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Nel 2022 il Vending italiano tornerà ai livelli pre-crisi

È questa l’analisi fatta per Vending Magazine da Scouting Capital Advisors. La crescita continuerà a essere per acquisizioni ma chi è forte e sano non venderà a prezzi “stracciati”

di Enrico Capello

 

Scouting Capital Advisors (www.scoutingca.com) è una realtà internazionale indipendente, attiva da 20 anni nel corporate finance e nella gestione del patrimonio familiare. È presente sul mercato internazionale con due divisioni: Corporate Finance, per supportare le imprese che vogliono investire in Italia o all’estero; Family Office, per proteggere e far crescere il patrimonio di famiglia. Inoltre, vengono assistiti investitori istituzionali – banche, assicurazioni e soggetti finanziari – nelle loro operazioni straordinarie (fusioni e acquisizioni, valutazione e cessioni di rami aziendali).

Scouting Capital Advisors è specializzata in attività di M&A (Merger&Acquisitions) sia come sell-side che come buy-side. Nel solo 2020, la società di advisory con sede a Milano, Bologna, Parma e Padova ha concluso con successo operazioni di M&A sia in ambito industrial che consumer con grosse realtà come Itelyum, Poggipolini, BC Partners/Pasticceria Bindi, Fosber Group, Cervellati, La Cesenate/Alce Nero/Conapi.

Con il dottor Filippo Bratta, Managing Partner di Scouting Capital Advisors, abbiamo analizzato il mercato del Vending in chiave economico-finanziaria.

 

Dottor Bratta, qual è la fotografia del mercato mondiale del Vending?

Secondo Euromonitor International, per il 2020 ci si attende un significativo calo delle vendite rispetto al 2019 pari a circa il 14-15% (Year over year), seguito da una progressiva ripresa a partire del 2021 che porterà le vendite del settore al livello di fatturato pre-crisi nel 2023-2024.

Il COVID-19 sta avendo un impatto molto significativo sul Vending e le attuali misure adottate a livello internazionale per contenere il contagio (lockdown, smart working chiusura delle scuole, limitazione degli spostamenti con mezzi pubblici, ecc.) hanno ridotto i momenti di socialità e aggregazione sia nella sfera privata che lavorativa e, di conseguenza, tutti i settori annessi stanno soffrendo.

 

Qual è la brand share dei principali player del settore?

I leader della Distribuzione Automatica sono rappresentati da grandi multinazionali attive nei settori del beverage e del tabacco che fanno del Vending uno dei canali distributivi dei propri prodotti (Coca-Cola, Suntori Holdings, Japan Tobacco e Asahi).

Nello studio che ci propone Euromonitor International – che prende in considerazione sia gestori che fabbricanti – occupano le prime posizioni delle “Top 30” anche due aziende di gestione legate al Vending italiano: Selecta AG e IVS Group.

 

Scendendo nella specifica realtà italiana, quali sono le dinamiche di mercato?

Una premessa sull’Italia rispetto allo studio di Euromonitor. Nel nostro Paese il mercato del Vending in termini di brand share è prevalentemente composto da operatori che offrono bevande calde, snack e bevande preconfezionate. A differenza del panorama europeo e mondiale non troviamo i player del tabacco. Il mercato vending machine per tabacchi, che risulta avere valori rilevanti in termini di fatturato, in Italia si differenzia dal modello di business del vending classico in quanto le aziende che forniscono snack, bevande calde, ecc. offrono al cliente un servizio completo (dal noleggio della macchina al refill dei prodotti), mentre le aziende che commercializzano d.a. per tabacchi si limitano a vendere la macchina e il refill dei prodotti è in capo a chi la acquista che, inoltre, deve essere in possesso della licenza per la vendita di tabacchi.

Negli ultimi 6 anni, 2014-2019, il valore totale delle vendite attraverso il canale Vending è cresciuto in media del 2% all’anno. Il settore in Italia mostra un CAGR di crescita maggiore rispetto al contesto europeo e mondiale. Ovviamente, l’effetto COVID andrà a ridurre il valore delle vendite per una quota che possiamo stimare a fine anno intorno al 15%, in linea con i dati esteri.

La quota di mercato maggiore è detenuta da IVS Italia, al primo posto con il 15,2% del mercato, seguita da Gruppo Argenta con il 10%.

 

La slide riportata nella pagina qui di fianco analizza il contesto operativo dei principali players italiani, sia gestori che fabbricanti di macchine. Che commento possiamo fare?

Il mercato Italiano del Vending, che conta all’incirca 2.200 imprese operanti nel comparto della gestione dotate di un minimo di visibilità, risulta essere molto frammentato nonostante negli ultimi anni si sia assistito a un significativo trend di consolidamento.

Nella tabella sono riportati i primi 15 operatori per fatturato presenti in Italia. Alcuni di questi gruppi (ad esempio IVS, Evoca, DAEM) sono costituiti da diverse società e vengono rappresentati in tabella dai numeri consolidati.

I gruppi che occupano le prime posizioni in classifica hanno effettuato negli ultimi anni diverse acquisizioni spinti sia da un’esigenza di espansione geografica dei propri mercati di riferimento che dalla necessità di supportare i margini operativi.

I primi 4 gruppi riportati in tabella sono caratterizzati da una marginalità media tra il 17% e il 18% a fronte di un grado di indebitamento più elevato rispetto alle società con minori dimensioni. Questo dato conferma la tendenza di questi gruppi di ricorrere, in prevalenza, alla leva bancaria per finanziare le acquisizioni.

 

Qual è stato l’andamento del M&A negli ultimi 10 anni?

Dal 2010 ad oggi in Europa sono state annunciate 70 operazioni di acquisizione nel settore del Vending (le “Transazioni Europee”) con un entrepise value superiore a 3 milioni di Euro; di queste quasi un terzo hanno interessato target o compratori italiani (le “Transazioni Italiane”).

Si nota un evidente trend di consolidamento del settore negli ultimi 10 anni soprattutto in Italia, con una particolare intensificazione dell’attività di M&A dal 2016 al 2018. Nei primi 9 mesi del 2020, forse anche a causa dell’effetto Covid, non sono state annunciate operazioni di particolare rilievo.

Tra le società che hanno annunciato un numero di operazioni rilevante evidenziamo il gruppo quotato IVS Group (8 acquisizioni dal 2012 al 2019 di cui 7 in Italia e 1 in Francia); nel campione non viene considerata l’acquisizione di Moneynet perché la target opera nel Fintech.

Aggiungiamo, poi, Evoca Group con 3 acquisizioni nel triennio 2016-2018, di cui 2 in Italia e 1 in Spagna; il gruppo svizzero Selecta con 3 acquisizioni nel triennio 2016-2018 tra cui il gruppo britannico Pelican Rouge (circa 640 milioni di Euro di fatturato) e Gruppo Argenta (circa 210 milioni di fatturato).

I volumi delle transazioni rappresentati nella slide qui di fianco si riferiscono alle operazioni nel settore Vending annunciate dal 2010 a oggi, coperte dal database MergerMarket e non ritirate, completate o da completarsi. L’estrazione è aggiornata alla data del 17 settembre 2020. Per “Transazioni Europee” si intende il panel di operazioni che considera l’Europa (Italia inclusa) sia come geografia della società acquisita/venditrice, sia come geografia dell’acquirente. Per “Transazioni Italiane” si intende il panel di operazioni che considera l’Italia sia come geografia della società acquisita/venditrice, sia come geografia dell’acquirente.

 

Quale il rapporto tra M&A e private equity?

Nell’ultimo decennio il settore mondiale del Vending ha suscitato anche l’interesse di investitori finanziari. Sono 14 le acquisizioni completate da fondi di private equity (Fonte: S&P Capital IQ, 17 Settembre 2020, Dati Forecast Consensus Capital IQ). Tra queste la più rilevante è l’olandese Maas International, acquisita nel 2015 dalla banca d’affari olandese ABN AMRO Bank e ceduta nel 2018 a un altro fondo di private equity olandese: Ninmbus BV.

In termini di controvalore, analizzando solo le operazioni per cui i valori erano pubblicamente disponibili, si evidenzia che nel Vending sono state fatte principalmente operazioni medio-piccole. Il taglio medio delle operazioni, in termini di enterprise value, è stato di 69 milioni di Euro (con moltiplicatori impliciti pari a 1,5x i ricavi e 8,9x l’Ebitda).

La principale operazione in termini di controvalore è stata l’acquisizione, nel maggio del 2017, di Pelican Rouge Group da parte di Selecta per un controvalore di oltre 520 milioni di Euro.

Se escludiamo le grandi multinazionali di soft drink/snack e tabacco (per esempio, Coca-Cola, Japan Tocacco) non sono tanti al mondo i player quotati che hanno come attività principale la Distribuzione Automatica.

Tra questi troviamo due realtà europee – l’italiana IVS Group (463 milioni di Euro di fatturato nel 2019) e la spagnola Azkoyen (146 milioni di Euro di fatturato nel 2019) che è attiva, oltre che nel canale delle vending machine anche nei pagamenti elettronici e nel controllo degli accessi – la giapponese Aseed Holdings, 203 milioni di fatturato nel 2019, e la taiwanese Alona con 11 milioni di fatturato nel 2019.

 

Il Covid ha inciso e inciderà sulla capitalizzazione delle imprese del Vending?

Notiamo, negli ultimi mesi, una evidente contrazione della capitalizzazione di mercato delle aziende del settore. La capitalizzazione di IVS, ad esempio, si è contratta del 41%, passando da 354 milioni a 209 milioni. I mesi in cui le azioni hanno rilevato la maggiore contrazione del prezzo azionario, toccando i minimi storici degli ultimi 3 anni, sono stati marzo e aprile 2020, quando le misure di lockdown, per effetto del diffondersi del coronavirus, sono state adottate a livello globale.

Sull’evoluzione delle performance di IVS per il 2020 e il 2021 gli analisti si rivelano ancora abbastanza prudenti, stimando una contrazione dei risultati sul 2020 e una ripresa nel 2021.

I forecast sugli anni prospettici 2020-2021 mostrano, infatti, per IVS Group un EBITDA in calo nel 2020 e in leggera ripresa nel 2021 ma ancora al di sotto rispetto ai valori 2019. Bisogna, inoltre, sottolineare che circa il 70% dei ricavi di IVS Group derivano da aziende medio/grandi, impattate in maniera significativa dalla pandemia in corso.

 

Come ritenete evolverà il mercato italiano del Vending?

Da metà maggio il settore ha mostrato graduali segnali di ripresa grazie alla seppur parziale riapertura delle attività economiche. A complicare la situazione è soprattutto la ridotta presenza di gente nei luoghi di lavoro pubblici e privati a causa dello smart working.

Difficile, quindi, fare delle previsioni a medio-lungo termine sia perché non sappiamo se vi sarà una recrudescenza del virus – con conseguenti lockdown anche solo “territoriali” – e fino a quando i provvedimenti governativi (ammortizzatori sociali, blocco licenziamenti e regolamentazione lavoro da remoto) riusciranno ad “anestetizzare” la nostra economia.

Guardando con attenzione anche alle aspettative dei gruppi quotati, possiamo stimare per il Vending un orizzonte temporale di circa 2 anni, quindi il 2022, per tornare ai livelli di business del pre-pandemia.

 

Continuerà la spinta del M&A nel Vending nonostante il Covid?

Le operazioni di M&A continueranno, anzi ci sarà una spinta verso una loro intensificazione: lo riscontriamo anche in altri settori. Per i Grandi Gruppi fare aggregazione rappresenta – assieme alla acquisizione di volumi e all’efficientamento delle risorse – una risposta concreta alla pressione costante del mercato sui loro livelli di redditività.

Se guardiamo, invece, alle realtà medio-piccole, è chiaro che chi era già in difficoltà prima della pandemia, e ha visto calare ulteriormente il giro d’affari nel primo semestre 2020, dovrà confrontarsi con un mercato che cercherà di trarre vantaggio da volumi e margini ridotti per spuntare, in caso di vendita, dei prezzi vantaggiosi.

Per le imprese sane e strutturate sarà, invece, più agevole confrontarsi con valutazioni che non guardino alla contingenza sfavorevole attuale ma alla crescita futura, appena il virus scomparirà o diventerà innocuo.

 

Cambieranno anche i multipli medi di Ebitda nelle trattative di vendita?

Non essendoci state transazioni di rilievo annunciate nel corso degli ultimi 9 mesi, ci risulta difficile estendere con certezza al Vending la tesi riportata da una nostra recente analisi di un campione di transazioni molto più amplio e diversificato per settori economici (vedere articolo a pag. 12 ndr). Tale ricerca ha evidenziato che nel primo semestre dell’anno le poche operazioni di M&A hanno visto multipli impliciti EV/Ebitda in calo netto del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma nel panel di aziende analizzate abbiamo preso in considerazione anche “big-deal” da oltre 1 miliardo di Euro.

Detto questo, il mondo della Distribuzione Automatica non dovrebbe discostarsi nel post-Covid dalla dinamica di riduzione dei multipli sulle transazioni medio-piccole che abbiamo riscontrato nel nostro campione relativo a tutte le transazioni di M&A annunciate in Italia nel primo semestre 2020 rispetto al primo semestre 2019. Anche in questo caso il calo del multiplo viaggia, perciò, intorno al 20%.

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