Cerca
Close this search box.

Vaccino e Green Pass: la parola alle Imprese di Gestione

Il sondaggio di VM tra gli operatori del Vending: la maggior parte delle aziende ha tra il 5 e il 10% di forza lavoro “no-free vax”. Oltre l’80% degli imprenditori favorevole all’obbligo del vaccino e del Green Pass. Le incognite sui controlli giornalieri e sui dipendenti da sospendere e sostituire

 

 

Vending Magazine ha lanciato un sondaggio tra una ventina di gestioni vending di differenti dimensioni, quasi tutte comprese all’interno della nostra classifica delle “Top 100” del Vending italiano, per raccogliere pareri, umori e alcuni numeri sulla questione Green Pass/Vaccino. I questionari sono stati inviati e raccolti a fine settembre, quando già si conosceva la data di entrata in vigore del Decreto Legge.

Abbiamo inoltrato alle aziende quattro domande, che riassumiamo qui di seguito utilizzando una serie di grafici.

 

Qual è la sua posizione su vaccino obbligatorio e/o green pass obbligatorio?

Oltre l’80% degli intervistati dichiara di essere favorevole alla combinazione vaccino/Green Pass obbligatori. Questa regolamentazione è ritenuta fondamentale per evitare di ricadere nel baratro dei lockdown, che hanno già messo a dura prova molti comparti economici lasciando “sul campo” molti posti di lavoro che faticheranno a essere reintegrati nel breve periodo.

Anche chi è più scettico ammette che oggi non esistono altre misure per uscire dall’emergenza sanitaria; non sappiamo se il vaccino sarà la scelta giusta e definitiva ma ci dobbiamo provare e crederci.

I pochi che hanno manifestato la propria netta contrarietà all’obbligo contestano il fatto che la legge sposti sulle imprese l’onere del controllo dei Green Pass, gravandole di una nuova responsabilità che si aggiunge alle tante altre a cui devono già adempiere tutti i giorni. Il classico “scarica barile”. Spiega un gestore del Centro Italia: “Tutto è praticabile e noi saremo ligi ai controlli imposti dalla legge, ma tutto ha un prezzo da pagare e le imprese hanno già pagato tanto e non solo per questa pandemia. Il Covid ha portato cali di fatturato, cali di motivazione nella forza lavoro, enormi difficoltà operative per svolgere le proprie mansioni e ulteriori costi per adeguarsi alle nuove normative. Il tempo di ammortizzare gli effetti della pandemia è finito e dobbiamo cominciare a rilanciare le nostre imprese verso i traguardi che stavamo perseguendo nel 2019; questo significa rimettere l’azienda al primo posto, senza appesantirla di ulteriori costi diretti e di controlli su elementi che esulano totalmente dal nostro core business”.

 

In quale percentuale sono presenti all’interno della sua azienda lavoratori “no-free vax” e/o “no Green Pass”?

Tutte le aziende intervistate, tranne una, presentano almeno 1 dipendente/collaboratore contrario a vaccinazione e/o Green Pass. Una cifra che, a quanto pare, risulta in alcuni casi in diminuzione, grazie soprattutto al dialogo persuasivo portato avanti dall’imprenditore con la sua componente di forza lavoro più restia. “In azienda – spiega Michele Amoruso, amministratore delegato di Orasesta S.p.a.abbiamo trovato una piccola percentuale di persone che a fine agosto non si era ancora vaccinata. Attraverso il dialogo, spiegando loro le difficoltà che avremmo incontrato per avere accesso presso una parte della nostra clientela, la percentuale si è dimezzata. Abbiamo spesso trovato dipendenti che non si erano vaccinati non per posizioni ideologiche, bensì per diffidenza, pigrizia o paura. La decisione del Governo di rendere obbligatorio il Green Pass anche per i lavoratori del comparto privato ha spinto la quasi totalità delle nostre risorse umane a vaccinarsi”.

 

Ritiene praticabile un controllo giornaliero dei certificati verdi e dei tamponi?

Dura lex sed lex, dicevano gli antichi, e quindi la maggioranza delle aziende intervistate da VM, pur ammettendo possibili difficoltà logistico/operative per il controllo dei lasciapassare sanitari, si sta adeguando.

L’opzione più gettonata è quella di un archivio digitale in cui inserire tutte le date di scadenza dei Green Pass dei dipendenti in modo che possano monitorati dall’incaricato aziendale designato. Alcuni prevedono solo dei controlli a campione. Altre aziende ci hanno dichiarato che effettueranno una verifica giornaliera del QR-Code dei Green Pass tramite app del telefono/tablet, anche in forma autonoma come accade per la misurazione della febbre. Per quanto riguarda i tamponi, tra coloro che ci hanno risposto in maniera specifica sulla questione (una dozzina di gestioni), il 58% ha dichiarato di volerli mettere a disposizione gratis per i dipendenti “ritenendolo l’unico compromesso accettabile; oggi le aziende devono essere particolarmente flessibili nei confronti dei dipendenti, vista la grande difficoltà nel reperire risorse umane disponibili a lavorare”. Contrario il 42%.

 

Nel caso dovesse procedere a segnare come assente ingiustificato il lavoratore che non vuole dotarsi di Green Pass/Tampone, quali conseguenze potrebbero esservi per l’operatività aziendale?

 

È l’argomento più delicato, perché dover “mettere in panchina” dei lavoratori non è mai semplice e implica, comunque, una revisione importante dell’organizzazione aziendale.

In alcune realtà intervistate, dove è maggiore il numero di non vaccinati/no green pass, si sta già procedendo con qualche persona in più in prova.

“Il disagio – spiega un gestore lombardo – non è da poco in quanto il personale in sostituzione deve essere preparato in breve tempo e difficilmente riuscirà ad avere una prontezza e una conoscenza adeguate. Il risultato? Perdita di professionalità e nuovi investimenti in risorse umane con dispendio di tempi e di soldi, in un periodo poco opportuno”.

Aggiunge un operatore della Toscana: “Il Vending gira completamente intorno al servizio erogato al cliente e quindi intorno al capitale umano. Sospendere o licenziare una persona non perché inadatta al ruolo ma perché legalmente non disponibile, vuol dire mettere in difficoltà il comparto più importante e delicato che abbiamo, togliendo una risorsa valida dai nostri clienti. Dovremo, quindi, cercare un altro ARD, a meno di non considerarlo come in ferie e ridistribuire il suo carico di lavoro sugli altri colleghi. Un’operazione tutt’altro che semplice, come molti hanno avuto modo di sperimentare in questo periodo storico contrassegnato da Reddito di cittadinanza, NASPI e altri ammortizzatori sociali. Nel caso ci riuscissimo, il nuovo assunto necessiterebbe di molto tempo per essere formato e diventare operativo. Nel mentre, magari, la persona assente ingiustificata si doterà di Green Pass e dovrà essere reinserita in un contesto dove sarà presente un collaboratore in più rispetto all’organico necessario (il sostituto)”.

ARTICOLI DELLO STESSO NUMERO
Questo contenuto è riservato agli abbonati.