La Manovra di Bilancio tra plastic tax e sugar tax ha monopolizzato gli “Stati Generali del Vending” del 2019 tenutisi lo scorso 27 novembre a Roma presso la sede di Confcommercio-Imprese per l’Italia. Oltre 200 imprenditori della Distribuzione Automatica hanno occupato tutti i posti in platea, confermando l’apprezzamento per questa iniziativa istituzionale di Confida nata anni orsono da una felice intuizione del compianto Lucio Pinetti.
Abbiamo volutamente aspettato a pubblicare il reportage degli “Stati Generali” per vedere come si sarebbe evoluta la Legge di Bilancio, approvata poi a fine anno, che è stata fonte di parecchie preoccupazioni nel settore per le due tasse sopraccitate.
“Mai come quest’anno – spiega Massimo Trapletti, Presidente di Confida – abbiamo assistito nel dibattito politico a una gara a proporre le più fantasiose tasse di scopo: dalla tassa sulle merendine (poi scongiurata), a quella sulle bevande zuccherate, fino alla plastic tax. Sono tasse che penalizzano le imprese, mettendo a rischio posti di lavoro, e riducono i consumi delle famiglie. Tasse ipocrite perché, mascherate dietro a obiettivi ambientali o di sana alimentazione, hanno in realtà il solo scopo di recuperare risorse finanziarie”.
Ricco, come sempre, il tavolo dei relatori degli “Stati Generali”, moderato quest’anno da Giuseppe De Filippi, Vice Direttore del TG5. Oltre agli interventi di settore – il direttore di Confcommercio, Carlo Sangalli, e la vicepresidente Donatella Prampolini, il presidente di Confida, Massimo Trapletti, il presidente del Gruppo Imprese di Gestione, Pio Lunel, e il presidente di Venditalia Servizi, Ernesto Piloni – hanno preso la parola economisti, professori e politici: Carlo Cottarelli (Direttore Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano e Visiting Professor dell’Università Bocconi); Mariano Bella (Direttore Ufficio Studi Confcommercio); Carlo Alberto Pratesi (Professore di Economia e Gestione delle Imprese all’Università Roma Tre); Antonio Protopapa (direttore ricerca&sviluppo Corepla); Claudio Bilotti (Versalis/Gruppo ENI); Senatrice Maria Alessandra Gallone (membro Commissione Ambiente del Senato); Onorevoli Vania Gava (già Sottosegretario all’Ambiente) e Cosimo Ferri (Commissione Giustizia della Camera).
Nel pomeriggio, una tavola rotonda ha affrontato il tema del Vending 4.0 e dei protocolli di trasmissione dati con questi relatori: Roberto Pellegrini (Presidente Imprese di Fabbricazione Confida), Mario Majo (Consiglio Direttivo Confida); Roberto Pace (Presidente Gruppo Giovani Confida); Razvan Pitic (Direttore IoT Lab Politecnico di Milano); Alberto Facheris (coordinatore Commissione Tecnica Confida); Paolo Ghidotti (Presidente European Vending&Coffee Service Association). Di questo convegno diamo dettagliato resoconto a pag. 66.
“Gli Stati Generali, anno dopo anno, si stanno sempre più accreditando come un evento unico nel nostro settore, nel quale vengono trattate le tematiche di più stringente attualità per le imprese della Distribuzione Automatica – ha dichiarato Trapletti nel suo saluto introduttivo – . Sono ormai molti i rappresentanti delle istituzioni intervenuti in questa assise e che sono andati via portando con sé un’immagine più chiara del valore della filiera del Vending nel nostro Paese. L’ampia partecipazione restituisce l’immagine di un settore forte e dinamico, che non si arrende di fronte alle difficoltà”.
Partiamo, quindi, dalla fine: le due imposte “ipocrite” sono state approvate dal Parlamento che le ha mantenute in vita, pur con qualche piccola attenuazione – abbassamento dell’importo della plastic tax, che scatterà il 1° luglio, e slittamento della sugar tax a ottobre 2020 – nonostante i tanti emendamenti contrari presentati in sede di discussione.
“Come Confida abbiamo contrastato queste tasse in diverse occasioni pubbliche e ci siamo rivolti direttamente ai decisori politici, coordinandoci anche con le altre associazioni di categoria interessate, in quanto si tratta di imposte che si applicano a tutti i canali distributivi – commenta il presidente Trapletti – . La tassa sulla plastica è stata ridotta da 1 Euro al Kg a 45 centesimi. È, comunque, ancora alta e certamente non produrrà vantaggi per l’ambiente. La salvaguardia dall’inquinamento della plastica non si ottiene con le tasse ma promuovendo il riciclo con campagne di sensibilizzazione dei cittadini e costruendo nuovi impianti per la selezione e il riciclo dei rifiuti”.
La tassa colpisce la plastica utilizzata per produrre o importare manufatti con singolo impiego (MACSI) che hanno la funzione di contenere, proteggere, manipolare o consegnare merci e prodotti alimentari. Sono esentati i quantitativi di plastica riciclata e i manufatti in plastica biodegradabile compostabile. “L’insistenza del nostro Governo sui prodotti compostabili non trova riscontro non solo nella Direttiva Europea sul monouso in plastica ma soprattutto nella disponibilità di mercato, perché la quantità di bioplastica a livello mondiale è insufficiente per sostituire i prodotti monouso in plastica”, ha precisato Trapletti a Roma.
La soluzione proposta da Confida sulla plastica, insieme a Corepla e Unionplast, punta sull’economia circolare grazie al Progetto RiVending (www.rivending.eu), un circuito chiuso di raccolta e riciclo della plastica che viene reimmessa in produzione per fabbricare nuovi prodotti. “Al fine di accelerare questa trasformazione “green” della Distribuzione Automatica – ha concluso Trapletti – che comporta per le imprese del settore l’acquisto di particolari cestini e/o di eco-compattatori, riterremmo opportuno far rientrare questi strumenti all’interno dei beni agevolabili dal cosiddetto Green New Deal”.
Tra le richieste avanzate da Confida agli “Stati Generali” citiamo: ottenere agevolazioni sugli investimenti dei punti di raccolta RiVending; la detassazione della plastica riciclata in quantità proporzionale; aumentare il limite del 50% di Repet.
Un grosso passo in avanti è stato compiuto con la Regione Lombardia (leader in Italia come numero di aziende della Distribuzione Automatica), che ha concesso il patrocinio ufficiale per il 2020 a Rivending. “Siamo fieri – dice Trapletti – del fatto che una così importante istituzione abbia riconosciuto il valore di un progetto di filiera che risolve in maniera efficace il tema del fine vita dei prodotti monouso di plastica Ci auguriamo che altri enti ne seguano l’esempio”.
Attraverso RiVending, infatti, i consumatori, dopo aver gustato il proprio caffè, sono invitati a buttare bicchiere e paletta in un apposito contenitore che presenta fori grandi quanto il diametro dei bicchieri, oltre a un foro per le palette. Tubi rigidi presenti al suo interno accompagnano la caduta dei bicchieri favorendone l’impilamento uno dentro l’altro e riducendone, in questo modo, il volume. Il contenitore RiVending ha al suo interno un sacchetto verde e blu che viene ritirato dalla stessa società che gestisce i rifiuti insieme alla raccolta differenziata della plastica. Dopo una semplice selezione dei sacchi, quelli di RiVending vengono presi in carico da Corepla che li avvia direttamente al riciclo.
Rivending permette di recuperare una plastica di altissima qualità e valore, evitando costosi e dispersivi passaggi di separazione dalle altre plastiche e di lavaggi industriali spinti. L’obiettivo finale è di trasformare i bicchieri usati in bicchieri nuovi creando nel settore un minor impatto ambientale in un’ottica di efficiente economia circolare.
Altro tema passato in rassegna agli “Stati Generali del Vending” è stata la Direttiva Europea sulla plastica monouso, approvata in via definitiva lo scorso giugno e che gli Stati membri dell’UE hanno tempo di recepire entro 2 anni. Un provvedimento di cui si è fatto paladino il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. “Il plastic free tutto “italiano” disattende la Direttiva e danneggia il Vending – ha affermato Ernesto Piloni di Venditalia – . Il progetto “Plastic Free Challenge” contrasta con la Direttiva Europea in molti punti, perché essa non chiede di abolire i bicchieri monouso in plastica ma di fare un piano per ridurne il consumo entro il 2026; non chiede di abolire le bottigliette di plastica ma fornisce indicazioni ai produttori di fabbricarle col 25% di plastica riciclata e con i tappi attaccati alle bottiglie; non chiede di sostituire i prodotti monouso in plastica con quelli cosiddetti compostabili perché la bioplastica, sebbene derivata da polimeri naturali come il mais, subisce una trasformazione chimica e la Direttiva equipara tali prodotti a quelli in plastica. È anche bene ricordare che la Direttiva si applica a tutti i canali distributivi e non solo al Vending”.
La politica del “plastic free” che il governo italiano sta cavalcando ha già prodotto danni, facendo consuntivare, solo nel mese di settembre, un calo dei consumi di acqua in Pet nel Vending del 15%, generando, perciò, un danno consistente a tutta la filiera.
“Per quanto riguarda la sugar tax – afferma Trapletti – sebbene l’obiettivo dichiarato sia quello di combattere l’obesità e le malattie come il diabete, si applica sia alle bevande con zuccheri aggiunti, sia alle bevande zero. Questo approccio mortifica gli sforzi compiuti dal Ministero della Salute che, insieme alle associazioni dei produttori e distributori alimentari (tra cui Confida,) aveva sottoscritto un impegno nel 2015 per la riduzione degli zuccheri in cibi e bevande. Un’intesa che aveva portato il Vending a modificare la sua offerta tanto che negli ultimi anni le bibite zero sono cresciute del +53%. Una tassa così fatta porterà unicamente a un calo dei consumi, stimato da Trade Lab/Assobibe del 10%”.
Ricordiamo che la “sugar tax” va a colpire le bevande con sostanze edulcoranti aggiunte. In generale, per edulcorante si intende qualsiasi sostanza, di origine naturale o sintetica in grado di conferire sapore dolce alle bevande. Sulle bevande è pari a 10 Euro per ettolitro, nel caso di prodotti finiti, e a 0,25 Euro per Kg nel caso di prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione. Sono esenti dall’imposta le bevande edulcorate il cui contenuto complessivo di edulcoranti sia inferiore o uguale, rispettivamente, a 25 gr per litro nel caso di prodotti finiti e a 125 gr per Kg nel caso di prodotti da diluire.
Uno degli interventi più attesi è stato quello dell’economista Carlo Cottarelli, editoralista del quotidiano “La Stampa” e volto televisiono molto noto, ex Commissario alla “spending review”. Parlando di strategie per la crescita, Cottarelli ha spiegato che “per rimettere in moto l’Italia occorre far ripartire gli investimenti privati che oggi sono i più bassi dal 2007. I freni a questa ripartenza sono tre: la tassazione è troppo alta ma per ridurre le tasse occorre tagliare la spesa pubblica e l’evasione fiscale (su un complessivo di 800 miliardi sarebbe sufficiente “sforbiciarne” una trentina); l’invadenza della burocrazia, perché le imprese italiane spendono 35 miliardi l’anno per adempimenti e scartoffie varie (lo scoglio più duro è vincere le resistenze delle “lobby” che non vogliono perdere poteri); la giustizia è troppo lenta, perchè in Italia un processo civile in media dura otto anni mentre in Germania due. In generale è necessario che cali il rapporto Spesa Pubblica/Pil”.
Concreto e puntuale, ma anche velato di sarcasmo, l’intervento di Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio: “I dati Istat di novembre sulla fiducia degli italiani sono tutt’altro che confortanti. C’è paura per la situazione economica attuale ma anche per l’assenza di un orizzonte di speranza che faccia intravedere una ripresa dell’economia nazionale nel prossimo futuro.
L’indice di fiducia dei consumatori ha segnato, infatti, un deciso calo, scendendo a 108,5 dal 111,5 del mese di ottobre. Si tratta del livello più basso da luglio 2017. La Manovra economica del governo non fa che scaricare sui produttori di reddito le inadempienze della Pubblica Amministrazione e della lotta all’evasione.
La Manovra ridistribuisce le risorse a casaccio: meno dell’1% dei lavoratori paga il 20% delle tasse del Paese, mentre i poveri “assoluti” sono saliti a 5 milioni. La burocrazia riduce capacità di reddito e investimenti”.
RESTA MA CAMBIA L’IPERAMMORTAMENTOSul versante degli incentivi, la Legge di Bilancio ha trasformato il beneficio dell’iperammortamento, che si applica anche alle vending machines, in un credito d’imposta del 40% per gli investimenti inferiori ai 2,5 milioni di Euro. Il nostro settore ha potuto beneficiare degli incentivi del Piano Impresa 4.0 solo a partire da maggio 2018 grazie alla Circolare Ministeriale n. 177355 e quindi sono ancora poche le aziende del Vending che si sono avvalse di questo strumento. Il rinnovo per il 2020 sotto la forma di credito d’imposta è sicuramente una buona notizia soprattutto per le piccole e medie imprese. |
I 7 PUNTI DELLA SOSTENIBILITÀ: PER FARE CHIAREZZA(Carlo Alberto Pratesi – Professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università “Roma Tre”) In italiano la traduzione di “sustainability” in “sostenibilità” non è corretta. “Sostenibile” richiama il concetto di “sopportabile”, mentre “sustain” in inglese è il pedale del pianoforte che prolunga la durata di una nota. Quindi è più corretta la traduzione che hanno fatto i francesi parlando di “développement durable”, ossia durevole. In sintesi, è sostenibile ciò che dura nel tempo. Pertanto, un business per essere sostenibile deve aver previsto e affrontato tutti possibili rischi che potrebbero inficiare la sua sopravvivenza. I rischi alla sostenibilità del business, che un tempo erano prevalentemente di tipo economico, oggi riguardano anche la sfera del sociale (discriminazioni, diritti dei lavoratori, welfare, ecc.) e ambientale (impatti, risorse usate, sprechi, ecc.). Definire e affrontare i rischi, specialmente quelli che riguardano la sfera ambientale, è difficile perché i sistemi naturali sono molto complessi. Comprenderli, e agire di conseguenza per arginarli, presuppone competenze interdisciplinari e azioni dirette su più fronti. La soluzione “semplice” è quasi sempre sbagliata, talvolta controproducente. Purtroppo le soluzioni semplici a problemi complessi sono molto attraenti per i media, i politici e, più in generale, per la massa dei “non addetti ai lavori”. In particolare, accade spesso che proprio chi ne sa di meno è più convinto della propria posizione e rinuncia volentieri alla fatica di acquisire ulteriori informazioni e dati che potrebbero mettere in discussione le sue certezze. Il modo più razionale e corretto di affrontare le diverse questioni ambientali, per esempio quelle relative alle singole materie prime (come la plastica), è descritta dalla formula del valore. Un rapporto dove al numeratore vanno misurati i benefici (economici e sociali) del prodotto e, al denominatore, i suoi costi (economici, sociali e ambientali). Ridurre gli impatti ambientali è (sempre) necessario ma occorre verificare che non si riducano, in pari o maggiore misura, i benefici che sono al numeratore, e/o aumentino i costi economici. II rischio altrimenti è che il valore finale rimanga lo stesso o addirittura si riduca. In definitiva, la prima regola da seguire per affrontare qualunque questione inerente la sostenibilità è quella di investire il giusto tempo nel comprendere e misurare i diversi elementi del sistema, per evitare che agendo su una sola e unica variabile non si ottenga il risultato sperato. |
Capello