Dopo l’approvazione al Senato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 97 del 23 aprile è stata pubblicata la Legge 22 aprile 2021, n. 53, il cosiddetto Ddl Delegazione UE 2019-2020.
Vengono recepite nel nostro ordinamento 39 direttive europee tra le quali quella sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente che restringe l’utilizzo di alcuni articoli monouso in plastica (Direttiva SUP).
La Direttiva introduce, dal 3 luglio 2021, il divieto alla vendita di bastoncini cotonati per le orecchie, di piatti e posate usa-e-getta, di cannucce, di mescolatori per bevande e di aste per palloncini (esclusi quelli per uso industriale o professionale), oltre agli articoli monouso in plastica oxodegradabile, ai contenitori con o senza coperchio (tazze, vaschette) in polistirene espanso (EPS) per consumo immediato o asporto di alimenti e contenitori per bevande e tazze in EPS.
La legge di recepimento italiana introduce, però, due novità. La prima è l’inclusione esplicita dei bicchieri di plastica tra i prodotti monouso soggetti a una riduzione d’impiego, elencati nell’allegato A (art.4 della Direttiva), equiparati alle tazze per bevande.
La seconda novità è l’apertura agli articoli monouso in plastica compostabile “certificata conforme allo standard europeo della norma UNI EN 13432 e con percentuali crescenti di materia prima rinnovabile” laddove “non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso destinati ad entrare in contatto con alimenti elencati nella parte B dell’allegato”. Una modifica alla SUP che va in contrasto con le linee guida della Commissione Europea, che considerano plastica che rientra nell’ambito di applicazione della Direttiva anche quella a base biologica e biodegradabile, indipendentemente dal fatto che sia derivata da biomasse o destinata a biodegradarsi nel tempo. Non si sa bene come andrà a finire questo braccio di ferro. Potrebbe essere anche che l’Italia vada in infrazione e sia sanzionata.
Dall’attività di lobbying di Confida è scaturita, presso il Parlamentare Europeo, l’interrogazione del deputato italiano Carlo Fidanza riguardo alla Direttiva UE 2019/904.
Evidenziando i ritardi con cui l’UE sta mettendo appunto i regolamenti attuativi della Direttiva, l’On Fidanza chiede alla Commissione Europea:
“[…]1. Ritiene la Commissione opportuno proporre un rinvio del termine per il recepimento a causa del ritardo nell’emanazione degli orientamenti e degli atti di esecuzione per consentire alle imprese una corretta e graduale transizione?
Tredici eurodeputati italiani di diverso schieramento politico hanno inviato una lettera alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e ai responsabili del “Green Deal” europeo, del mercato interno e dell’ambiente, nella quale si chiede di posporre l’applicazione della Direttiva SUP sugli articoli monouso.
I 13 firmatari dell’appello adducono non solo ragioni di carattere economico, ma anche sanitarie: consentire ai cittadini di poter disporre di “prodotti molto importanti in termini di igiene e sicurezza alimentare, soprattutto negli ospedali e nelle mense scolastiche. Per le aziende del settore ciò consentirebbe di completare gradualmente il processo di transizione ecologica, mantenendo così la produzione in Italia e in Europa”.
Nella lettera si ricorda anche il peso economico del settore della trasformazione di materie plastiche: 55mila aziende che danno lavoro a 1,6 milioni di persone, mentre il solo comparto del monouso conterebbe 5mila imprese con oltre 100mila addetti.
Il Presidente di Confida, Massimo Trapletti, insieme al Direttore, Michele Adt, hanno incontrato, inoltre, il senatore Luca Briziarielli della Lega che ha promosso una mozione in Senato firmata dai Senatori delle Commissioni Territorio, Ambiente e Beni Ambientali e della Commissione Politiche dell’Unione Europea che chiede al Governo di “[…] intervenire a livello nazionale ed europeo con una moratoria sull’entrata in vigore delle limitazioni sull’utilizzo dei prodotti in plastica monouso di cui alla Direttiva SUP, tenuto conto della pandemia ancora in corso e soprattutto dell’impossibilità di garantire nell’immediato futuro la disponibilità di alcuni prodotti alternativi a quelli in plastica monouso, senza i quali verrebbero paralizzate le attività di numerose aziende italiane”.
Il Senatore ha promosso al contempo anche un’interrogazione ai Ministri della Transizione Ecologica e per gli Affari Europei in cui “chiede di sapere se e come il Ministro in indirizzo ritenga opportuno intervenire anche a livello europeo per conferire maggiori margini temporali all’entrata in vigore del divieto dell’uso dei prodotti plastica monouso”.
Il recepimento della direttiva SUP (904/2019) sulla riduzione di prodotti in plastica monouso rischia di compromettere in maniera irreversibile l’esistenza di un intero settore produttivo, quello delle palette in plastica del caffè per i distributori automatici composto da piccole e medie imprese italiane.
Il divieto di produzione di simili prodotti potrebbe significare un taglio fino al 90% dei posti di lavoro.
“In base alla Direttiva europea – commenta Massimo Trapletti – laddove non esistano alternative, come in questo caso, i singoli Paesi dovrebbero perseguire solo gli obiettivi di riduzione del consumo e non di divieto di immissione sul mercato. Quanto previsto dalla legge di recepimento italiana, quindi, prevede delle restrizioni sproporzionate e discriminatorie nei confronti dei produttori di palette che subirebbero un danno economico ingente”.
La Direttiva SUP prevede che la plastica monouso attuale sia sostituita da un “polimero naturale non modificato chimicamente”. Tuttavia, la bioplastica compostabile non regge le alte temperature, tra gli 80° e i 90°, delle bevande calde come tè, caffè e cioccolate. “Il legno invece (a fine 2019 erano solo l’1% le palette in commercio, contro il 97% costituito da quelle in plastica), oltre a non avere certificazioni di riciclabilità e a essere meno resistente della plastica all’umidità e al calore interni alla macchina, è un prodotto di importazione e quindi gli attuali produttori italiani, a oggi leader europei nella produzione di palette in plastica, rischiano di trasformarsi in semplici rivenditori di prodotti esteri”, aggiunge Trapletti.
Il comparto delle palette in plastica è composto da aziende i cui macchinari all’avanguardia che vengono utilizzati nel processo di produzione non possono essere riconvertiti nella produzione di accessori diversi dalla plastica e la loro conseguente dismissione causerà alle aziende una perdita di valore pari a milioni di Euro.
“Le palette in plastica, – conclude il Presidente Trapletti – sono prodotti riciclabili composti dallo stesso materiale dei bicchierini utilizzati nei distributori automatici. Per questo motivo, sono state incluse nel progetto RiVending voluto e promosso da Confida, Corepla, e Unionplast”.
Sette aziende, tra cui le italiane Flo, Dopla, Ilip e Aristea, hanno presentato un ricorso al Tribunale Europeo volto all’annullamento del Regolamento IR 2020/2151 attuativo della Direttiva SUP che impone specifiche marchiature per i bicchieri realizzati interamente o parzialmente in plastica.
Per le 7 aziende le previsioni di marcatura sono sproporzionate e fuorvianti rispetto agli obiettivi di prevenire e ridurre l’impatto di determinati prodotti in plastica dovuti alla loro dispersione nell’ambiente da parte dei consumatori.
Per indirizzare questi ultimi al corretto comportamento da tenere in relazione al conferimento a fine vita dei prodotti, sono già applicati simboli riconosciuti a livello internazionale, mentre le nuove marcature e diciture (“Fatto in plastica” e “Plastica nel prodotto”) non darebbero le stesse chiare informazioni al consumatore e potrebbero anzi essere controproducenti. Le marcature, infatti, potrebbero facilmente indurre in errore il consumatore nella scelta del modo corretto di smaltire i bicchieri dopo l’uso, soprattutto per quanto riguarda i bicchieri per bevande in bioplastica o carta patinata.
Il requisito della marcatura paradossalmente non riuscirebbe a realizzare gli obiettivi fissati dalla Direttiva SUP e dal Green Deal europeo e dalla Circular Economy Policy. Inoltre, la nuova marcatura richiesta è sproporzionata per i bicchieri per bevande realizzati interamente in plastica, poiché i consumatori sono già consapevoli di bere da un bicchiere di plastica.
Sempre in riferimento alle diciture, il Regolamento prevede che queste siano riportate nella lingua del mercato in cui il bicchiere viene commercializzato, ma dal momento che tale previsione non tiene conto della libera circolazione delle merci e della struttura delle catene di approvvigionamento, il consumatore finale probabilmente non sarebbe raggiunto da un messaggio nella sua lingua madre, rendendo così non perseguibile l’obiettivo di informare il consumatore.
L’obiettivo del ricorso è stabilire l’illegittimità dei requisiti di marcatura previsti dalla IR 2020/2151 per i bicchieri per bevande e l’annullamento degli stessi.
L’azione di annullamento non ha effetto sospensivo, quindi gli obblighi di marcatura devono ancora essere applicati a partire dal 3 luglio 2021 fino alla sentenza definitiva. Una sentenza del Tribunale dell’UE è attesa tra circa 2 anni.
Il DL Sostegni-bis (noto anche come DL Imprese) ha stabilito il “differimento dei termini Plastic Tax (art. 14)”, posticipando l’entrata in vigore della tassa dal 1° luglio 2021 al 1° gennaio 2022”.