I pasti fuori casa alla prova Covid: c’è posto per l’automatico

a cura di Enrico Capello

 

Analizziamo come sta cambiando il mondo della ristorazione collettiva e quali soluzioni abbia da proporre il Vending sfruttando la sua logistica e la sua tecnologia

Durante il lockdown della scorsa primavera il settore dei bar e ristoranti – secondo il focus pubblicato da “Il Sole 24Ore” in collaborazione con la società Repower – ha perso 14 miliardi di Euro. La crisi economica innescata dal Covid-19 ha portato a una riduzione significativa della spesa complessiva dei consumatori.

Ottimizzare gli spazi esistenti, ampliarsi se possibile e garantire un maggior turnover di clienti potrebbe rivelarsi una esigenza non più differibile per gli esercizi pubblici.

Avere la capacità di innovare, offrendo servizi nuovi, e seguire le richieste del mercato in tempi rapidi farà la differenza nel corso del 2021.

La percezione dell’immagine della propria attività è un fattore chiave su cui investire: comunicare valori socialmente condivisi, come ad esempio la sostenibilità, orienta i consumatori e favorisce la scelta.

La comunicazione interpersonale verso i clienti diventa centrale e va curata in modo specifico.

È una delle lezioni che il lockdown ha lasciato “da imparare a memoria” all’arena competitiva del settore food&beverage in Italia che – come plasticamente mostrato durante l’emergenza Coronavirus – si divide tra il consumo domestico, con i propri canali di distribuzione (supermercati, negozi, e-commerce, ecc.), e quello dei pubblici esercizi.

Al calare dell’una cresce necessariamente l’altra poiché il consumo totale, perlomeno in volume, è stabile rispetto al ciclo economico. Perciò, capirne le dinamiche complessive aiuta ad adattare l’offerta.

Un’altra tendenza di derivazione dal lockdown è la food delivery. Secondo un’indagine dell’osservatorio Just Eat, negli ultimi mesi più di un terzo dei nuovi clienti del popolare servizio ha acquistato cibo tramite questo canale per la prima volta in assoluto. In forte crescita risultano anche i pagamenti digitali, forzati in un periodo di necessità di consegne contactless.

E poi c’è il tasto dolente dello smart working. Se fino a febbraio il lavoro da casa ha interessato un limitato numero di persone, sarà difficile immaginare che, per quanto il coronavirus dovesse essere in futuro debellato, si tornerà esattamente alla situazione precedente. È lecito attendersi, ad esempio, che con un incremento di giornate di lavoro dalla propria abitazione si ridurrà quasi proporzionalmente il numero di colazioni e di pranzi fuori casa.

Mettere in discussione l’approccio tradizionale dell’attività per come si è sempre svolta, se non più redditizia, potrebbe diventare presto una necessità alla quale arrivare preparati, anche per il Vending.

Uguale attenzione va posta sui costi, a cominciare da quelli fissi che possono subire delle oscillazioni legate alla situazione economica, puntando a ottimizzare tutte le risorse necessarie allo svolgimento dell’attività.

 

LA MENSA AZIENDALE DIVENTA VENDING

La ridefinizione del business riguarda anche il settore delle mense aziendali. Ce lo spiega la giornalista de “Il Sole 24 ore”, Micaela Cappellini, in un reportage tra i grandi operatori della ristorazione collettiva che riprendiamo qui di seguito.

“Negli uffici ci sarà un frigorifero intelligente, dove troveremo quello che abbiamo ordinato via app il giorno prima, confezionato in atmosfera protetta e pronto da riscaldare. Sempre da lì ritireremo anche il piatto pronto da mangiare il giorno dopo, quando saremo a casa in smart working.

E perché no, prenderemo anche qualcosa per la cena o per il pranzo dei figli che domani saranno a casa con noi. Per i giganti della grande ristorazione collettiva la rivoluzione è cominciata.

Il cambiamento radicale è arrivato nelle grandi aziende, dove lo smart working portato dal Covid sembra proprio destinato a restare, almeno per alcuni giorni della settimana. E siccome da Camst a Elior, nessuno se la sente di fare concorrenza al modello Deliveroo e alle consegne a casa, la sfida è piuttosto lanciata ai piatti pronti del supermercato. Con grande realismo, i big delle mense si sono fatti i conti in tasca e si parla di un incasso del 34% in meno per il comparto della ristorazione collettiva.

Lo spiega bene per tutti Francesco Malaguti, presidente della Camst, una realtà da 120 milioni di pasti all’anno: “Il 70% delle aziende che serviamo sono fabbriche e lì non cambierà molto: gli operai continueranno a lavorare fisicamente nei siti produttivi. Nelle altre però, dove oggi opera da casa l’80% degli impiegati, ci aspettiamo che lo smart working rimarrà ben oltre l’emergenza Covid e per una media di 1 o 2 giorni alla settimana a testa. Nel lungo periodo, per noi, significa il 20% del fatturato in meno”. Ecco perché è necessario inventarsi qualcosa.

 

Il frigorifero intelligente

La risposta sono i cosiddetti smart locker: frigoriferi evoluti, controllati da app, da cui prelevare i pasti. Quelli da consumare in ufficio e quelli da consumare a casa. Camst da qualche cliente ha già cominciato, per esempio da Philip Morris: “È evidente – dice Malaguti – che per noi è un investimento conveniente solo dove le aziende ci garantiscono una programmazione quanto meno settimanale”. Anche Elior, che soltanto nel nostro Paese serve 106 milioni di pasti all’anno, ha cominciato da tempo a sperimentare gli smart locker. “I primi li abbiamo installati nel 2018 – racconta l’ad Rosario Ambrosino – oggi in Italia ne abbiamo più di 400 e nel giro di tre anni contiamo di quadruplicare questi numeri”.

Talmente ci crede, Elior, che ha appena lanciato iColti, una linea di 400 ricette prodotte in atmosfera protetta che durano 10 giorni e volendo possono anche essere consumati a casa. Scelte come queste richiedono però una “rivoluzione copernicana” dell’organizzazione e della produzione: “iColti – ammette Ambrosino – non vengono prodotti in una cucina centralizzata. Nelle singole mense aziendali la cucina potrà rimanere solo se si accettano prezzi più elevati”. Insomma, un pasto base costa intorno ai 5 Euro: chi vuole il cuoco in azienda dovrà pagare qualcosa di più. E già l’Angem, l’Associazione nazionale delle aziende della ristorazione collettiva, ad agosto aveva denunciato che nel settore sarebbero stati a rischio 20mila posti di lavoro.

“Noi riteniamo che il futuro della ristorazione si muoverà nella direzione della personalizzazione e della complementarietà dei servizi erogatiafferma Valentina Pellegrini, vicepresidente della Pellegrini – . La nostra attenzione sarà rivolta non solo a chi tradizionalmente consumerà il proprio pasto in azienda, ma anche a chi sceglierà luoghi e tempi differenti, fino a soddisfare le esigenze degli smart worker”.

Anche Cirfood, che gestisce oltre 220 ristoranti aziendali in Italia, sta studiando la formula del locker refrigerato. Ma non solo: “Stiamo anche valutando la possibilità, assieme ad alcuni partner, di consegnare il pasto direttamente a casa – racconta il direttore commerciale, Alessio Bordone – . La strategia per la mensa del futuro non può essere una sola: accanto a chi sceglie il lunchbox, c’è anche una fetta ampia di dipendenti che non vuole rinunciare alla mensa tradizionale e queste persone vanno rassicurate”.

 

@DINING: SOLUZIONE CHE PIACE E CHE RENDE… anche al gestore

Nel discorso ristorazione è coinvolto anche il Vending. Se in parecchi Paesi stavamo già osservando da tempo l’aumento della domanda, da parte delle aziende di più grosse dimensioni, di spazi incustoditi negli uffici per vendere cibi e bevande, con lo scoppio della “bomba” Covid-19 e l’avvento massiccio del telelavoro, questa richiesta pare destinata a crescere anche in Italia.

I fattori scatenanti possono essere molteplici. La ricerca, ad esempio, di modalità d’acquisto sicure dal punto di vista sanitario, con uso di macchine e frigoriferi e sistemi di pagamento contactless o, comunque, con minima interazione con gli strumenti, evitando affollamenti e garantendo il giusto distanziamento sociale.

La “nuova normalità” lavorativa è contrassegnata da diverse formule orarie per i dipendenti di quelle aziende che combinano smart working e presenza fisica in ufficio.

Tre i requisiti fondamentali di questo cambiamento paradigmatico di vivere il pasto sui luoghi di lavoro: innovazione tecnologica, qualità e varietà.

@Dining di Food24 by Fas è il sistema automatico di prenotazione e distribuzione pasti pronto a rispondere alla crescente necessità di ristorarsi fuori casa. @Dining è la soluzione che sfrutta, contemporaneamente, i vantaggi della mensa tradizionale e della Distribuzione Automatica.

La macchina ha bisogno di poco spazio e il servizio è in funzione a qualsiasi ora. È economica perché a basso consumo energetico e perché consente un ridimensionamento del personale coinvolto e quindi un più facile e veloce ammortamento dei costi rispetto alla mensa tradizionale.

L’impianto – perché parliamo di impianti e non di semplici vending machines – può essere gestito da un operatore che propone il suo servizio di mensa automatica all’azienda committente o è quest’ultima direttamente ad acquistare @Dining per poi affidare l’attività a un gestore di sua fiducia.

Oggi vi sono in Italia una cinquantina di impianti @Dining installati presso aziende ed enti pubblici.

Giuseppe Carrubba è il titolare della GVR Srl di Cassano D’Adda (Milano), centro di cottura che gestisce e rifornisce 5 postazioni di @Dining a Milano e nel suo hinterland e altre 4 tra Piemonte e Lombardia.

 

Signor Carrubba, come è venuto a conoscenza di @Dining?

Nel febbraio del 2019, tramite una comune conoscenza. Ho visto nel progetto delle grandi potenzialità e ho deciso di iniziare la collaborazione per la preparazione dei pasti destinati ai loro clienti nel milanese.

Devo dire che aver creduto in @Dining mi ha permesso di ampliare la conoscenza della filiera della produzione, avvicinandomi a tipologie di servizio lontane da ciò che ero abituato a offrire.

 

Quali cambiamenti ha comportato per la sua attività la gestione di una mensa automatica?

Nella fase di progettazione dei piatti, che avviene ancora in modo tradizionale, nessuna. Si ricerca sempre la massima qualità delle materie prime.

I cambiamenti sono stati, invece, evolutivi per ricercare la pianificazione delle preparazioni. Si è iniziato elaborando delle ricette con regolari grammature e tempi di cottura e controllo maniacali per creare un protocollo di preparazione che potesse dare sempre un risultato ottimo del prodotto soprattutto nella fase di rinvenimento da parte dell’utente finale della mensa.

Inoltre sono cambiate le tecnologie e questo ci ha permesso di lavorare in “Cook and Chill”; quindi una volta cotte, le pietanze vengono raffreddate mantenendo la catena del freddo. In questo modo si conservano l’igienicità e le caratteristiche organolettiche che al momento del rinvenimento nel microonde “riemergeranno” come se si trattasse di un piatto appena preparato.

Viene da sé che anche le strutture in cui si produce sono cambiate rispetto a prima. Operando con la catena del freddo si è capito che ogni lavorazione doveva avere un suo spazio specifico all’interno della nostra cucina, adibito al mantenimento ottimale del prodotto e questo ci ha spinti alla realizzazione di un centro di cottura con layout ben definito, con un senso di marcia “in avanti” che non permettesse incroci tra un piatto e l’altro dividendo in settori distinti le varie fasi del lavoro: arrivo merci, stoccaggio con eliminazione degli imballi sporchi, aree di lavorazione divise per ogni categoria di prodotto, zone cotture, zone abbattimento del prodotto, frigoriferi di giornata per i prodotti abbattuti, aree di confezionamento raffreddate e celle di stoccaggio del prodotto finito prima della consegna.

Oggi abbiamo a disposizione un sistema intelligente automatizzato di distribuzione con un recupero sui costi e una flessibilità nei tempi del servizio prima impensabili.

 

Come si gestisce, nel concreto, una mensa automatica?

@Dining è il sistema attraverso il quale vengono erogati i pasti tramite una procedura di ordinazione fatta all’interno di una rosa di pietanze molto ben assortite che permette di avere scelte diverse ruotando in un menù mensile che si diversifica tra le settimane.

Espletato l’ordine da parte degli utenti, che utilizzano il totem o l’app in dotazione, arriva la lista della comanda al nostro centro cottura così da poter preparare le pietanze che il giorno successivo, entro le ore 10 di mattina, verranno consegnate e inserite nel sistema.

Il caricamento dei prodotti è molto semplice e viene effettuato tramite una “chiave” operatore che indica quali pasti consegnare e in quale spazio, in base agli ordini.

@Dining può essere acquistato o noleggiato, dipende dalle esigenze dei clienti o dagli accordi contrattuali presi.

 

Come vi fate pagare il servizio?

Con fatturazione a fine mese, se esiste un contratto a monte con l’azienda o l’ente pubblico committente.

Oppure direttamente dall’utente finale con la chiave in dotazione, dopo aver caricato il credito necessario. In alcune postazioni più di passaggio, come le università, abbiamo anche una parte di @Dining dedicata alla tentata vendita dei piatti che il cliente può acquistare, sempre tramite chiavetta, senza averli ordinati.

Nei casi di pagamento con chiavetta la contabile viene inviata al registro corrispettivi degli incassi con connessione all’Agenzia delle Entrate come nel Vending tradizionale.

 

@Dining funziona anche per chi è in smart working?

L’impianto funziona per tutte quelle persone che hanno esigenza di prenotare un pasto per un determinato giorno. Possono farlo anche quando sono fuori azienda, tramite una webApp. È quindi utile anche per chi è in smart working e deve effettuare un ordine per il pranzo nella giornata in cui sarà presente in ufficio.

Abbiamo, inoltre, diverse strutture che utilizzano i sistemi per erogare il pasto serale o il cestino del notturno.

 

Cosa distingue @Dining dai cosiddetti frigoriferi intelligenti?

Uno fra tutti la garanzia assoluta di igiene. I pasti ordinati vengono inseriti all’interno di box singoli che solo il lavoratore può aprire utilizzando il proprio sistema di riconoscimento o di pagamento.

 

Quello della mensa automatica può essere un business anche per i tradizionali gestori Vending?

Si tratta di un business rivolto sia al Vending che alla ristorazione, ognuno con le proprie peculiarità.

Il Vending ha il vantaggio di avere una logistica molto forte e di conoscere bene i sistemi che permettono l’ordinazione e il pagamento del pasto e le procedure di manutenzione e sanificazione del distributore.

Ma senza un buon prodotto da erogare il servizio non è completo ed è qui che entra in campo la ristorazione.

Mi permetto di dirle che questo business non è solo appannaggio delle grandi catene di ristorazione. Il mio è un piccolo centro di cottura e per primo ha approcciato con successo questo progetto.

 

A SCHIO LA MENSA VENDING PER GLI STUDENTI

Il Faber Box è il centro servizi del “Campus” di via Tito Livio di Schio (Vicenza). Per “Campus” si intende l’area in cui il Comune veneto, 3 anni fa, decise  di concentrare tutti gli istituti scolastici della zona per una popolazione di oltre 4.300 studenti.

Il Faber Box è una palazzina di 4 piani e circa 250 mq in cui convivono aule studio, aule insegnamento, aule informatiche e lo “Schio campus cafe&bistrot” dove i distributori automatici non erogano più solo snack e bevande ma soprattutto piatti freschi pronti monoporzionati e termosigillati con un sistema di pagamento online tramite l’apposita app. Il servizio è gestito direttamente della Food24 Srl di Schio dopo la presentazione di un capitolato tecnico e di servizio che ha superato le proposte degli altri competitor.

“Il committente del servizio è lo stesso Comune di Schio – spiega Marco Marcazzani, responsabile commerciale di Food24 . Ci avevano chiesto di proporre agli utenti del campus un tipo di ristorazione innovativa, composta principalmente da piatti freschi pronti in monoporzione realizzati secondo le linee guida di un gruppo di nutrizionisti scolastici. Abbiamo implementato un sistema di prenotazione e di pagamento delle consumazioni basato su una piattaforma presente sul sito https://www.schiocampus.it/ in cui ogni studente si deve registrare. Ai ragazzi viene attivato un borsellino elettronico ricaricabile tramite le più comuni app digitali (paypal, apple pay, ecc.). Grazie al collegamento all’app oppure tramite browser gli studenti e i loro genitori possono conoscere il menù del giorno, gli ingredienti dei prodotti consumati dal figlio, il loro apporto calorico e il flusso monetario quotidiano. Al termine dell’anno solare siamo in grado di comunicare e certificare alle famiglie il corrispettivo economico del consumato per poter usufruire di eventuali detrazioni fiscali”.

Distributori automatici che fanno praticamente da delivery point. E se all’inizio erano i classici panini e tramezzini a dominare le scelte dei ragazzi, nel tempo c’è stato una riequilibratura delle vendite rispetto ai piatti pronti, prodotti artigianalmente da una ditta della zona. A dimostrazione che se la qualità c’è ed è percepita si possono attivare scelte alimentari consapevoli anche da parte di un pubblico di giovanissimi.

“Per evitare il collo di bottiglia dei ragazzi intorno alle macchine – aggiunge Marcazzani – abbiamo deciso strategicamente di posizionare i forni a microonde sparsi per il locale. Una forma di anti-assembramento che diventerà fondamentale nella fase post-pandemica quando il bistrot tornerà, ci auguriamo, a funzionare a pieno regime. Nei momenti di maggiore afflusso il servizio di Food24 è riuscito a erogare fino a 150 piatti pronti al giorno il cui costo al pubblico varia dai 4 euro di un primo piatto di qualità agli 8 euro di una porzione di baccalà alla vicentina tanto ambito tra i docenti”.

 

MENSE E MARKET AUTOMATICI DI J. MOMO

Prosegue la crescita dei ristoranti automatici con vending machines dell’azienda campana J.Momo Italia, produttrice di pasta fresca surgelata, piatti pronti e sughi. In un solo anno saranno inaugurati 10 punti vendita a Parigi per un investimento complessivo di oltre 1,8 milioni di Euro. Il primo ristorante automatico aprirà a pochi passi dagli Champ Elysee.

Chiaro, quindi, il piano di sviluppo dell’azienda che sta proseguendo a ritmo sostenuto con aperture da nord a sud dell’Italia e ora all’estero in Francia grazie all’accordo di partnership con un’azienda transalpina.

J.MOMO – forte dei propri prodotti di piatti pronti, pizza napoletana fatta a mano e surgelata e friggitoria – porta la tradizione italiana a portata di mano dei parigini. Con un click. Tutti i punti vendita saranno dotati di vending machines con tecnologia all’avanguardia e sistemi di controllo da remoto. La progettazione e l’intero allestimento e l’approvvigionamento dei prodotti di ogni punto vendita vengono curati interamente dalla staff tecnico della J.MOMO Italia.

Particolarmente significativo è il risvolto occupazionale che costituisce il secondo pilastro del piano “J.MOMO Italia”. L’azienda ha annunciato, infatti, che verranno in questo modo creati almeno 50 posti di lavoro tra la stessa J.MOMO e l’indotto.

Altro cardine del programma presentato da J.MOMO Italia è la valorizzazione della filiera agroalimentare italiana anche attraverso l’export già forte di per sè. Nei 10 nuovi market ristoranti automatici, infatti, i clienti potranno trovare il 100% di prodotti Made in Italy, molti dei quali prodotti dalla J.MOMO ma anche di innumerevoli altre aziende costituite da piccole e medie imprese alimentari italiane.

Mensa automatica I-Eat

Andiamo, invece, ad analizzare il sistema attraverso cui J. MOMO Italia propone il suo servizio di mensa automatica. È l’azienda napoletana a fornire in comodato d’uso gratuito le vending machines al cliente che richiede la mensa self-service, purchè vengano venduti i prodotti di J. Momo in via esclusiva. È previsto un deposito cauzionale rimborsabile al termine del contratto di due anni, rinnovabile per altri due alle stesse condizioni. La progettazione architettonica di ogni punto vendita viene curata interamente dallo staff tecnico di J.MOMO Italia. Questo consiste in: sopralluoghi, rilievi e foto degli ambienti fino al progetto esecutivo, impiantistica inclusa. Il franchising I-Eat di J. Momo si occuperà della realizzazione chiavi in mano della mensa e del suo funzionamento. Il cliente può personalizzare il menù da proporre ai dipendenti scegliendo da un’offerta di oltre 50 piatti pronti, snack, caffè e bibite.

L’analisi delle vendite, cosi come il controllo del funzionamento delle macchine, avviene da remoto ed è a carico di J.MOMO o del subappaltatore del servizio. È J. MOMO Italia a provvedere, infatti, al rifornimento delle macchine o direttamente, mediante i suoi automezzi, o grazie a convenzioni con aziende locali. La fornitura dei prodotti J. Momo è prevista al prezzo di costo tale che gli utilizzatori delle vending machines – l’azienda cliente o il subappaltatore – possano poi avere un congruo utile.

La selezione dei prodotti in vendita avviene grazie a dei touch screen applicati ai distributori automatici. Il lavoratore può pagare con una scheda nominativa che gli viene fornita da J. MOMO Italia. Tale scheda è ricaricabile dal lavoratore o dalla azienda stessa che usu-fruisce della mensa. Sono allo studio alcuni sistemi app che saranno implementati a breve.

Stessa procedura per il market automatico: consiste nel realizzare un vero e proprio supermercato automatico (da 40 a 100 mq) dove reperire tutti i prodotti che abitualmente si trovano nei market. Quindi pesce, carne, pane, ecc.

 

SELECTA: 200 MICROMARKETS IN EUROPA

Selecta Group ha annunciato di aver installato il suo duecentesimo micromarket in Europa presso il produttore di dispositivi medici Renolit, con sede nei Paesi Bassi.

I micromarkets di Selecta – con il marchio FOODIE’S in Europa continentale ed Express HUB nel Regno Unito e in Irlanda – offrono una soluzione di ristoro self-service “prendi e vai” sui luoghi di lavoro. Sono un’alternativa conveniente ed economica per le aziende che hanno uffici di capienza ridotta e per quelle realtà che sono alla ricerca di opzioni di ristorazione “non presidiate”. Il sistema self-service contactless è facile da pulire e supporta le misure di distanziamento. Cibi freschi, bevande e snack confezionati singolarmente offrono ai dipendenti la massima sicurezza igienica. Inoltre, sono disponibili 24 ore su 24, contribuendo a limitare la corsa al pasto all’ora di pranzo. Selecta ha, inoltre, introdotto una serie di misure per promuovere la prevenzione anti-Covid.

Dopo aver lanciato la prima installazione nel 2016, le soluzioni micromarkets di Selecta sono ora disponibili nei Paesi Bassi, Svizzera, Germania, Italia, Francia, Spagna, Belgio, Irlanda e Regno Unito, con l’intenzione di espandersi ulteriormente nei mercati già presidiati da Selecta entro la fine dell’anno.

Christian Schmitz, Amministratore Delegato di Selecta Group, ha commentato: “La pandemia ha accelerato le tendenze, già in atto nelle aziende, verso un cambiamento delle dinamiche lavorative. Negli ultimi mesi, l’intero panorama della ristorazione in ufficio si è spostato, a una velocità enorme, verso soluzioni più flessibili per le organizzazioni e i dipendenti. Di conseguenza, abbiamo riscontrato un aumento della domanda per i nostri micromarkets FOODIE’S. Sappiamo che questa crisi cambierà in modo significativo il lavoro. La nostra priorità è supportare le aziende nel rendere la transizione alla “nuova normalità” il più semplice possibile”.

Arjen Valk, Project Manager Facilities di Renolit, ha dichiarato: “C’era un forte desiderio all’interno della nostra industria di garantire che tutti i dipendenti fossero in grado di accedere a prodotti economici ma soprattutto sani in qualsiasi momento della giornata, cosa che le tradizionali opzioni di ristorazione non potevano fornire. Il micromarkets di FOODIE’S ci offre esattamente la flessibilità che stavamo cercando attraverso la sua soluzione senza operatore disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Otteniamo anche ottime informazioni sull’assortimento di prodotti forniti da Selecta e possiamo controllare che esso soddisfi le esigenze di tutti riducendo al minimo gli sprechi alimentari”.

 

FRESCOFRIGO ALLA CONQUISTA DEL MONDO

Cambio ai vertici di FrescoFrigo, la start-up dell’healthy food fondata a fine 2018 da Enrico Pandian che, mantenendo il ruolo di Presidente, ha chiamato Giacomo Pastore a ricoprire la carica di Amministratore Delegato. Il giovane manager, 34enne – laureato in Economia&Management alla Bocconi di Milano, con un master in Strategy e Business Administration – annovera una lunga esperienza presso la sede milanese di Europa Investimenti Spa e, prima ancora, in PwC e in Valentino Fashion Group USA.

L’inserimento di Giacomo rappresenta l’inizio di una nuova fase per FrescoFrigo che vede nell’internazionalizzazione la sua futura crescita. Infatti, il nuovo AD, non appena si chiuderà il round di investimenti attualmente in corso, sarà chiamato a premere sull’acceleratore proprio per garantire il rapido avvio del processo di espansione nei mercati esteri – ha affermato Enrico Pandian – . Dopo New York, Lisbona e Londra vogliamo continuare a volgere lo sguardo oltre frontiera”.

Fresco Frigo lavora nell’ambito dell’healty food e vuole sviluppare un nuovo concetto di retail di prossimità per uffici e comunità (ad esempio i condomini).

Il suo obiettivo è distribuire in una vending machine a Km Zero cibo fresco, di alta qualità e prodotto da un fornitore riconoscibile, come ad esempio un ristorante, che disti al massimo 500 metri dalla food machine, con refil giornaliero entro le ore 10.30 della mattina e ritiro dei prodotti in scadenza. La startup risponde alle esigenze di un mercato che si allarga per venire incontro alle scelte più salutiste in campo alimentare e ai problemi di logistica nelle ore di punta per la consegna del cibo a domicilio.

La complessità dell’inventario degli alimenti, dai 140 ai 200, differenziati per i vari momenti della giornata, e le procedure di acquisto e pagamento sono gestite da dispositivi integrati capaci di leggere l’RFID dei cibi (identificazione di informazioni automatica collegata a etichette elettroniche), mentre i consumatori grazie all’app FrescoFrigo gestiscono il wallet digitale (pagamenti e inserimento dei ticket restaurant digitali), sbloccano la porta del frigo e scelgono cosa mangiare. Il sistema rileva l’operazione e addebita al cliente il costo del prodotto.

Il ricavo annuo per ogni frigo è stimato in 50mila di Euro. Ogni gestore sostiene il costo di acquisto iniziale del frigo personalizzato (circa 900 Euro), un noleggio mensile e le revenue sul venduto.

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