Cerca
Close this search box.

Materie prime: la crisi energetica vista da un gigante di settore

Secondo Marco Alvera di Snam S.p.a., un brusco aumento dei prezzi del gas naturale in Europa a causa del freddo potrebbe indurre le fabbriche a ridurre i consumi, con un forte impatto sulla produzione. Impennate anche per petrolio e caffè

 

“Se questo sarà un inverno freddo, siamo davvero in guai seri”: questa frase non lascia spazio a fraintendimenti di sorta e a pronunciarla è Marco Alvera, amministratore delegato di Snam S.p.A., il più grande operatore europeo di siti di stoccaggio di gas naturale, in relazione a un possibile esacerbarsi della crisi energetica in cui versa l’Europa nel caso in cui le temperature invernali dovessero rivelarsi eccessivamente basse. 

Durante l’intervista, diffusa da Bloomberg, Alvera spiega che il verificarsi di un clima gelido nella prima parte del 2022 si tradurrebbe in un aumento del consumo di gas che potrebbe condurre velocemente a un’ulteriore erosione delle scorte. In Europa, esse sono a livelli eccezionalmente bassi per questo periodo dell’anno. In una condizione simile, i prezzi del prodotto, già elevati, schizzerebbero alle stelle, compromettendo ulteriormente la situazione.

In questo momento, il gas viene consumato a un ritmo particolarmente rapido e, vista la scarsità di nuova offerta disponibile in tempi brevi, un brusco aumento dei prezzi potrebbe indurre le fabbriche a ridurre i consumi, con un forte impatto sulla produzione.

L’analisi di Alvera si inserisce in un momento di mercato estremamente delicato, in quanto alcuni politici europei paventano la possibilità di blackout energetici (tale eventualità è stata menzionata anche dal governo italiano in relazione a una disponibilità di gas insufficiente a generare l’energia elettrica necessaria). A questo proposito, Alvera spiega che non si verificheranno blackout prolungati, ma i governi potrebbero chiedere agli utenti industriali di azzerare o ridurre la domanda.

In tutta Europa, i siti di stoccaggio sono pieni per circa il 68%, in calo rispetto al 77% di un mese fa e ben al di sotto della media decennale dell’85% per questo periodo dell’anno, secondo i dati di Gas Infrastructure Europe.

Alvera ha affermato che l’Europa dovrebbe creare una riserva strategica di gas simile a quella di petrolio degli Stati Uniti (SPR); in questo modo, quando i prezzi diventano troppo alti, le forniture possono essere rilasciate sul mercato.

 

PETROLIO: IL RALLY DEI PREZZI

Nelle giornate dell’1 e 2 dicembre 2021 si è tenuto il meeting della OPEC+, ovvero la coalizione formata dai produttori di petrolio del Cartello e da alcuni alleati esterni come la Russia.  

Il meeting si è svolto in un ambiente teso, con alcuni grandi consumatori, Stati Uniti in testa, che chiedevano un aumento della fornitura di greggio in grado di raffreddare il mercato e abbattere i prezzi della benzina attualmente elevati.  La OPEC+ ha sin da subito respinto tali richieste e, al contrario, ha minacciato di rispondere al rilascio coordinato delle riserve strategiche di petrolio di USA, India, Corea del Sud e Giappone con la rinuncia al perseguimento della strategia in atto che prevede l’aggiunta, su base mensile, di 400.000 barili giornalieri di petrolio alla fornitura disponibile a mercato.

Nonostante il recente calo dei prezzi del barile, la OPEC+ non ha potuto procedere, però, nel suo intento di rallentare la produzione di petrolio, in quanto questo avrebbe avuto pesanti implicazioni politiche, una su tutte il deteriorarsi dei rapporti diplomatici tra Arabia Saudita e Stati Uniti.

La decisione del gruppo misto di produttori è stata ben accolta da Washington, con la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, che ha dichiarato: “Apprezziamo lo stretto coordinamento delle ultime settimane con i nostri partner Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e altri produttori OPEC+ per aiutare ad affrontare le pressioni sui prezzi; crediamo ciò sia in grado di facilitare la ripresa economica globale”.

La reazione dei mercati è stata ondivaga: dapprima i futures sono crollati sino a cedere quasi il 5% nella giornata del 2 dicembre 2021, ma, al termine della sessione, hanno recuperato le perdite con il petrolio Brent che ha terminato gli scambi a ridosso della parità a quota 69,7 dollari per barile e con il petrolio WTI (piazza di New York) che ha posto fine alle contrattazioni con un aumento del 2,8% a quota 67,4 dollari per barile.

L’inversione di rotta è imputabile a un’altra mossa della OPEC+ che, nell’accordo, ha inserito una nuova clausola che prevede la possibilità di rivedere la strategia produttiva in qualsiasi momento e con scarso preavviso a seconda delle esigenze di mercato.

 

CAFFÈ: L’ETIOPIA SPIAZZA I MERCATI

Il forte rialzo dei prezzi del caffè ha spinto alcuni fornitori dell’Etiopia a non accettare accordi conclusi quando i prezzi erano più bassi aggravando, potenzialmente, i problemi di approvvigionamento di commercianti e torrefattori.

I futures sulla piazza di New York sono aumentati di circa l’80%, dopo che la siccità e le gelate hanno danneggiato i raccolti brasiliani e le interruzioni delle spedizioni hanno colpito le forniture di altri produttori chiave come Vietnam e Colombia.

L’Etiopia, il primo produttore africano e il secondo esportatore, dovrebbe spedire una quantità record di caffè, in questa stagione, ma alcuni esportatori locali non sono stati in grado di rispettare i contratti concordati con gli acquirenti internazionali quando i prezzi erano molto più bassi a causa di due fattori: la richiesta di un prezzo maggiore da parte dei coltivatori e il rapidissimo aumento dei prezzi del caffè che ha colto di sorpresa gli operatori locali.

Adugna Debela, direttore generale dell’autorità etiope per il Caffè e il Tè, ha affermato che il governo interverrà per far rispettare i contratti nel caso in cui le parti in causa non dovessero raggiungere un accordo.

I futures sul caffè scambiano ai livelli più elevati degli ultimi 10 anni, aumentando le pressioni inflazionistiche per i consumatori già colpiti da costi alimentari ed energetici elevati.  Inadempienti risultano anche alcuni produttori sudamericani: un altro elemento che accresce lo stress finanziario per le aziende di settore a corto di fornitura.

“La situazione dell’Etiopia è qualcosa che stiamo osservando già da tempo: non è così grave come quella di Brasile e Colombia, ma non ci vorrà molto prima che si arrivi a quei livelli” (Geordie Wilkes, responsabile ricerca presso Sucden Financial).

 

CACAO: APPRENSIONE PER LA COSTA D’AVORIO

Come ogni anno, in questo periodo iniziano a fioccare a mercato le previsioni sul raccolto di cacao della Costa d’Avorio e, se fino a pochi giorni fa si parlava di piogge in grado di sostenere il raccolto, ora la situazione risulta diametralmente opposta, con la produzione di cacao della Costa d’Avorio in calo del 10% rispetto allo stesso periodo nella passata stagione: questo è quanto mostrano i dati relativi al fluire del prodotto nei porti e acquirenti e coltivatori temono che questa tendenza possa protrarsi sino al termine del main crop, il raccolto principale che si estende da ottobre a marzo.

Sostanzialmente, quello che in prima battuta era stato etichettato come nulla più che un inizio di stagione sottotono si sta trasformando in qualcosa di più temibile, con la crescita del prodotto che procede con estrema lentezza: “Pensavamo a un semplice ritardo nello sviluppo del raccolto ma, ora, non vediamo nessun cambiamento di rilievo” (dichiarazione rilasciata da un coltivatore locale ai giornalisti di Reuters).

Novembre e dicembre segnano, in genere, la stagione di punta del raccolto in Costa d’Avorio, ma la debole performance di novembre ha lasciato pessimisti acquirenti e intermediari dei principali porti del Paese per il resto della stagione e alcuni di essi attendono già con trepidazione lo sviluppo del mid crop (il secondo raccolto) che inizierà ad aprile 2022. “Non credo che il solo mese di dicembre compenserà tutto ciò che abbiamo perso – afferma uno degli intermediari interpellati – . Il prodotto finito è scarso, mentre ci sono numerosi baccelli gialli e verdi nei campi”.

 


Per visualizzare tutti i grafici dell’articolo cliccare qui a pag. 38

  

 

 

ARTICOLI DELLO STESSO NUMERO
Questo contenuto è riservato agli abbonati.