Il concetto di connettività è diventato un elemento quotidiano che oggi accompagna la vita di almeno quattro generazioni. Ogni utente è abituato a connettere o a vedere connessi dispositivi di uso comune, tanto che gli oggetti non connessi risultano, di fatto, appartenenti a un’altra epoca. Alcuni dispositivi elettronici – come i personal computer, gli smartphone e i videogiochi – sono praticamente inutilizzabili senza una connessione a Internet.
Proviamo a immaginare alcuni prodotti di uso quotidiano. La lista di ciò che può essere connesso è impressionante. Virtualmente ogni dispositivo dotato di batteria o collegato alla rete elettrica può far parte di una mega rete accessibile da ogni parte del Pianeta: dai tradizionali impianti di videosorveglianza alle più semplici prese intelligenti, dall’impianto di climatizzazione alla lavatrice, dal sistema di irrigazione alla smart TV, dall’automobile al dispositivo anti-abbandono per i bambini.
Cosa ha reso così semplice interconnettere tutti questi dispositivi? Alcuni elementi fondamentali: la capacità della rete di gestire un’enorme mole di traffico (le grandi infrastrutture-fibra ottica), la diponibilità di memoria, di spazi quasi infiniti per raccogliere e conservare dati, e lo sviluppo di standard condivisi.
Gli “Over 40” ricordano quanto si penava per caricare i driver di una stampante al PC; c’erano floppy e CD per ogni dispositivo.
Oggi la connessione di diversi dispositivi, da una banale cuffietta per la musica a una stampante 3D, si risolve con un click di un cavo LAN o USB oppure con un click di un pulsante virtuale.
È, quindi, abbastanza naturale pensare che, in settori come il Vending, si possano ottenere tutte le informazioni e tutto il controllo necessario connettendo il distributore automatico alla rete. Questo pensiero “naturale” purtroppo appartiene solo a chi non conosce il nostro settore o chi non ha ancora provato a interconnettere un distributore.
Roberto Pellegrini, Presidente del Gruppo dei Fabbricanti di Confida, ha lanciato una sfida importante: ripensare i protocolli del Vending, in particolare quello più critico perché mette in relazione il distributore automatico col mondo esterno, ovvero l’EVA-DTS.
L’obiettivo, in parte motivato dallo “sconforto” derivato da anni di risorse dedicate a cercare di dare un senso ai dati provenienti da macchine e periferiche di ogni tipo, è stato accolto da Confida che ha intrapreso un “viaggio sfidante” con il supporto del Dipartimento di ioT del Politecnico di Milano.
Le tecnologie e i costi per connettere un dispositivo remoto oggi sono disponibili e accessibili a tutti. Cosa manca, quindi, al Vending per poter far parte della rete connessa? La risposta è semplice: manca uno standard adeguato e al passo coi tempi.
Ricordiamo che il Vending ha subito evoluzioni differenti non solo nei grandi continenti ma anche nell’ambito degli stessi Paesi europei. Tutto ciò ha reso difficile un processo di reale armonizzazione dei protocolli e ha generato il proliferarsi di soluzioni custom o modifiche estreme che hanno reso il tutto sempre più instabile e, di fatto, meno “standard”.
Vediamo la cronistoria dello sviluppo dei protocolli del Vending in Italia. Ricordiamo che i protocolli più utilizzati oggi in Occidente sono:
Comunicazioni interne distributore-periferiche di pagamento: Executive e MDB.
Comunicazioni esterne distributore-palmari/sistemi telemetria: EVA-DTS.
1960-1980: sviluppo del Vending, macchine elettromeccaniche con diversi “standard” (24V, 110V 220V, connettori vari).
1980-1990: inizia l’era dell’elettronica con i primi protocolli seriali (“Protocol A” sviluppato da Mars Electronics).
1990-2002: Le prime chiavi elettroniche cambiano il corso dei protocolli in Italia perché adottano l’Executive. Sorge l’esigenza di un controllo accurato che viene risolto con strumenti proprietari (No EVA-DTS perché troppo complicato; no MDB che nasce in America su volontà di Coca-Cola fuori dalla logica del cashless che si sta diffondendo rapidamente in Italia). Tutto rimane sostanzialmente inalterato fino all’avvento dell’Euro.
2002-2015: il mercato si apre e l’Italia converge di nuovo verso l’Europa. MDB adottato per consentire l’interconnessione di vari sistemi di pagamento (rendiresto-cashless, rendiresto-lettore banconote, sistema cashless-lettore banconote, sistema cashless-rendiresto) ma l’Executive rimane, di fatto, il protocollo del sistema master.
Si sviluppa l’EVA-DTS sui primi palmari IRDA e inizia un processo di armonizzazione anche dei sistemi di rilevazione dati.
2016: Legge sui Corrispettivi in Italia. Utilizzo di smartphone per rilevare i dati contabili, e ulteriore deviazione dal resto Europa e definitiva convergenza della rilevazione dati verso l’EVA-DTS.
In Italia ci sono voluti anni per uniformare la base installata sui protocolli del Vending. Quando ciò è avvenuto il mondo esterno era già in un’altra “era geologica” della tecnologia. Basti pensare che i 3 protocolli del Vending sono tutti nati prima dell’avvento di Internet. Quindi è normale e scontato che non possano essere adeguati a un universo interconnesso. Il punto di vista del gestore è stato ben sintetizzato dalla presentazione del Presidente del Gruppo Giovani Confida, Roberto Pace, in occasione di una tavola rotonda che ha affrontato il tema del Vending 4.0 e dei protocolli di trasmissione dati agli “Stati Generali del Vending” di Roma dello scorso 27 novembre.
L’approccio alla connettività rivela un serie di problematiche ricorrenti:
Necessità di collegarsi alle singole periferiche (distributore incluso) per controllare/programmare da remoto.
Cablaggi numerosi complicano l’installazione e la manutenzione.
Necessità frequente di duplicare informazioni su dashboard cloud dedicate e software gestionali.
Utilizzo di codici di errore non omogenei tra fabbricanti diversi o tra modelli diversi dello stesso fabbricante.
Molto complesso interagire con schermi touch e relativo aggiornamento contenuti multimediali.
I protocolli attuali sono già stati aggiornati molte volte negli ultimi 20 anni inseguendo nuove necessita introdotte da carte di pagamento, sistemi cashless di nuova generazione, sistemi di telemetria e distributori master-slave.
Non ha senso, però, continuare a “tirare il collo” agli attuali protocolli perché sono già oltre il limite delle loro capacità di rispondere alle esigenze imposte dalla connettività. Quindi, come già detto poc’anzi, su mandato del Direttivo di Confida si è deciso di intraprendere un percorso di scouting col Politecnico di Milano e il supporto di una commissione della filiera del Vending (gestori, fabbricanti di macchine, di sistemi di pagamento e sistemi gestionali).
Il Politecnico ha generato così una proposta che si basa una un’architettura condivisa (su bus Ethernet o EtherCat) e su un protocollo PUB/SUB. Per semplificare, si tratta di un’architettura dove tutti i sistemi principali sono connessi a un “bus” o collettore e scambiano informazioni attraverso un meccanismo simile a Twitter. Quindi, chiunque può inviare un messaggio/comando sul bus condiviso e tutti possono ascoltare e, di conseguenza, processare o semplicemente ignorare il dato.
La parte difficile, che sarà oggetto di sviluppo di un “proof of concept” nella seconda fase dello studio, riguarda la definizione della semantica ovvero dei comandi e della relativa struttura necessaria per comunicare tutto ciò che serve per l’operatività e il controllo locale e remoto del distributore. Nella figura qui sopra sono sintetizzate le funzionalità che dovrebbe garantire il nuovo sistema.
Il protocollo proposto consentirebbe di unificare MDB, Executive e EVA-DTS in un unico universo condiviso per gestire sia macchine connesse che macchine “stand alone”.
Il nuovo protocollo comporterà costi aggiuntivi? In una fase transitoria, se sarà richiesto di avere sistemi e periferiche col doppio standard, probabilmente sì, anche se la standardizzazione di norma produce nel medio termine effetti positivi anche sul fronte dei costi.
Confida, dopo l’evento agli Stati Generali, ha presentato il progetto in sede EVA (associazione europea di settore). Perché questo studio abbia un seguito e venga adottato dagli attori fondamentali del Vending europeo, è necessario, infatti, avere l’appoggio dell’EVA e possibilmente anche della NAMA in America. Il processo richiederà tempo ma l’Italia, ancora una volta, ha dimostrato di meritare il ruolo di leader della Distribuzione Automatica.
Mario Majo