L’attuale governo ha inteso dare impulso concreto a due tematiche oggetto di attenzione da parte dell’opinione pubblica: la lotta alle plastiche e all’obesità.
Seguendo l’intento di cui sopra, sono state recentemente introdotte, con la Legge di Bilancio 2020, l’imposta sulle bevande analcoliche, cosiddetta sugar tax (comma 661), e l’imposta sul consumo dei manufatti con singolo impiego (MACSI), cosiddetta plastic tax (comma 634). Entrambe le imposte, incidono significativamente sul settore del Vending, soprattutto nel breve periodo.
Tale sistema di imposizione prevede la tassazione delle bevande “edulcorate”, intendendo il legislatore con tale definizione “i prodotti finiti e i prodotti predisposti per essere utilizzati come tali previa diluizione, destinati al consumo alimentare umano, ottenuti con l’aggiunta di edulcoranti e aventi un titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2% in volume”.
In questa categoria, rientra quindi, una vasta gamma di soft drinks, ovvero bevande prive di alcool, addizionate di zuccheri o di qualsiasi altra sostanza dolcificante e anche quelle “zero”. Non rientrano nella categoria tassata le bevande contenenti zuccheri propri e neppure le bevande con meno di 25 gr di edulcoranti per litro, nel caso di prodotti finiti, e di 125 gr per Kg nel caso di prodotti da diluire.
L’imposta è fissata nelle misure di:
Quanto all’obbligazione di pagamento, questa sorge e diventa esigibile:
In base a quando l’imposta diventa esigibile, sono obbligati al pagamento: il fabbricante nazionale ovvero il soggetto nazionale che provvede al condizionamento, nel primo caso; l’acquirente, nel caso al punto b); l’importatore, per la fattispecie di cui al punto c).
Con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, da pubblicarsi entro il mese di agosto dell’anno 2020, saranno stabilite le modalità di attuazione dell’imposta che scatterà verosimilmente il 1° ottobre 2020.
La Legge di bilancio n. 160/19, attraverso il comma 634, ha introdotto “l’imposta sul consumo dei manufatti con singolo impiego”, denominati “MACSI”, che hanno o sono destinati ad avere funzione di “contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari”. Alcuni esempi: piatti, posate e bicchieri monouso in plastica, buste, bottiglie e contenitori in tetrapak e pellicole. I MACSI, anche in forma di fogli, pellicole o strisce, sono realizzati con “l’impiego, anche parziale, di materie plastiche costituite da polimeri organici di origine sintetica e non sono ideati, progettati o immessi sul mercato per compiere più trasferimenti durante il loro ciclo di vita o per essere riutilizzati per lo stesso scopo per il quale sono stati ideati”.
Sono, inoltre, considerati MACSI i prodotti semilavorati – realizzati con l’impiego, anche parziale, delle predette materie plastiche – impiegati nella produzione di MACSI.
L’imposta per tali manufatti è fissata nella misura di 0,45 Euro per Kg di materia plastica contenuta nei MACSI.
Per i MACSI, l’obbligazione tributaria sorge al momento della produzione, dell’importazione definitiva nel territorio nazionale ovvero dell’introduzione nel medesimo territorio da altri Paesi dell’Unione Europea e diviene esigibile all’atto dell’immissione in consumo dei MACSI, ai sensi del comma 639, nel territorio nazionale.
Sono obbligati al pagamento dell’imposta:
L’immissione in consumo dei MACSI nel territorio nazionale, anche qualora contengano merci o prodotti alimentari, si verifica:
all’atto dell’acquisto nel territorio nazionale nell’esercizio dell’attività economica;
all’atto della cessione effettuata nei confronti di un consumatore privato;
Sono esclusi dalla “plastic tax” i prodotti compostabili (conformi alla norma Uni En 13432:2002) o frutto dell’attività di riciclo, i dispositivi medici e i contenitori di medicinali.
L’entrata in vigore della norma è prevista il primo giorno del secondo mese successivo alla pubblicazione del decreto del direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che avverrà a maggio dell’anno 2020. Quindi l’imposta scatterà verosimilmente dal 1° luglio.
Con i commi da 653 a 658, la Legge di Bilancio 2020 concede, alle imprese produttrici di MACSI, un credito d’imposta nella misura del 10% delle spese sostenute nel 2020 per l’adeguamento tecnologico finalizzato alla produzione di manufatti compostabili.
Le imposte oggetto del presente approfondimento sono frutto dell’applicazione della teoria “extrafiscale” riconducibile allo Stato Sociale di diritto. Il legislatore, attraverso l’introduzione di dette tasse, si prefigge di ottenere il cosiddetto “doppio dividendo della fiscalità”: da un lato, il miglioramento della salute/qualità ambientale; dall’altro la migliore allocazione delle risorse nel sistema economico.
Quanto alla sugar tax, guardando alla lunga esperienza statunitense, ma anche ai più recenti esperimenti in Europa, risulta evidente che i risultati più importanti si siano avuti sull’incremento di gettito e non sul piano comportamentale. L’esperienza concreta ha, infatti, dimostrato che un aumento medio della tassazione troppo basso (entro il 10% del prezzo al consumo) è pressoché ininfluente sulle abitudini dei consumatori. Addirittura, secondo i dati derivanti dalla prima esperienza francese, analoga a quella disegnata dal nostro legislatore, si sarebbe registrata una riduzione di non più di 9 cl medi per persona a settimana..
Ad analoghe conclusioni si giunge anche con riferimento alla plastic tax. La misura, per il suo sbilanciamento nella penalizzazione dei prodotti in quanto tali e non dei comportamenti, non avrà alcuna positiva ricaduta sull’ambiente, risolvendosi esclusivamente in un aumento della tassazione e dei prezzi.
A fronte, dunque, del sopra accennato inasprimento della tassazione, è pressoché certo – soprattutto nel breve periodo – l’aumento significativo dei costi imprenditoriali riguardanti l’intera filiera del Vending, nonché dei prezzi al consumo.
Tale incremento, sommato agli effetti degli altri provvedimenti adottati a livello comunitario, costituisce un fattore critico per la Distribuzione Automatica, particolarmente colpita dai recenti provvedimenti legislativi.
Il risultato sarà la sofferenza di un settore che ha, invece, dimostrato di saper reagire e di adeguarsi alle sfide, anche ambientali, che si sono presentate nell’ultimo decennio.
Avv. Eugenio Tristano
info@studiotristano.com
Coca Cola ha deciso di chiudere lo stabilimento di Catania e di spostare la sua produzione dalla Sicilia in Albania. Lo ha comunicato Luca Busi, amministratore delegato di Sibeg, l’imbottigliatore siciliano responsabile della produzione e commercializzazione di The Coca-Cola Company nella regione.
La decisione è stata presa a seguito dell’introduzione della Sugar e della Plastic Tax, che, stando a quanto spiegato dall’azienda, avranno un impatto negativo sul bilancio.
Su 115 milioni di fatturato, infatti, 18 milioni di Euro se ne andrebbero per far fronte a queste due tasse, il che è stato considerato un prezzo troppo alto da pagare per continuare a stare in Italia. Da qui, quindi, la scelta di delocalizzare in Albania alcuni investimenti pianificati in origine proprio in Sicilia. I lavoratori che rischiano di perdere il posto sono ben 151 (su un totale di 355 persone impiegate).