L’impatto dell’e-commerce sull’economia italiana: ricavi per 55 miliardi

Sono 678mila le imprese che fanno parte di questa rete del valore e oltre 290mila i lavoratori impiegati. Più di un terzo (34%) del totale delle imprese di capitali in Italia è coinvolto in questo settore

 

Secondo la ricerca condotta da The European House-Ambrosetti per Netcomm – che ha indagato per la prima volta l’impatto dell’e-commerce sull’occupazione e sulla crescita del fatturato delle aziende del nostro Paese – il valore dell’e-commerce è al terzo posto tra le 99 attività economiche italiane per incidenza sul fatturato del settore privato nel 2019, con un peso del 19,2% sulla crescita di fatturato del totale delle attività economiche italiane. Nello stesso anno, inoltre, la rete ha inciso profondamente sulla crescita dell’occupazione delle imprese italiane, con un contributo del 6,7% sul totale, collocandosi, anche in questo caso, al terzo posto tra i settori economici per variazione dell’incidenza sull’occupazione.

Il settore legato agli acquisti online in Italia nel 2020 ha generato un incremento di ricavi per 3,5 miliardi di Euro (+6,3% sul 2019). Quasi il 70% degli operatori del segmento, ossia i merchant (gli operatori che offrono prodotti e servizi) e i brand owner (distributori di prodotti di marca che hanno attivato strategie e canali di vendita diretta online) e il 60% delle aziende che forniscono servizi alla filiera (business partner) hanno rafforzato la propria forza lavoro per il canale e-commerce nel 2020, andando a incrementare un’occupazione di settore che già lo scorso anno, prima della pandemia, contava oltre 290mila lavoratori nel nostro Paese.

Sono tante le opportunità che l’e-commerce e il digital retail possono generare ogni giorno per l’Italia, messe in luce dalle evidenze del report presentato da Netcomm e intitolato “Il ruolo e il contributo dell’e-commerce e del digital retail alla crescita e alla trasformazione digitale”.

“L’e-commerce è tra i primi 10 settori in Italia per maggior incremento del valore di fatturato per addetto tra il 2015 e il 2019, nonché uno dei settori che ha incrementato di più il proprio peso relativo sul fatturato complessivo delle imprese italiane. – commenta Roberto Liscia, Presidente di Netcomm – . Come emerge dalla ricerca, stiamo parlando di un settore che, nelle sue molteplici declinazioni, attiva sviluppo e occupazione e coinvolge numerosi ambiti e operatori, tanto nella fase di vendita online, quanto in ulteriori servizi pre e post-vendita a supporto di tutta la filiera. Si tratta di una rete di valore che contribuisce in modo significativo allo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese e all’incremento della competitività delle imprese a livello internazionale. Ma per poter continuare a sostenere la crescita di questo settore è necessario colmare il gap rispetto ai principali mercati in Europa, attraverso interventi di sistema che garantiscano uno sviluppo sostenibile delle imprese nel medio-lungo termine, ancor più alla luce della situazione contingente dettata dall’emergenza Covid”.

Occupazione e distribuzione del fatturato

La ricerca ha ricostruito, per la prima volta in Italia, il perimetro del settore partendo dai valori di bilancio 2015-2019, evidenziando i dati relativi all’occupazione e alla distribuzione del fatturato a livello regionale. Il perimetro dell’indagine considera tanto gli attori del macro-settore formato da marketplace, retailer online (B2C e B2B) e brand owner, quanto la rete di business partner che abilitano il settore del commercio elettronico (servizi integrati per la presenza web, piattaforme pubblicitarie online, attività di customer care, packaging e logistica), secondo relazioni di collaborazione e/o outsourcing.

 

L’impatto dell’e-commerce sulle regioni

Tra i 290mila italiani occupati nella rete dell’e-commerce e digital retail nel 2019, 154mila lavoratori sono impiegati nel macro-settore delle vendite online (con una crescita annua del 12% tra il 2015 e il 2019) e 136mila nell’aggregato dei servizi a supporto (con un tasso di crescita media del 14,2%). L’e-commerce è stato uno dei settori che ha incrementato di più il proprio peso relativo sul fatturato complessivo delle imprese italiane, con una crescita del 19,2%.

Le imprese della rete del valore dell’e-commerce rappresentano il 34% del totale delle imprese di capitali in Italia (1,9 milioni) e sono equamente distribuite sul territorio. Il 21% è situato in Lombardia, il 16,8% in Lazio, il 9,6% in Campania, il 7,7% in Emilia-Romagna, il 7,6% in Veneto, il 7% in Toscana, il 5,4% in Sicilia, il 5% in Puglia e il 4,6% in Piemonte. Più del 46% del fatturato di queste è concentrato nel Nord-Ovest. In testa alla classifica troviamo sempre la Lombardia con 22,2 miliardi di Euro (39%), seguita dal Lazio con 5,3, il Veneto con 4,3, l’Emilia-Romagna con 3,8, la Campania 3,7, il Piemonte con 3,3, la Toscana con 2,2, la Sicilia con 1,4 e la Puglia con 1,3 miliardi.

PMI: l’e-commerce sostenibile

Quasi la metà del fatturato delle imprese della rete del valore dell’e-commerce e del digital retail nel 2019 è stato generato da imprese di grandi dimensioni (43,9%), ma anche le PMI e le microimprese hanno visto il loro fatturato aumentare: le piccole imprese contano per il 22,2% del totale, le medie imprese per il 18,8% e le microimprese per il 15,1%.

Secondo i merchant e i brand owner intervistati, per incrementare maggiormente questi numeri occorre promuovere un profondo cambiamento culturale – sottolinea Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile dell’area “Scenari e Intelligence” di The European House-Ambrosetti – . In particolare, si deve agire sulla digitalizzazione delle imprese se vogliamo aumentare il livello di alfabetizzazione digitale, che in Italia risulta ancora basso. Sono circa 11 milioni le persone low-skilled, concentrate nelle fasce d’età più avanzate. Attivare un programma per l’apprendimento permanente (life-long learning) e per upskilling/reskilling degli adulti finalizzato a migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze dei lavoratori sul digitale, è la soluzione più funzionale”.

 

E-COMMERCE: CRESCITA INARRESTABILE

Chi pensava che l’improvviso aumento degli acquisti online nel 2020 fosse dovuto solo al lockdown della scorsa primavera e che sarebbe tutto tornato alla normalità nel mondo dell’e-commerce una volta attutita, almeno in parte, l’emergenza, dovrà ricredersi. Infatti, da un lato la crescita esponenziale degli acquisti è stata una conseguenza dell’impatto della pandemia, ma dall’altro è ormai chiaro che il cambiamento innescato è destinato a durare ben oltre. Lo conferma l’analisi di Federico Pozzi Chiesa, Founder di Supernova Hub e  amministratore delegato di Italmondo (leader del settore dei servizi logistici italiani e internazionali).

Come era stato previsto nei mesi di “confinamento”, la crescita esponenziale ha subito un naturale rallentamento e i volumi d’acquisto si sono prima stabilizzati e poi sono diminuiti, ma la curva in salita resta comunque costante. Chi prova l’e-commerce continua a usarlo.

“Il fattore più significativo è l’aumento della base utenti – spiega Federico Pozzi Chiesa – . Non potendo uscire di casa, anche i più scettici si sono convinti a fare acquisti online. E dopo il lockdown hanno iniziato a utilizzare entrambi i canali: in parte sono tornati a quello fisico, ma in parte hanno continuato a usare quello digitale dell’e-commerce. Insomma, molti dei nuovi utenti sono rimasti fedeli agli acquisti online, perché dopo aver sperimentato il canale si sono resi conto del saving in termini di risparmio di tempo e si sono convinti che per determinate categorie merceologiche l’acquistare tramite e-commerce non influisce in maniera negativa sull’esperienza d’acquisto (al contrario, è un’esperienza positiva). Quindi, una volta infranta la barriera della fiducia nel concedere i propri dati personali e quelli legati agli strumenti di pagamento, risulta confortevole continuare a utilizzarlo. Oltre a ciò, anche il fatto che il problema Covid non sia sparito contribuisce a mantenere attivo il canale online nella quotidianità di molti neo-utenti”.

Secondo il Centre for Retail Research (CRR) di Savills, in Italia le vendite tramite canali digitali sono passate dal rappresentare il 3,7% del totale nel 2019 al 6% nel 2020.  In valore assoluto, dei 5,5 miliardi di Euro di incremento totale, 1,1 miliardi sono realizzati dal food&grocery.

Si stima che entro la fine del 2020, il valore degli acquisti online di prodotto abbia raggiunto i 2.600 miliardi di Euro nel mondo (+16% circa rispetto al 2019), consolidando di fatto la presenza e il ruolo dell’e-commerce.

 

IL COVID ACCELERA LA DIGITALIZZAZIONE DELLE PMI

La pandemia ha avviato un processo di digitalizzazione di molte aziende italiane. Questo fenomeno si è diffuso a tutti i livelli, ma l’ambito in cui appare maggiormente evidente è senza dubbio tra le piccole e medie imprese, fino a qualche mese fa poco attive nei progetti digitali.

Secondo uno studio condotto da Marketing01 – azienda specializzata in web marketing e tra i migliori 30 “Google Premier Partner” del mondo – le PMI che tra l’estate e l’autunno del 2020 hanno avviato almeno una azione di web marketing sono cresciute in Italia dell’86% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Nel 38% dei casi è stato scelto un solo strumento sul quale investire, mentre nel 53% due o più. Solo il 9% degli imprenditori analizzati ha scelto di non investire nulla e di proseguire come è sempre stato fatto.

Per quanto riguarda gli strumenti utilizzati, il 78% ha voluto investire principalmente sui social network, soprattutto Instagram e Facebook, ma in alcuni casi si è puntato anche su YouTube e LinkedIn, mentre Twitter sembra essere poco utilizzato in questo contesto.

Il 62% delle PMI analizzate nello studio di Marketing01 ha apportato una serie di importanti modifiche al proprio sito web: dal restyling grafico, alla modifica del menu e alla riorganizzazione delle informazioni in ottica SEO, ma anche con la creazione di e-commerce di proprietà. Quasi 1 azienda su 2 (49%) ha avviato almeno una campagna di Google Ads, il 17% ha acquistato articoli a pagamento su testate online, il 5% ha realizzato campagne di e-mail marketing, mentre un 8% ha scelto altri strumenti ancora.

Dopo il lockdown, con le attuali restrizioni e lo spettro di nuove future chiusure, sempre più imprenditori hanno aperto a nuovi canali di vendita. Il 34% ha deciso di mettere la propria attività su Google Shopping, il 26% su altre piattaforme di vendite online, il 19% ha realizzato una propria piattaforma di e-commerce, mentre il 21% ha previsto come unica nuova opportunità di acquisto l’ordine tramite social, telefono e WhatsApp.

 

Netcomm

Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale Italiano, è il punto di riferimento in materia di e-commerce e retail digitale nel panorama nazionale e internazionale. Nato nel 2005, riunisce circa 400 aziende composte da società internazionali e piccole-medie realtà di eccellenza.

 

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