Dottoressa Simonazzi, quali sono le problematiche e le incongruenze della Direttiva Sup a cui devono far fronte le aziende produttrici di posate e stoviglie in plastica?
La SUP nasce da un ideale sicuramente “nobile”, la salvaguardia dell’ambiente dai rifiuti in plastica, ma è stata elaborata in modo frettoloso e superficiale, senza la conoscenza dei reali quantitativi di plastica che inquinano i mari e i fiumi europei, delle alternative alla plastica e della loro reale sostenibilità.
Così, per esempio, ci troveremo tra un mese a non avere più a disposizione per scuole, ospedali, carceri e, in generale, mense pubbliche, le posate in plastica o bioplastica che sono prodotte per lo più in Italia con tutte le necessarie garanzie di igienicità e sicurezza alimentare. Inoltre scompariranno le palette per i distributori automatici. L’unica alternativa sono le posate e le palette in legno provenienti dalla Cina, non riciclabili e con una dubbia garanzia igienica. Il legno, infatti, è un prodotto vivo che tende a essere attaccato da microrganismi tipo batteri. Noi, come Flo, abbiamo smesso di vendere palette in legno perché ne abbiamo trovate di ammuffite.
Il legislatore italiano, però, ha aperto alla bioplastica. Soddisfatta?
Il testo di recepimento della legge delega italiana prevede che, ove non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili ai prodotti in plastica monouso, è consentito l’impiego di prodotti in plastica compostabile. Il testo, però, dovrà essere approvato dalla Commissione Europea e non è detto che sia accettato visto che di fatto è in contrasto con la SUP. Si può essere possibilisti, ma non c’è nessuna conferma che si potrà fare.
I bicchieri in bioplastica o in carta accoppiata a bioplastica (soluzioni compostabili) dovranno comunque riportare rispettivamente la dicitura “fatto in plastica” e “contiene plastica”.
Come avete riadattato la produzione e la gamma prodotti?
Siamo diventati un gruppo produttore di stoviglie plurimateriale. Se in precedenza la nostra unica materia prima era la plastica tradizionale, ora abbiamo impianti per realizzare bicchieri in carta e biopolimeri compostabili.
L’attacco normativo alla plastica ha sicuramente risvegliato la ricerca di soluzioni nuove e la “creatività” del settore e questo è un aspetto positivo. Il problema è che non ci stanno dando i tempi per far le cose per bene, per valutare e produrre alternative realistiche e sostenibili. Questo vuol dire, soprattutto per le stoviglie per la tavola, affidarsi a importazioni massicce dalla Cina.
La ricerca e sviluppo di nuovi packaging richiede tempi per lo studio, per i test e per l’industrializzazione dei materiali, che, nella migliore delle ipotesi, non sono inferiori a 2/3 anni. Noi, invece, abbiamo pochi mesi e l’alternativa immediata (la meno sostenibile anche a livello ambientale) è fare arrivare dall’estero materiali che non danno nessuna certezza di essere più ecologici, anzi.
Avete fatto investimenti in macchinari e ricerca&sviluppo?
Negli ultimi tre anni tutti gli investimenti messi a budget hanno riguardato macchine per produrre bicchieri e contenitori in carta, oltre che, ove possibile, l’adattamento degli altri macchinari alla produzione di stoviglie in bioplastica.
Vi siete dotati di nuove certificazioni di sostenibilità?
Tutti gli stabilimenti del gruppo Flo hanno implementato negli ultimi anni le certificazioni ambientali e la BRC. A livello di prodotti, poi, abbiamo creato un team di LCA specialist in grado di valutare l’impatto ambientale di tutti i nostri manufatti secondo gli standard riconosciuti a livello internazionale.
In che misura ha inciso la crisi sanitaria su Flo e quali le misure intraprese per ripartire?
Il Covid è stato, purtroppo, l’inaspettata “ciliegina sulla torta”, davvero poco gradita, ma per alcuni aspetti ha restituito dignità ai prodotti monouso in plastica, mostrandone l’utilità, a volte l’estrema necessità, in situazioni di emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo e da cui speriamo di uscire presto.
I volumi di vendita si sono ridotti rispetto al 2019, ma questo era inevitabile pensando a tutte le attività dove si usano i nostri prodotti e che hanno chiuso per mesi. Però, in questo periodo ho notato anche un accanimento minore contro la plastica e, anzi, c’è stata la nascita di tanti sostenitori che ne apprezzano l’utilità come bene di servizio, molto più riciclabile rispetto alle sue possibili alternative.
Tra i vari settori a cui vi rivolgete, qual è quello che ha reagito peggio alla crisi e quello, invece, che ha resistito meglio?
Sicuramente il colpo più duro lo abbiamo avuto nella Distribuzione Automatica, dove siamo arrivati a crolli di fatturato fino al 60%.
Il business che invece si è mantenuto, anzi, è leggermente migliorato, è quello relativo al caffé monodose. Questo fenomeno è spiegabile col fatto che, a un minor consumo di caffé alle macchinette, ha corrisposto un aumento del consumo di capsule a casa.
Quanto influirà sul mercato l’entrata in vigore della plastic tax?
Per il momento non ci stiamo pensando perché con il Decreto Sostegni Bis è stata rinviata al 1° gennaio 2022. Siamo immersi in altre problematiche: la SUP con la marcatura, le materie prime con i prezzi alle stelle, la carenza di materiali. La deroga per quest’anno ci ha reso, comunque, più sollevati.
Pensa che il Vending saprà riprendersi dalle vicissitudini del Covid?
Ne sono certa. Può darsi che questo sia un momento di transizione che porterà ad alcuni cambiamenti nelle abitudini dei consumatori e allora ci sarà un’evoluzione del settore. Ma non credo a uno stravolgimento epocale come alcuni affermano; forse ora la percezione è questa perché è in corso un maremoto, poi però le acque si calmeranno.
Flo è sempre stata un’azienda molto presente nelle fiere. Avete in cantiere delle partecipazioni a eventi nel 2021?
Per il 2021 le manifestazioni in presenza sono state azzerate, almeno fino all’estate, a causa del Covid. La nostra linea è quella di rimanere cauti fino a dicembre, investendo soprattutto in eventi online. Torneremo a regime in presenza dal 2022.
La SwissPrimePack AG, azienda con sede in Svizzera e attiva nella Distribuzione Automatica, ha deciso di affidare a FLO S.p.a. i propri clienti del Vending in seguito alla decisione di chiusura del rispettivo ramo d’azienda.
Fondata nel 1956 da Roman Mandelbaum, la SWPP è stata la prima azienda in Europa ad acquisire una linea di termoformatura per la realizzazione di bicchieri in polistirene per la Distribuzione Automatica.
Con l’acquisizione di SWPP da parte di Säntis Packaging AG, avvenuta all’inizio del 2021, l’azienda è giunta alla decisione di dismettere la divisione Vending e di concentrare la propria attività nel settore lattiero-caseario.
SWPP ha deciso così di affidare all’azienda emiliana la gestione del suo portafoglio clienti nel mercato dei bicchieri per la D.A.
Da luglio 2021 FLO sarà in grado di offrire ai clienti acquisiti un catalogo di oltre 50 differenti modelli e colori, comprese soluzioni sostenibili come il bicchiere Hybrid.
“Questa scelta – commenta Erika Simonazzi – ci rende orgogliosi e siamo grati a SWPP. Le nostre attività sono da sempre improntate su quei valori di correttezza, serietà e passione con cui mio padre, Antonio Simonazzi, fondatore della Flo, ha guidato per 40 anni l’azienda. Abbiamo continuato a investire in questo settore con convinzione. FLO prosegue, quindi, nel suo percorso di crescita nel Vending del quale rappresenta, nel 2021, una quota di circa il 60% nel mercato italiano e del 50% nel mercato europeo”.