Preoccupazione, realismo, analisi, voglia di vederci chiaro, voglia di reagire. Insieme per capire. Uniti per ripartire. Non ci poteva essere titolo più azzeccato per l’edizione 2020 dei due più importanti eventi annuali di Confida: l’Assemblea Generale dei Soci e gli Stati Generali del Vending. Quest’anno l’imperversare della pandemia ha costretto l’Associazione a concentrare tutto nello stesso giorno, mercoledì 11 novembre, e in formato digitale con una diretta streaming di circa tre ore a cui hanno partecipato oltre 200 imprenditori del settore.
È un dato di fatto. Per capire non bisogna far finta di niente e minimizzare.
Il Covid-19, infatti, e soprattutto le iniziative che sono state prese per arginarlo (il lockdown, lo smart working, ecc.) stanno mettendo in crisi il settore della Distribuzione Automatica, provocando perdite cospicue nei ricavi delle aziende.
Per questo il duplice evento di Confida ha rappresentato da un lato un momento di riflessione (“Insieme per capire”) per approfondire, con l’aiuto degli esperti, la situazione; dall’altro l’occasione di avanzare delle proposte ai rappresentanti politici presenti, finalizzate a difendere il nostro settore e, appena possibile, a ripartire (“Uniti per ripartire”).
La mattina di lavori è stata dedicata all’Assemblea Generale e si è aperta con la relazione del presidente Massimo Trapletti seguita dalle relazioni del Direttore di Confida, Michele Adt, e dalla presentazione del bilancio da parte del Presidente dei revisori dei conti, Andrea Borziani.
Nel pomeriggio, gli Stati Generali del Vending sono stati introdotti e moderati dal giornalista Nicola Porro e hanno visto la partecipazione del Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, seguito dalla presentazione dello studio sul settore della Distribuzione Automatica da parte del presidente di Ipsos, Nando Pagnoncelli, e dall’analisi dell’andamento dell’economia italiana nel periodo Covid, illustrata da Alessandra Lanza, senior partner di Prometeia.
L’evento si è poi sviluppato in un dibattito a tre con la presenza del Presidente Trapletti e del presidente del comparto delle Imprese di Gestione, Pio Lunel, intervistati da Nicola Porro. Lunel ha analizzato l’andamento delle aziende di gestione nel 2020, mettendo in evidenza i problemi che stanno vivendo, generati dall’effetto dei DPCM governativi, mentre Trapletti ha avanzato 5 proposte per il rilancio del nostro settore.
Sono, quindi, stati invitati a intervenire quattro rappresentanti politici che hanno risposto alle richieste di Confida, rendendosi disponibili a sostenere il Vending nelle sedi istituzionali: gli onorevoli Cosimo Ferri e Beatrice Lorenzin (già Ministro della Salute nei Governi Letta, Renzi e Gentiloni), il senatore Gaetano Quagliariello (già Ministro per le Riforme Costituzionali del Governo Letta) e il parlamentare europeo Antonio Tajani (già Presidente del Parlamento Europeo).
Trapletti è stato esplicito. L’emergenza sanitaria del COVID-19, le decisioni del Governo centrale e le ordinanze dei governatori locali rischiano di mettere in ginocchio la Distribuzione Automatica che in Italia si compone di 3.000 aziende e circa 30.000 lavoratori (a cui si aggiunge un indotto di altri 12.000).
Secondo i dati di Confida, il comparto è arrivato a perdere, ad aprile, anche il 70% del fatturato e, dopo una breve ripresa, a partire da ottobre sta di nuovo crollando a picco. A pesare sulle condizioni del settore è il forte calo delle consumazioni (-33,79% la perdita progressiva dei primi sei mesi, con stime ancora più gravi per il periodo della prima ondata di COVID-19).
“I DPCM emanati da ottobre in poi – ha commentato Trapletti – non vietano l’operatività delle vending machine. Tuttavia, introducono lo smart working per la Pubblica Amministrazione e gli uffici privati, la didattica a distanza per scuole e università, vietano le visite dei parenti negli ospedali e nelle strutture sanitarie, oltre alle ordinanze locali di limitazione di orari o chiusure dei negozi h24, chiusura centri commerciali, strutture sportive, culturali e centri di aggregazione aeroporti, stazioni e metropolitane meno frequentati, ecc. Così facendo, i distributori automatici, anche se accesi, non vengono utilizzati perché non c’è il passaggio dei consumatori. Il risultato è perdite ingenti per i gestori del servizio.”
A questa situazione si aggiungono i canoni concessori e demaniali che le imprese devono pagare per installare i distributori automatici nel settore pubblico (anche se le macchine sono ferme) e alcune iniziative ministeriali che rischiano di deprimere ancor più i consumi.
Il Ministero dell’Ambiente ha, per esempio, redatto una prima versione dei CAM (Criteri Ambientali Minimi): le linee guida che condizioneranno gli acquisti del servizio di somministrazione di alimenti e bevande tramite distributori automatici. I criteri indicati nella prima bozza ministeriale rischiano di rendere impossibile il servizio del Vending in tutta la Pubblica Amministrazione. “Ci vorranno almeno 3 anni per adeguare le macchine ai nuovi stringenti parametri di energy saving imposti dai CAM – ha aggiunto Trapletti – . Parte dei nostri politici non si rendono conto di quale complessità tecnologica ci sia dietro un distributore automatico. L’Italia è il Paese leader tra i fabbricanti. Perché non ci consultano? Ci verrà, ad esempio, chiesto di preparare un caffè utilizzando una temperatura massima di 50°: chiunque è del mestiere sa che una bevanda calda a 50° non può essere fatta”.
Un’altra richiesta di Confida riguarda la Fase-2 della Certificazione dei Corrispettivi. Trapletti ha ribadito la contrarietà dell’associazione, nel passaggio dalla fase transitoria a quella a regime, fissata per il 1° gennaio 2023, a modificare ulteriormente il sistema di trasmissione dati con apparati hardware o memorie non esistenti all’interno delle vending machine.
“Il sistema attualmente in uso per l’invio dei dati all’Agenzia delle Entrate è stato affinato nel tempo, in concerto con la stessa Agenzia, e funziona nel 99% dei casi; quando c’è qualche errore si tratta di un problema della singola azienda di gestione con l’AdE. L’introduzione obbligatoria di una “scatola nera” all’interno delle macchine implicherebbe costi per le nostre imprese pari a circa 250 milioni di Euro. Ogni anno i gestori investono circa 140 milioni in distributori e sistemi di pagamenti. Se questi soldi venissero drenati dagli apparecchi di rilevazione fiscale, noi fabbricanti rischieremmo di dover chiudere”.
“Confida – ha concluso Massimo Trapletti – a nome delle aziende della Distribuzione Automatica chiede che il Governo si impegni a prendere misure a favore del comparto come la cassa integrazione Covid-19 in deroga giornaliera, l’inserimento del settore tra quelli sostenuti dai DL Ristori, il credito d’imposta al 70% dell’importo dei canoni concessori per l’anno 2020-2021, la messa in campo di contributi a fondo perduto per investimenti in innovazione digitale e sostenibilità e la riduzione dell’aliquota I.V.A. del Vending dal 10% al 4% per il 2021”.
Senza queste misure, si aggraverebbe la già critica situazione di un settore in cui l’Italia è leader a livello internazionale. Siamo, infatti, primi in Europa per numero di vending machine installate (oltre 820 mila), seguiti da Francia (590 mila), Germania (545 mila) e Inghilterra (421 mila). Il settore nel 2019 erogava oltre 6 miliardi di consumazioni l’anno (di cui quasi 5 miliardi nel solo mercato automatico).
Ci troviamo a fronteggiare probabilmente la più grave crisi che abbia mai vissuto il nostro settore. Ci troviamo a combattere contro un nemico che non conosciamo. Un virus che detta i tempi dell’epidemia, delle chiusure e quindi dei fatturati delle nostre impese, senza che noi possiamo più di tanto prevederli.
Per questo dobbiamo prenderci un momento di riflessione tutti insieme, per capire e per approfondire la situazione che stiamo vivendo. Insieme per capire. Uniti per ripartire
Già il 2019 non era stato un anno completamente positivo per il Vending, caratterizzato da una stagionalità penalizzante per i nostri prodotti: un’estate fresca, che ha registrato vendite inferiori al 2018 per le bevande fredde, e un inverno mite, che non ha favorito le bevande calde. Pertanto quasi tutti i prodotti, con poche eccezioni, hanno registrato vendite inferiori rispetto al 2018
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Il 2019 è stato anche l’anno della “pazzia” (solo così si può chiamarla) del “plastic free”. Il 12 giugno è stata pubblicata, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE la Direttiva Europea sulla Plastica Monouso (che gli Stati membri dovranno recepire entro il 2 luglio 2021 e che prevede la messa al bando delle palette di plastica da luglio 2021 e restrizioni per bicchieri e bottigliette di plastica ndr). Ma in Italia, già prima dell’approvazione della Direttiva, era partita un’insensata campagna contro i prodotti monouso di plastica condotta prevalentemente dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, aiutato da alcune associazioni ambientaliste e da un partito politico: il movimento Cinque Stelle.
Si è trattato di una campagna ideologica che, invece di trovare soluzioni per gestire al meglio il fine vita della plastica, come il nostro settore ha correttamente fatto col progetto RiVending, si è trasformata in una battaglia alla plastica, materiale da sostituire con qualsiasi altro prodotto senza considerare se questa sostituzione sia più sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale.
Questa campagna insensata ha contagiato dapprima i mass-media, generando una potenza di comunicazione inaudita. Le regole dei mass-media le conoscete tutti: una notizia positiva non è una notizia, mentre una notizia negativa “fa ascolti” e “buca lo schermo”.
E quindi ricorderete che giornali, siti internet, televisioni e radio per più di un anno non hanno parlato d’altro che della plastica con immagini terrorizzanti di rifiuti negli oceani, balene e tartarughe impigliate nella plastica e così via, facendo un vero e proprio “lavaggio del cervello all’opinione pubblica”.
Attenzione, con questo non voglio negare nè sottovalutare l’impatto ambientale dell’inquinamento da plastica. Al contrario penso che dobbiamo assolutamente occuparci di questo tema. Ma con le soluzioni giuste e corrette. Non è con la “moda del plastic free” che si risolve il problema ambientale, ma con soluzioni scientifiche.
A seguito di questa grande campagna di comunicazione e della pressione dell’opinione pubblica, il “contagio da plastic free” ha colpito anche le nostre imprese. I clienti dei gestori, dapprima le multinazionali o le grandi imprese più attente al tema della reputazione aziendale, hanno capito che il “mondo andava da quella parte” e che non era opportuno cercare di spiegare in maniera scientifica, ma era meglio “cavalcare l’onda” e trasformarla in un’opportunità di marketing. Così il “plastic free” è diventato “green washing”, ossia l’opportunità, senza troppa fatica, di darsi un’immagine più green, più sostenibile.
L’attenzione che il Ministro Costa ha posto sui distributori automatici con il suo progetto “Plastic Free Challenge” ha fatto sì che le imprese si concentrassero su questi e facessero pressioni sui gestori per eliminare la plastica dai distributori. E da lì sono partite le richieste di sostituire i bicchieri in plastica (che sono 100% riciclabili) con bicchieri in carta con pellicola in plastica (non riciclabili) o i cosiddetti bicchieri compostabili di cui lo stesso Consorzio dei Compostatori ha segnalato le difficoltà di compostaggio. E poi la richiesta di sostituire le palette in plastica italiane certificate con quelle in legno principalmente provenienti dai Paesi asiatici e con certificazioni alimentari che in alcuni casi lasciavano a dir poco dei dubbi. Infine la lotta alle bottigliette e la richiesta di sostituirle con fontanelle dell’acqua o distributori allacciati alla rete idrica.
La nostra associazione ha fatto di tutto per opporsi a questa campagna, avanzando motivazioni scientifiche e proponendo soluzioni alternative. Abbiamo creato materiali per i gestori con cui controbattere alle richieste di “plastic free” dei clienti, incontrato decine di politici e rappresentanti delle istituzioni, stretto alleanze con le associazioni dei produttori, organizzato eventi interni (dedicati agli associati) ed esterni. Ricordo solo quello dell’aprile 2019 in Senato in cui abbiamo coinvolto 7 associazioni d’impresa che hanno dialogato con una decina di decisori istituzionali, tra cui il Vice Ministro dell’Ambiente.
Tuttavia “l’ubriacatura” da plastic free era tale che, anche quando riuscivano a convincere i nostri interlocutori, questi ci rispondevano: “Voi avete ragione ma il mondo va dall’altra parte …”.
Una delle ragioni che avanzavamo, tra l’altro, era il tema della sicurezza alimentare. I nostri prodotti monouso in plastica, custoditi all’interno della macchina, garantiscono la sicurezza alimentare da batteri e da virus, ma il Covid doveva ancora arrivare e queste motivazioni non interessavano a nessuno.
All’inizio dell’anno si diffondono notizie sul virus che sta colpendo duramente la Cina. Dapprima sembra un problema circoscritto al Paese asiatico. Verso il 20 gennaio arrivano due cinesi in Italia che avevano contratto il virus e vengono ricoverati all’Istituto “Spallanzani” di Roma, ma il nostro settore ancora non risente della crisi da Covid-19, che parte il 21 febbraio quando si scopre il primo caso italiano a Codogno.
Come d’incanto, la campagna “plastic free” viene completamente dimenticata perchè il nostro settore, con il Paese intero, deve affrontare un problema ben peggiore.
Dal 23 febbraio, infatti, parte una serie di decreti che prevedono la chiusura dei principali luoghi in cui il Vending sviluppa il suo fatturato (scuole, università, palestre, luoghi di aggregazione, ecc.), fino all’adozione dello smart working sia nel pubblico che nel privato.
Così il business ha registrato perdite crescenti fino a raggiungere il -70% in alcune settimane di aprile. Ma il settore non si è fermato. Il DPCM dell’11 marzo inseriva, infatti, tra le attività escluse dalle chiusure il “commercio effettuato per mezzo di distributori automatici”.
E proprio durante quei mesi è emerso chiaramente il valore sociale del nostro settore: portare ristoro a medici, infermieri, forze dell’ordine e lavoratori delle filiere essenziali (quali l’alimentare e il farmaceutico) che continuavano ad operare.
In quei mesi Confida è stata vicina ai suoi associati, inviando comunicazioni, pareri legali, pubblicando guide, protocolli sanitari, organizzando incontri virtuali e webinar gratuiti a tutti gli associati e lanciando campagne di comunicazione. Siamo intervenuti legalmente anche dove si stavano creando precedenti gravi, come la chiusura totale dei distributori automatici della Lombardia nel week-end del 4-5 aprile, poi rientrata grazie a un nostro ricorso d’urgenza al TAR e ai dialoghi serrati con la Regione.
In quei mesi siamo riusciti, con un’azione congiunta con Confcommercio, a far estendere il credito d’imposta sugli affitti ai negozi automatici e poi ad ottenere, sempre col Decreto Rilancio, la possibilità di rivedere con le pubbliche amministrazioni l’equilibrio economico-finanziario delle concessioni.
A partire da maggio è iniziata una ripresa molto lenta poiché lo smart working era ancora diffuso, così come la cassa integrazione. Discorso a parte va fatto per i distributori automatici delle scuole, che dal 14 settembre hanno iniziato le lezioni in un clima di incertezza: i singoli dirigenti scolastici hanno realizzato protocolli che talvolta andavano al di là di quanto prescritto da decreti e documenti ufficiali del Governo, che non richiedono di limitare o, ancor peggio, di vietare l’utilizzo dei distributori automatici nelle scuole, ma al contrario, invitavano ad adottare alcune misure di sicurezza.
Confida ha realizzato la campagna #pausasicura che consiste in una serie d’indicazioni e comportamenti rivolti sia ai consumatori sia ai gestori della Distribuzione Automatica per garantire una pausa sicura a tutti. La stessa cosa è stata fatta con le scuole, realizzando un “Protocollo per il rifornimento e la gestione dei distributori automatici presso gli istituti scolastici”.
Fino a metà ottobre la situazione sembrava lentamente migliorare, ma col rialzo del numero dei contagi il Governo ha emesso i decreti del 18 e del 24 ottobre che hanno colpito di nuovo duramente il Vending in quanto prevedevano lo smart working al 50% per la Pubblica Amministrazione e raccomandavano l’adozione della stessa misura anche ai privati, nonché l’incremento della didattica a distanza fino al 75% per le scuole superiori.
Per questo abbiamo trovato incredibile che non venissimo considerati nei Decreti Ristori che hanno concesso contributi a fondo perduto a numerosi altri settori economici. Abbiamo pertanto scritto un comunicato stampa uscito su oltre 50 testate giornalistiche e ripreso da telegiornali e radio per far sentire la voce del Vending ai decisori del Governo e, più in generale, alle istituzioni. Inoltre, abbiamo chiesto a Confcommercio di intervenire con una lettera a firma del Presidente Sangalli che è stata inviata al Governo.
Infine, il Decreto del 3 novembre, e la successiva creazione delle zone gialle, arancioni e rosse, con le ulteriori chiusure, ha colpito ancor più duramente il nostro settore con la conseguenza di un ulteriore calo dei consumi.
All’effetto dei decreti del Governo si aggiunge l’effetto delle ordinanze locali di sindaci e presidenti di Regioni che limitano ulteriormente, con riduzioni di orario e talvolta chiusure ingiustificate, l’utilizzo dei “negozi automatici H24”, nonostante molti imprenditori abbiano investito in sanificazioni, pulizie straordinarie, telecamere e tornelli meccanici che evitano gli assembramenti.
Durante gli Stati Generali avanzeremo proposte concrete ai politici che saranno presenti, al fine di salvaguardare il nostro settore:
Le stesse proposte saranno oggetto di una ulteriore campagna di comunicazione fatta dall’associazione.
Non ridurremo mai la pressione sui potenziali decisori, sia nazionali che locali, argomentando le nostre necessità e chiedendo soluzioni alle varie problematiche.
AL COMUNE DI RAGUSA IL PREMIO “VENDING SOSTENIBILE” DI CONFIDARagusa, che con oltre il 72% di rifiuti differenziati raccolti (dati 06/2020 certificati dall’Ato Srr di Ragusa) è uno dei comuni più virtuosi della Sicilia, ha vinto la 4° edizione del premio “Vending Sostenibile” di Confida. La città è stata premiata per il progetto RiVending. Il premio è stato consegnato nell’ambito del “Cresco Award – Città sostenibili”, organizzato da Fondazione Sodalitas e ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). “Il Comune di Ragusa partecipa con soddisfazione – commenta Giuseppe Cassì, sindaco di Ragusa – a RiVending ed è lieto di ricevere il premio “Vending Sostenibile” di Confida perché segno di una sensibilità particolare della comunità ragusana rispetto al tema del riciclo dei rifiuti e alle iniziative che devono essere sempre più tese alla salvaguardia dell’ambiente e del territorio”.
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