l’attività produttiva persegue i volumi per ammortizzare gli impianti e coprire i costi fissi, quella di servizio ha come priorità la fidelizzazione del cliente, che partecipa attivamente all’erogazione del servizio. C’è di più. In un’azienda di servizi l’elemento umano è molto più rilevante, anche numericamente, rispetto ad un’azienda produttiva.
Riflettiamo su un altro aspetto. La gestione poggia essenzialmente sul valore del capitale umano, sulla qualità e personalizzazione del servizio; elementi che diventano sempre più difficili da controllare se la dimensione dell’azienda cresce repentinamente.
Da qui nascono alcuni interrogativi.
Un unico gruppo imprenditoriale che comprende attività così eterogenee, come potrà conciliare priorità tanto diverse? Come acquisirà il know-how necessario a gestire l’intera filiera? L’attività di gestione diverrà un “semplice” strumento al servizio dell’attività produttiva? Occorrerà standardizzare il servizio – e compromettere la qualità – per gestire volumi sempre maggiori? Prevarranno forze centripete o centrifughe, ovvero: avrà la meglio il senso di “appartenenza” o la voglia d’indipendenza all’interno del Gruppo?
È presto per dare risposte, tuttavia una cosa è certa: il Vending non smetterà mai di sorprenderci.
Michele Amoruso
Amministratore Delegato Orasesta Spa