Anche quest’anno, a completamento dell’analisi sulle “Top 100” del Vending italiano, presentiamo l’approfondimento sul valore aggiunto relativo al settore della Distribuzione Automatica, utilizzando lo stesso campione di aziende esaminate l’anno precedente: a confronto saranno posti i risultati dei bilanci del 2017 con quelli del 2016 delle 25 realtà di gestione con il fatturato maggiore.
Il valore aggiunto è il risultato economico che misura la ricchezza prodotta da un’azienda attraverso l’incremento di valore che i beni e i servizi, acquistati esternamente, ottengono con l’attività aziendale di trasformazione e/o distribuzione. In questi termini il “Valore aggiunto” di un’azienda è parte del Prodotto Interno Lordo (PIL) generato in un territorio.
Il Valore Aggiunto ha un’importanza sia economica, sia di responsabilità sociale d’impresa. Da un lato esprime il reddito prodotto da un’impresa ed è, quindi, in grado di segnalare la sua sostenibilità economica che, insieme a quella sociale e ambientale, è parte integrante della Corporate Social Responsibility. Dall’altro lato consente di analizzare in che misura la ricchezza prodotta venga distribuita tra i diversi stakeholder dell’azienda.
Attraverso il Valore Aggiunto generato ogni azienda contribuisce al benessere economico e sociale del territorio di riferimento, oltre che della collettività in generale e del Paese in cui opera. Analizzando come e in che misura viene distribuito, è possibile determinare il grado di coinvolgimento e di partecipazione alla ricchezza prodotta da un’azienda da parte dei portatori di interesse. L’analisi, in linea con l’edizione dell’anno precedente, ha individuato i seguenti stakeholder: il personale dipendente, la Pubblica Amministrazione, il sistema creditizio e dei finanziatori, i soci dell’azienda, l’azienda medesima e gli altri Stakeholder della Comunità di riferimento (ad esempio i Comuni in cui sono localizzate le sedi operative, gli enti e le associazioni del territorio, ecc.) che beneficiano del pagamento di imposte locali o di liberalità varie.
In questa prospettiva il valore aggiunto prodotto e le modalità della sua distribuzione rappresentano anche uno strumento efficace nella strategia di comunicazione interna ed esterna dell’impresa.
Per la realizzazione della presente analisi sono stati esaminati i bilanci del 2017 delle prime 25 aziende per ricavi, come riportato dalla classifica delle “Top 100” del Vending italiano pubblicata da VM sul numero 350 di dicembre 2018.
È stato considerato, per esigenze di semplificazione e comparabilità con gli anni passati, il fatturato complessivo (questo implica per determinate realtà, come Supermatic e Liomatic, aver ricompreso i valori sia delle attività di vending, sia di altri business come quello di rivendita). I dati 2017 della SO.ME.D. non sono pienamente raffrontabili con quelli del 2016 perché questi ultimi sono riferiti a soli 9 mesi di attività.
A partire dal bilancio di esercizio 2017 di ciascuna azienda è stato calcolato il “Valore Aggiunto Globale Netto” secondo il seguente schema:
Valore aggiunto caratteristico lordo: Ricavi totali – Costi intermedi della Produzione (questa grandezza è pari ai “Costi della produzione” al netto dei costi del personale, degli ammortamenti e delle svalutazioni. Con questa formula dai ricavi totali vengono sottratti i soli costi “esterni” relativi ad acquisti e servizi vari).
Valore aggiunto lordo: al precedente risultato intermedio vengono aggiunti i proventi da partecipazione (per es. dividendi provenienti da società controllate).
Valore Globale netto: al valore aggiunto lordo si sottraggono gli ammortamenti e le svalutazioni
Come per la precedente edizione, si ricorda che, con il D.Lgs 139/2015, è stata eliminata la sezione straor-
dinaria del conto economico. Per esigenze di semplificazione le componenti straordinarie di costo sono state, quindi, inserite all’interno dei costi intermedi della produzione.
Inoltre, anche nella presente indagine vengono considerati soltanto i costi relativi al personale dipendente e non il costo di altre forme di lavoro quali, ad esempio, gli interinali e altre ancora, non agevolmente desumibili dai dati di bilancio disponibili.
Il Valore Aggiunto Globale Netto generato dalle prime 25 aziende del Vending italiano raggiunge nel 2017 la cifra di 344.635.724 €, con un incremento del 24% rispetto ai 277.949.635 € del 2016 (le prime 19 aziende del 2015 avevano totalizzato 233.892.133 €; 237.222.306 € le prime 9 aziende del 2014). Il valore medio registrato per singola azienda è di 13.785.429 € rispetto agli 11.117.985 € del 2016.
Qual è l’origine di questo considerevole incremento nella ricchezza prodotta?
In linea con quanto già evidenziato nell’analisi finanziaria delle “Top 100 – 2017” (numero 351 – gennaio/febbraio 2019) si sommano diversi fattori: il processo di M&A che ha “concentrato” ulteriormente il settore e che ha interessato diverse realtà delle 25 aziende esaminate; l’andamento macroeconomico in crescita nel 2017; il recupero di redditività delle aziende del settore per una politica di maggiore efficienza nella gestione del servizio.
Notevole anche l’impatto derivante dalla “diluizione” dell’effetto sanzioni dell’Antitrust. I bilanci del 2015 e del 2016 delle aziende coinvolte erano stati pesantemente influenzati dagli accantonamenti legati alla multa comminata dall’AGCM. A dire il vero nel 2017 si registrano ancora accantonamenti legati alle sanzioni antitrust (che hanno riguardato IVS Italia, Molinari, Dolomatic), ma si tratta complessivamente di valori limitati rispetto agli anni precedenti.
Guardando ad alcune determinanti “macro” del Valore Aggiunto Globale ed effettuando un confronto tra 2017 e 2016 nei bilanci delle prime 25 aziende si nota che:
I ricavi totali nel 2017 raggiungono la cifra di 1.135.703.044 €, +5% rispetto al 2016;
I costi intermedi della produzione si riducono a 699.491.371 € (erano 715 milioni circa nel 2016) con una incidenza sui ricavi totali che passa dal 66% circa del 2016 al 61,5% del 2017. A incidere maggiormente sull’incremento complessivo (quasi per il 70%), sono stati gli aumenti nel Valore Aggiunto Globale Netto delle prime 5 aziende per volume d’affari: IVS Italia (con un incremento di 9.561.000 €), Argenta (+11.889.383 €), Liomatic (+11.023.888 €), GE.S.A. (+6.660.594 €) e Supermatic (+6.713.087 €); a riguardo si noti proprio come i bilanci di Gruppo Argenta, Liomatic, GE.S.A. e Supermatic erano stati nel 2016 negativamente influenzati dalla sanzione dell’Antitrust.
Ma è tutto il campione analizzato a crescere nel valore aggiunto prodotto, con l’unica eccezione di D.A.EM, sostanzialmente stabile (riduzione limitata a 19.783 €).
Passando all’analisi della distribuzione del Valore Aggiunto, nella tabella di riparto qui sotto si esaminano le remunerazioni percepite dai diversi stakeholder delle 25 aziende prese in considerazione.
Il Valore Aggiunto è formato dai seguenti elementi:
Remunerazione del personale. Con il termine “personale” si intendono i soggetti che intrattengono con l’azienda rapporti di lavoro per i quali l’interesse economico personale è legato in termini prevalenti e duraturi a quello dell’azienda stessa. Generalmente comprende sia il personale dipendente, sia il personale non dipendente. Nel nostro caso, come già detto, per esigenze di semplificazione e tenendo conto dei dati disponibili, è stato considerato solo il costo relativo al personale dipendente, in linea con il criterio seguito negli anni passati.
Remunerazione della Pubblica Amministrazione. L’aggregato rappresenta il beneficio economico della Pubblica Amministrazione per effetto dell’attività aziendale. È formato dalle imposte sul reddito d’esercizio.
Remunerazione del capitale di credito. I soggetti interessati sono coloro che forniscono capitale a interesse esplicito, di breve o di lungo termine, come ad esempio gli istituti di credito. È formato dagli oneri finanziari sui finanziamenti a breve termine e dagli oneri finanziari sui finanziamenti a lungo termine, al netto dei proventi finanziari.
Remunerazione del capitale di rischio. Rappresenta l’ammontare degli utili o dei dividendi distribuiti ai soci.
Remunerazione dell’azienda. Comprende gli utili generati e accantonati a riserva.
Trasferimenti alla Comunità. Vengono ricomprese non solo le liberalità esterne (elargizioni, donazioni, ecc. a enti e associazioni), ma anche imposte e tasse varie corrisposte a enti territoriali, come, per esempio, le tasse sui rifiuti, l’IMU, ecc. Anche questo dato contribuisce ad esprimere l’apporto sociale fornito dall’azienda alla propria comunità di riferimento.
Analizzando la distribuzione del Valore Aggiunto tra i diversi stakeholder, la quota destinata alla remunerazione del personale rimane preponderante e risulta particolarmente significativa dal punto di vista della responsabilità sociale; cresce in valore assoluto (raggiungendo i 268.252.686 € contro i 257.867.075 € del 2016), ma si riduce la sua incidenza percentuale sul totale che si ferma al 77,8%: nel 2016 rappresentava quasi il 93% del totale (nel 2015 il valore si attestava intorno al 90%, mentre nel 2014 era pari all’incirca all’80%).
Ragionando in termini di incidenza percentuale avanzano altre categorie di stakeholder.
La remunerazione della Pubblica Amministrazione si attesta al 4,9% del totale (superiore al 4% del 2016 e al 4,4% 2015), per una cifra che raggiunge i 17 milioni di Euro. Il dato risente del miglioramento generale del reddito d’esercizio su cui vengono calcolate le imposte versate allo Stato (che vengono utilizzate per erogare i servizi pubblici).
Prosegue il trend di diminuzione dell’incidenza della remunerazione del capitale di credito rappresentata dagli oneri finanziari pagati a istituti di credito e ad altri finanziatori: si è passati dal 17,5% del 2015 al 10,9% del 2016 per arrivare al 6,7% del 2017, con un valore di poco superiore ai 23 milioni di Euro (oltre 30 milioni di Euro nel 2016)
Un deciso balzo in avanti si è avuto al contrario con la remunerazione delle aziende: la quota di utili d’esercizio accantonata a riserva, che nel 2016 risultava negativa (fortemente influenzata dalla perdita di esercizio di alcune aziende), registra nel 2017 un valore di oltre 33 milioni di Euro con un’incidenza sul totale del valore aggiunto globale netto pari al 9,6%.
Praticamente nulla risulta, invece, la remunerazione del capitale di rischio. Solo nel caso di Liomatic c’è stata la distribuzione di dividendi, per un totale di 29.478 € (in ogni caso questo dato non è chiarissimo incrociando i valori indicati da Cerved col verbale dell’assemblea ordinaria). In tutti i bilanci delle altre 24 aziende l’utile d’esercizio è stato totalmente accantonato a riserva e quindi utilizzato come autofinanziamento. Tale valore risultava particolarmente modesto anche nelle passate edizioni.
Per quanto riguarda il dato relativo ai “Trasferimenti alla Comunità”, la componente riferita a liberalità ed elargizioni è modesta come avvenuto già in passato: l’unica azienda a indicare un valore a bilancio è Gruppo Argenta, per una cifra di 36.000 €. Negli altri bilanci non ci sono espliciti riferimenti a voci di costo relativi a liberalità, elargizioni, sponsorizzazioni, donazioni, ecc. Probabilmente questo tipo di attività è stata svolta ma non è rilevabile attraverso il bilancio.
Maggiore è l’entità relativa a imposte e tasse varie (imposte locali, sui rifiuti, sugli immobili, ecc.), anche se nei bilanci di 14 aziende non è stato possibile individuare tali costi.
Complessivamente il valore registrato dalla voce “Trasferimenti alla Comunità” è di 2.889.325 € (3.086.268 € nel 2016) pari all’0,8% del valore aggiunto totale delle 25 aziende.
È, quindi, del tutto palese il forte impatto sulla collettività delle aziende del Vending, sia dal punto di vista economico che di sostenibilità sociale.
Considerando, inoltre, che il fatturato cumulato del campione analizzato è pari a 1.135.703.044 €uro e che, secondo lo studio di settore di Accenture/Confida, il fatturato globale del comparto gestioni è stato, nel 2017, di 2.265.275.773 €, i ricavi delle aziende considerate corrispondono a circa il 50% del totale.
Supponiamo che il rapporto tra valore aggiunto e fatturato delle aziende esaminate rimanga invariato nel caso estendessimo l’indagine a tutte le aziende del settore. In questa ipotesi avremmo un valore aggiunto complessivo generato dal settore del Vending pari a 687.411.168 €. Stiamo considerando in questo caso solo gli effetti “diretti”.
Se volessimo fare un’analisi degli impatti complessivi del settore del Vending sul sistema economico dovremmo considerare anche gli effetti “indiretti”, cioè quelli risultanti dall’effetto moltiplicatore delle attività della catena di fornitura, e quelli “indotti”, cioè quelli risultanti dall’effetto moltiplicatore dei consumi realizzati dai dipendenti diretti e indiretti generati grazie alle attività delle imprese.
È, perciò, evidente la grande importanza della Distribuzione Automatica anche in termini di impatto sul sistema economico complessivo del nostro Paese.
Franco Bompani
Claudio Faraoni
www.eidosconsulting.it
Eidos Consulting Srl