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I 30 anni di Gedac: “Siamo i baristi del futuro”

Ambiziosi e pratici. Coerenti e innovativi. La gestione toscana della famiglia Pace suona la “sveglia” al Vending

 

Roberto e Pasquale Domenico Pace

 

Evolversi e innovare. Essere sempre un passo avanti al presente. È questa la filosofia che guida dal 1991 la gestione toscana Gedac S.r.l., una delle aziende leader del Vending italiano, modello di riferimento per dinamismo e voglia di crescere. Una realtà a cui la parola investimento non ha mai fatto paura.

La storia lunga 30 anni di Gedac iniziò, come per tanti nel nostro settore, in uno scantinato ma lì non si è fermata. Azienda familiare ma che pensa e agisce “da grande”. Curiosità e intuito – i valori che spinsero Pasquale Domenico Pace a dar vita alla Gedac – sono stati ereditati poi dal figlio Roberto che oggi lo affianca in qualità di amministratore delegato, dando continuità generazionale a una gestione “orgogliosamente toscana”, efficiente e professionale ma senza trascurare l’umanità e l’empatia.

 

Roberto, quali le tappe principali dei 30 anni di Gedac?

Gedac – Gestione Distributori Automatici Caffè – nasce nel 1991. La sua è la storia di un’azienda familiare nata in un piccolissimo scantinato di 80 mq in via Pistoiese a Firenze grazie all’intraprendenza di babbo Pasquale, che arrivava da un’esperienza di 10 anni in Mabel come appaltatore.

I sogni non sono mai mancati e con tanta determinazione ai clienti è sempre stato offerto un servizio capillare e attento. A questo, poi, si è aggiunta una forte propensione al futuro, forte motore di crescita per l’azienda e, in alcune occasioni, anche spinta per superare i momenti più difficili. Impossibile dimenticare, tanto per citare l’episodio più grave della nostra storia, l’incendio avvenuto il giorno di Pasqua del 2002. Le fiamme divamparono nell’immobile accanto e, propagandosi, distrussero completamente la nostra sede e tutto il materiale al suo interno. Il danno fu enorme, emotivo ed economico, ma il giorno dopo mio padre disse: “Supereremo tutto, ammortizzeremo i danni e continueremo a fornire il nostro servizio ai clienti, come e meglio di prima”. E fu così: in pochi mesi fu aperta una nuova sede in via Einstein a Campi Bisenzio, vicino a Firenze, e Gedac passò da Snc a Srl. Siamo rimasti in quei locali 10 anni, mettendo a segno una strategia di crescita importante attraverso le acquisizioni.

 

Quali le tappe successive?

Nel 2006, acquistammo un importante ramo di azienda dalla Tecnomatic, bissando nel 2007 con un ulteriore ramo. Nel 2011 incorporammo, invece, una piccola società pratese: Alfaservice Srl. Negli anni seguirono poi altre acquisizioni, tra le quali, nel 2016, quella di EquosolDA, prima società in Italia di Vending equo e sostenibile.

Iniziò, quindi, a farsi sentire la necessità di spazi più adatti alla nuova realtà che eravamo nel frattempo diventati. Così, nell’ottobre 2012 ci trasferimmo nell’immobile di via Berlicche ad Agliana, in provincia di Pistoia, che è oggi il nostro headquarter.

 

Una svolta per Gedac è stato l’ingresso in Supermatic, poi trasformatasi in D.A.I. Quali i vantaggi dell’appartenere a un Grande Gruppo?

Nel 2006 decidemmo di far entrare Supermatic nel nostro capitale per mera opportunità strategica. Avere come socio una rivendita e concessionaria Lavazza era per noi un grande vantaggio, considerata la vocazione di Gedac per il prodotto in questione. Il susseguirsi poi degli avvicendamenti è storia nota e oggi siamo orgogliosi del Gruppo di cui facciamo parte.

Gedac resta una gestione di stampo familiare, seppur inserita in un contesto di gruppo, e questo crea delle alchimie diverse dall’ordinario. L’armonia fra i soci fa sì che tutto funzioni al meglio e nell’interesse delle reciproche parti.

In riferimento, infine, alla recente nascita di Sogedai, posso semplicemente dire che i movimenti sul mercato sono ampi e i riflessi sul modello di business determineranno un cambio degli equilibri per l’intero nostro settore.

 

È stato per lei naturale seguire le orme del babbo?

Sono cresciuto tra i distributori automatici, perché, sin da piccolo, quando non ero a scuola mi precipitavo in azienda. Il mondo del Vending mi ha sempre affascinato: sono entrato a far parte fattivamente di Gedac nell’ottobre del 2006 anche se, già negli anni precedenti al diploma, al pomeriggio ero sempre lì e mi dedicavo ad alcune attività. Inizialmente ho ottimizzato e messo a regime il gestionale, per poi ricoprire tutti i ruoli, facendo esperienza diretta sul campo e revisionando tutti i processi aziendali e implementandoli.

È stata una gavetta importante, che mi ha dato maggior consapevolezza dei valori che abbiamo messo alla base della nostra mission: qualità, tecnologia e innovazione. Valori imprescindibili per noi e che ci vengono quotidianamente riconosciuti da clienti e fornitori.

L’idea di non lavorare nel Vending non mi ha mai sfiorato; la mia esperienza professionale è incentrata su questo settore nonostante abbia sempre seguito anche gli altri affari di famiglia.

 

Quali sono i numeri e le certificazioni che rappresentano il business di Gedac?

Siamo stabilmente nella “Top 100” del Vending italiano e con i dati di bilancio del 2019 occupiamo il 30° posto della classifica grazie a un fatturato di 7,7 milioni di Euro. Siamo la prima società vending per ricavi con sede legale in Toscana e in questa regione esprimiamo una forte leadership.

Siamo certificati da ormai 10 anni ISO 9001 e nel 2020 abbiamo fatto il passaggio allo standard 9001:2015.

Dal 2015 abbiamo anche implementato il sistema certificato per la Gestione della Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro, passando, l’anno scorso, allo standard ISO 45001:2018.

Dalla fine del 2020 abbiamo implementato il modello ex d.lgs. 231/2001.

Dunque, nonostante la nostra dimensione, in termini di fatturato assoluto, sia da PMI, abbiamo mostrato la volontà di strutturarci a livello di processi e controlli come una grande azienda, così da assorbire meglio la crescita.

 

Possiamo definire Gedac un’azienda “orgogliosamente toscana”?

Decisamente sì. Serviamo le province di Firenze, Prato, Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno e Siena.

Il territorio ci ha dato tanto e noi cerchiamo sempre di ricambiare. Abbiamo una presenza capillare nella nostra regione e cerchiamo di sostenere realtà associative, sportive e culturali anche mediante sponsorizzazioni, proprio perché vogliamo contribuire a rendere vivo quel che ci sta intorno.

 

Con quali azioni Gedac sta contrastando la pandemia sanitaria ed economica?

L’obiettivo principale, anche nella fase più grave dell’emergenza, è stato quello di continuare a garantire un servizio efficiente e i nostri clienti lo hanno apprezzato come non mai. Ci siamo attivati sin da subito nel trasmettere sicurezza rispetto alle consumazioni alle vending machines. Abbiamo installato adesivi per ricordare le regole da seguire; abbiamo fatto molta informazione su quello che stava dietro al nostro lavoro per far capire che ci eravamo attivati subito con sanificazioni a ogni passaggio. In sintesi, abbiamo dimostrato affidabilità. Ci siamo mossi addirittura per installare, in postazioni dove poteva essere consono, delle macchine in cui venivano venduti kit di mascherine e guanti.

In questo momento siamo altamente focalizzati sul servizio, perché crediamo che in un periodo di difficoltà come questo non si debba creare ai clienti malfunzionamenti che potrebbero far accrescere il nervosismo. Il Vending deve portare serenità.

 

La crisi quanto ha inciso sul fatturato nel 2020?

Abbiamo archiviato il 2020 con una perdita di fatturato del -29% nella gestione tradizionale, ma contemporaneamente abbiamo registrato una crescita del 10% nell’attività retail sotto il brand Coffing. In aprile abbiamo elaborato due scenari, completamente diversi tra loro, in modo da farci trovare pronti per ogni evenienza. Mese per mese monitoravamo la situazione e operavamo le rettifiche necessarie.

La parte più difficile è stata la riorganizzazione dei giri che ci ha visti impegnati praticamente ogni giorno con lo scopo di ottimizzare al massimo le visite. Di certo, questa attività ci impegnerà ancora per molto perché le continue chiusure e riaperture delle varie tipologie di attività economiche è all’ordine del giorno.

 

Avete avuto difficoltà a ridiscutere i canoni concessori con i clienti?

Ci sono situazioni in cui la revisione del canone è stata affrontata come una normale conseguenza della situazione, altre in cui abbiamo dovuto utilizzare tutte le argomentazioni, anche giuridiche, in nostro possesso. Non nego che si sono presentate anche delle opportunità, che abbiamo prontamente colto. In alcune situazioni, infatti, siamo addirittura riusciti a rinnovare/prolungare i contratti anche per periodi importanti, oltre a ottenere una riduzione del canone.

 

Ci sono stati problemi con l’erogazione degli ammortizzatori sociali e dei ristori?

Quali ristori? Non abbiamo avuto alcun ristoro, non rientrando, ingiustamente, in alcuna delle categorie ristorate. Sul fronte ammortizzatori sociali ci sono stati ritardi imbarazzanti nella prima ondata, ma poi la situazione si è abbastanza normalizzata. Con l’ufficio del personale abbiamo lavorato per velocizzare le procedure di richiesta di accesso alla Cassa Integrazione Guadagni in Deroga, in modo da ottimizzare i tempi di erogazione da parte dell’INPS .

 

Il perdurare della pandemia ha portato a un blocco o, comunque, a una riduzione degli investimenti in macchine, sistemi e prodotti?

Sicuramente in macchine. La ricerca di nuovi clienti e le attività di ringiovanimento del parco sono state rallentate dalla difficoltà per i commerciali a incontrare i clienti.

Abbiamo continuato, invece, secondo il programma prestabilito, gli investimenti in telemetria, interconnettendo nell’anno oltre 400 distributori automatici.

 

Anche Gedac si sta avvicinando alla nuova frontiera del Vending “no touch” con pagamenti contactless?

Stiamo valutando le soluzioni presenti sul mercato. Credo che il pagamento contactless in futuro dovrà passare da circuiti/applicazioni multicanale per agevolarne la fruizione da parte del consumatore.

Le iniziative intraprese dal precedente governo, attraverso il cashback e la lotteria degli scontrini, vanno nella direzione del pagamento cashless e credo che nel giro di pochi anni l’utente si disaffezionerà progressivamente al contante.

 

Con lo smart working, meno gente in uffici e fabbriche, più caffè consumato a casa. Avete visto un aumento delle vendite nell’OCS?

Abbiamo registrato un incremento importante nei nostri negozi di capsule a marchio “Coffing”. Da una parte lo smart working e la quarantena hanno tenuto a casa i lavoratori “obbligandoli”, di fatto, al consumo domestico, dall’altra la chiusura dei bar ha fatto perdere o modificare le abitudini, prediligendo il consumo di caffè, talvolta anche più qualitativo, in famiglia.

In marzo e aprile ci siamo attivati con la consegna a domicilio delle capsule provenienti dai nostri negozi, reimpiegando così il personale OCS e ottimizzando i giri giornalieri. Questa attività ha determinato un flusso di nuovi clienti incredibile. Abbiamo sfruttato, per tale scopo, i social (facebook e whatsapp business in particolare) per veicolare tutti i servizi a domicilio che riuscivamo a offrire e i risultati si sono visti.

 

Siete una gestione innovativa anche nella comunicazione. Nel 2019 avete completato il rebranding aziendale. Nel Vending spesso tali investimenti sono ritenuti superflui. Perché questa scelta controcorrente?

Per noi comunicare bene è tanto importante quanto il servizio stesso. Fare un buon lavoro ma non saperlo divulgare sarebbe un deficit impressionante. Ci abbiamo sempre creduto, siamo stati i primi in Toscana a personalizzare i furgoni.

Essere riconoscibili e far conoscere quel che sta dietro la macchina è fondamentale quando, in un lavoro come il nostro, non possiamo essere lì a spiegare a parole quello che facciamo. Dobbiamo dare ogni giorno un motivo in più al cliente per continuare a sceglierci.

 

Come siete arrivati al pay-off “Gedac: wake cup”?

Abbiamo voluto metterci nei panni del cliente e dei consumatori, capire cosa si aspettano da noi, per assecondare meglio le loro necessità. Ci siamo concentrati sulla differenza tra cliente e consumatore finale, cercando di accorciare il più possibile le distanze tra loro e il distributore. È emersa la necessità di far comprendere che la consumazione alla vending machine non è una “pausa” da quel che si sta facendo, uno stop, ma un momento di ricarica per ripartire più energici di prima. È un concetto innovativo, perché finora ci si è sempre concentrati sull’idea del break: nasce da qui il nostro gallo-flash, che vuole essere simbolo di vitalità.

Inoltre, c’è stata la volontà di umanizzare quanto più possibile le macchine e renderle per davvero quel “barista del futuro” sempre più vicino all’utente, capace di riconoscerlo, individuarne i gusti e indirizzarlo nelle scelte che più si adattano a lui. Crediamo molto in questo passaggio, perché solo avvicinandoci all’acquirente possiamo trasmettergli la qualità che offriamo.

 

Sempre in tema di innovazione. Come sta evolvendo il progetto EquosolDA?

Il movimento equo&solidale, che aveva determinato negli scorsi anni una forte presa di coscienza nel consumatore, oggi sembra rallentato, per non dire oscurato, da temi più ambientalisti. Per questo il nostro marchio EquosolDA vuole abbracciare argomentazioni di sostenibilità a tutto tondo, offrendo un ventaglio di prodotti e servizi variegato. Nel 2021 il tema sostenibilità sarà al centro del nostro sviluppo e delle strategie comunicative.

 

Gedac è molto presente in Confida. Lei è al secondo mandato come presidente del Gruppo Giovani. Soddisfatto del lavoro fatto?

Sono molto soddisfatto. Il gruppo oggi conta circa 70 iscritti e la partecipazione è altissima, con una media di 30 giovani a ogni visita aziendale.

Ho preso il gruppo al mio primo mandato con 38 iscritti e nel corso del quadriennio ho “perso” numerosi giovani per superamento dell’età massima consentita. Nel secondo mandato c’è stata, invece, una crescita importante degli aderenti e soprattutto dei frequentatori assidui e questo ha contribuito a rendere attrattivo il gruppo verso i “nuovi giovani”.

Il processo di accorpamento delle aziende sicuramente influisce in modo negativo sul numero di giovani imprenditori, ma ci sono state anche alcune start-up, soprattutto nel mondo dei sistemi di pagamento, che si sono affacciate al Vending.

Oggi il gruppo è molto affiatato e di questo ne vado fiero.

 

Vorrei concludere l’intervista domandandole come sarà, secondo lei, il Vending tra 5 anni. Oggi queste previsioni sarebbero azzardate. Le chiedo più realisticamente: come pensa di trovare l’Italia, il Vending e Gedac tra un anno?

Credo che il periodo di assestamento post-pandemia sarà più lungo di quanto immaginiamo, perché le ferite lasciate dalla crisi economica saranno profonde. È necessario sapere innovare i propri processi interni, rendendoli flessibili ai cambiamenti continui e penso, inoltre, che sarà sempre più fondamentale saper trasmettere al nostro consumatore i valori che mettiamo in campo.

La qualità del servizio e la premiumizzazione dei prodotti saranno dirompenti e i risultati dipenderanno molto da come verranno interpretati questi due temi.

 

I NUMERI DI GEDAC

Dipendenti: 70

Stabilimento: 1.500 mq coperti e circa 12.000 mq scoperti, oltre a un deposito per Coffing di circa 800 mq

Numero clienti: 3.500 nel Vending e oltre 7.000 nei sei punti vendita Coffing

Numero erogazioni: 19.000.000 (incluso Coffing)

Distributori automatici installati: 2.800

Macchine OCS installate: 3.000

Parco automezzi: 45

 

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