Cerca
Close this search box.

Gedap 4.0: dai fondi di caffè pellet e fertilizzanti

La gestione di Viterbo protagonista all’Università della Tuscia con un progetto ecosostenibile

Pellet per stufe e fertilizzante dal riutilizzo dei fondi di caffè. È il progetto di economia circolare di “Gedap 4.0”, realizzato in collaborazione dall’impresa di gestione viterbese – da sempre molto sensibile alle tematiche ambientali anche in termini di una produzione ecosostenibile – con il dipartimento DAFNE (Scienze Agrarie e Forestali) dell’Università della Tuscia.

Secondo la ricerca è possibile realizzare un pellet composto al 98% da fondi di caffè, con un potere calorifico superiore a quello ottenuto con tutte le altre biomasse, e con parametri inquinanti entro i limiti normativi. Inoltre, dallo stesso materiale è possibile ricavare biochar di ottima qualità, un ammendante che incrementa il PH del terreno, migliora la ritenzione idrica e favorisce la proliferazione di funghi e batteri benefici per le coltivazioni.

Durante il convegno dello scorso 16 dicembre al DAFNE, dopo i saluti di Nicola Lacetera, direttore del Dipartimento, e del presidente del corso di laurea in Economia Circolare al polo di Civitavecchia, Enrico Maria Mosconi, il professor Andrea Colantoni ha coordinato l’esposizione dei risultati del progetto.

L’idea nasce dalla Gedap, società leader nella Tuscia per il settore del Vending che dà lavoro a 60 persone. “Abbiamo avuto tanto da questo territorio, ci sentiamo in dovere di proteggerlo e di restituire parte di quello che abbiamo ricevuto – ha affermato il direttore amministrativo Leonardo Neri . Siamo onorati di aver collaborato con l’Università degli Studi della Tuscia e di essere qui a presentare il frutto di questo progetto. Abbiamo cercato una soluzione efficace sul piano economico e ambientale al problema dello smaltimento dei fondi di caffè. Siamo impegnati su più fronti per l’ambiente e a breve verrà implementato anche il progetto RiVending: un’iniziativa ideata da Confida, Corepla e Unionplast che punta a creare un ciclo completamente circolare per bicchieri e palette erogati dai distributori automatici”.

 

Gedap vende, attraverso i suoi distributori automatici, circa 43.000 kg all’anno di caffè in grani che si trasformano in una grande quantità di residui di caffè. La società viterbese si è rivolta all’Università degli Studi della Tuscia per trovare una destinazione d’uso a questo “rifiuto” organico.

“Il caffè è il prodotto più commercializzato al mondo dopo il petrolio – ha spiegato il ricercatore Leonardo Bianchini . Nel 2017 sono state prodotte oltre 10 milioni di tonnellate e solo in provincia di Roma è stato stimato un consumo pro-capite di 5,5 Kg all’anno. È evidente che queste masse produttive enormi generano degli scarti, di cui i fondi di caffè rappresentano la quota più grande”.

“Gli esperimenti – ha continuato Bianchini – ci hanno portato a produrre pellet miscelando il caffè in varia percentuale con la segatura. E più aumentava la segatura, più diminuiva il potere calorifico. Inoltre il pellet realizzato esclusivamente con fondi di caffè produce poche ceneri e mantiene bassi i livelli degli inquinanti. Anche il biochar ricavato dallo stesso materiale rispetta tutti i parametri normativi. Sono stati effettuati test di crescita attraverso la somministrazione del biochar di caffè su piante di lattuga in serra, con buoni segni di risposta”.

I risultati del progetto “Gedap 4.0: Utilizzo sostenibile e alternativo dei residui di caffè dei distributori automatici in un contesto di circular economy” ha visto impegnati per quasi un anno professori e ricercatori dell’Università della Tuscia.

Fonte: Tusciaweb

ARTICOLI DELLO STESSO NUMERO
Questo contenuto è riservato agli abbonati.