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Palette di legno: la verità senza ipocrisie

Evelina Milani, amministratore delegato della Ni.Si, ci chiarisce i tanti “falsi miti” intorno alla sostenibilità delle nuove palette ambientaliste per il Vending e ci spiega le scelte fatte dalla sua azienda per garantire qualità e sicurezza alimentare

Evelina Milani

Cercare il meglio anche nelle difficoltà. Non arrendersi ma riparare ai danni (provocati da altri…) senza piangersi addosso, ma studiando, osservando, imparando e poi mettendo in pratica.

Evelina Milani, giovane amministratore delegato della Ni.Si. S.r.l. di Villaguardia (Como), ha ereditato dal papà Felice – fondatore dell’azienda – la curiosità e l’in-
tuito imprenditoriale, il saper “fiutare” il mercato, capendo dove va e anticipando problemi e relative soluzioni. Evelina, in questi ultimi due anni ha lottato “da arrabbiata” (come ama definirsi lei…) contro la Direttiva Europea che dal prossimo anno metterà al bando le palette di plastica. Ha scritto a politici e al Parlamento europeo, alle associazioni di categoria, parlando, apertis verbis, a chi ha fatto dell’abusato plastic free una semplice battaglia ideologica. La norma UE sulle palette è rimasta tale ed entrerà in vigore, ma l’impegno della Ni.Si. a favore di una conoscenza appropriata del mondo plastica ha permesso all’azienda lombarda di arrivare a mettere a punto delle nuove palette realmente ecosostenibili.

Evelina, che non si trincera dietro l’ipocrita politicamente corretto, ci spiega, infatti, che anche nel vasto e contradditorio mondo dell’ambientalismo non tutto è eticamente perfetto.

 

Evelina, circolano tante voci diverse, alcune fondate altre simili a fake news, sulle palette in legno e, in generale, su quelle compostabili. Si abbonda anche con la patente di “italianità al 100%” di questi prodotti. Com’è, in realtà, la situazione?

Di fatto materiali alternativi ne circolano da anni, già da prima che cominciasse a prendere piede la questione della messa al bando del monouso.

Papà aveva prodotto delle palette in mater-bi negli anni ‘90, ma questo materiale, come tutti quelli successivi, non reggeva le alte temperature delle bevande calde dei distributori automatici. Negli ultimi due anni abbiamo provato, credo, una decina di materiali diversi, ma nessuno rispondeva ai nostri criteri per offrire qualcosa di veramente valido alla clientela. Abbiamo fatto delle ricerche insieme a una società di tecnologia alimentare, ma non abbiamo avuto i risultati sperati.

 

Le uniche conferme positive le abbiamo ottenute, e continuiamo a ottenerle, dalle palette di legno. Il legno di betulla, è un materiale naturale al 100% e per questo biodegradabile. Tale caratteristica lo rende anche ecosostenibile, perché se butti per terra una paletta di legno, sicuramente non inquinerà.

Attenzione, non bisogna confondersi con le palette utilizzate per i gelati confezionati, che sono ricoperte di cera la quale è alimentare ma, al contatto con bevande calde, si scioglie “alterando” il gusto finale del caffè stesso.

 

In Italia, non esistono boschi spontanei di betulle. Si può lavorare con fornitori stranieri e garantire comunque un prodotto igienico e performante?

Certamente. Il legno di betulla arriva fondamentalmente dalla Siberia. Ni.Si. ha fornitori in diverse parti del mondo, principalmente in Cina. Sulla Cina si dicono molte cose, positive e negative, a seconda dell’interesse che ne possiamo trarre, ma fatto sta che, valutando con accuratezza, si possono effettivamente trovare fornitori più che validi.

D’altronde anche le aziende cinesi si sono rese conto che, per poter entrare stabilmente nel mercato europeo, soprattutto per quanto riguarda i materiali che vanno a contatto con gli alimenti, devono adeguare i loro sistemi e le loro linee di produzione agli standard richiesti dalle leggi della UE.

Ho visitato personalmente le aziende dei nostri fornitori prima di iniziare il rapporto collaborativo e posso dire di essere rimasta molto soddisfatta dai loro standard qualitativi e di sicurezza. D’altronde se un mio fornitore serve da anni una delle più grandi multinazionali di prodotti confezionati, tra cui i gelati, non può che lavorare bene.

Le palette di legno sono idonee al contatto con gli alimenti e questo è stato confermato a più riprese dai test che abbiamo fatto effettuare presso un istituto certificato italiano sui lotti da noi acquistati.

 

Il Vending sta rispondendo alla richiesta delle palette “green”?

Sì, ma molto lentamente. C’è stata all’inizio incertezza, perché da un lato si è cercato di “lottare” per mantenere la plastica nel monouso, dall’altro l’opinione pubblica e i clienti hanno seguito l’onda della “guerra alla plastica”, richiedendo qualcosa di alternativo.

Spesso chi ci chiede prodotti ecosostenibili butta lì dei termini un po’ a caso, ma non gliene faccio una colpa. Tutt’ora, infatti, c’è parecchia confusione sulla differenza di significati tra ecosostenibile, biodegradabile, compostabile, ecc.

 

Ni.Si. si è dotata di un’importante certificazione di sostenibilità. Ce ne vuole parlare?

Dal 2019 NI.SI. S.r.l. ha ottenuto la certificazione internazionale FSC (Forest Stewardship Council ndr), con la quale garantiamo, per chi lo richiede, che la materia prima utilizzata – che sia la paletta di legno o l’incarto – provenga da foreste correttamente gestite seguendo dei rigorosi criteri e principi di rintracciabilità.

Acquistando materiale certificato FSC abbiamo la certezza di far parte di un sistema etico e responsabile che rispetta l’ambiente a tutto tondo.

 

Si avvicina, a passi veloci, la fatidica data di luglio 2021 quando scatterà la messa al bando delle palette di plastica nell’UE. Due le domande. È stato fatto tutto il possibile per riuscire a scongiurare questo divieto o almeno per mitigarlo come è accaduto per bicchieri e bottiglie? Ne risentiranno gli equilibri di mercato tra voi produttori?

Diciamocela tutta. I produttori di palette sono “l’ultima ruota del carro” del settore della plastica; non siamo abbastanza rilevanti a livello di lobby. Personalmente mi sono impegnata su tutti i fronti, scrivendo anche ai politici per far conoscere la nostra situazione, ma non è stato sufficiente. In ogni caso ritengo che non sia stato fatto tutto il possibile, anche se ultimamente la Confida ci sta dando una mano.

Per quanto riguarda il prossimo futuro, il problema principale per noi è il rischio di essere invasi da commercianti che non conoscono il settore e le caratteristiche tecniche delle palette e che pensano che con un prezzo stracciato sia facile entrare e vendere le palette di legno. Questo, però, mi preoccupa fino a un certo punto, perché la Ni.Si ha una clientela fedele, sia italiana che estera, che conosce il nostro servizio e la nostra qualità per cui preferisce affidarsi a noi anche nella sostituzione della plastica. Non ci si può improvvisare nel mercato del Vending.

 

Non pensa che, alla luce della recessione globale in atto, potrebbe essere opportuno uno slittamento in avanti della Direttiva Europa della plastica?

Uno slittamento sarebbe eccome opportuno. Durante questo periodo difficile causato dal Covid la plastica monouso è stata molto utile in diversi settori dal punto di vista igienico-sanitario, ad esempio per tutte le attività di bar e ristorazione che hanno potuto utilizzare il servizio da asporto. Il discorso andrebbe ripreso seriamente. E mi auspico che ciò accada.

Le bioplastiche sono state vietate dalla Direttiva Europea ma ci potrebbe essere qualche spiraglio, perché, durante la discussione in Senato del recepimento della Direttiva, è stato approvato un emendamento che consente l’introduzione sul mercato di stoviglie realizzate con polimeri biodegradabili e compostabili certificati, conformi allo standard europeo EN 13432 e con percentuali crescenti di materiali provenienti da fonti rinnovabili.

 

Ni.Si. sta combattendo tra più fuochi: non solo la questione delle palette ambientali, non solo i divieti europei ma anche la crisi economica per il virus. Come ve la state cavando?

Noi pensiamo sempre in positivo. Ci risolleveremo anche da questa situazione ma siamo consapevoli che la pandemia è una cosa molto più grande di noi. Forti di un export del 60%, abbiamo sempre lavorato serenamente anche quest’anno e questa è più che una vittoria per noi.

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