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La Leadership di Sergio Marchionne: spunti per un Vending “timoroso”

Dal manager di FCA, scomparso a fine luglio, indicazioni lungimiranti per il settore del Vending che non sempre riesce a “camminare” con le proprie gambe

Sergio Marchionne

Nel libro “Marchionne lo straniero” di Paolo Bricco, inviato speciale de “Il Sole 24 Ore”, è riportata una bella frase dell’ex Amministratore Delegato di FCA, prematuramente scomparso lo scorso 25 luglio: “Il vero valore di un leader non si misura da quello che ha ottenuto durante la carriera ma da quello che ha dato. Non si misura dai risultati che raggiunge, ma da ciò che è in grado di lasciare dopo di sé”.

Queste indicazioni sono particolarmente interessanti per il settore del Vending. Le aziende della Distribuzione Automatica, infatti, non sempre riescono a “camminare” con le proprie gambe una volta esaurita la spinta propulsiva dei fondatori. Questa è una delle ragioni delle tante cessioni/acquisizioni che caratterizzano il nostro mondo ed è anche chiaramente sintomatico di una certa difficoltà nei passaggi generazionali.

Uno dei temi centrali affrontati nel libro è quello della leadership. “Le competenze si comprano, le leadership no” è uno degli elementi di cultura d’impresa di Marchionne. Parecchi sono gli spunti offerti, per esempio la teorizzazione del compito del “doppio cappello”: a ogni dirigente di “prima linea” viene chiesto di svolgere più di una funzione, non fossilizzandosi in un’unica area di attività. Altro elemento è il ribaltamento delle gerarchie in funzione di capacità e competenze, o la centralità del controllo di gestione come strumento per prendere decisioni.

Di leadership Sergio Marchionne aveva parlato a lungo nel corso della sua carriera e, in particolare, durante una lezione tenuta all’Alma Graduate School di Bologna alcuni anni fa. “La leadership non ha un’unica soluzione e non si può ridurre a una teoria manageriale. È qualcosa di più profondo, che si evidenzia da un insieme di caratteristiche e comportamenti che hanno le loro origini nella mente e nel cuore delle persone, nei loro valori”.

È fondamentale l’apertura mentale e la consapevolezza che “in ogni momento” è possibile “scegliere una nuova direzione, un nuovo obiettivo”.

Secondo Marchionne la leadership si compone di vari elementi:

1. La visione. Fondamentale è intuire, prevedere e anticipare gli sviluppi futuri del mercato, del prodotto e del servizio.

2. Il concetto di squadra, l’organizzazio­ne e la cultura aziendale. Una delle sue frasi più famose dice: “Quello che ho imparato da tutte le esperienze di amministratore delegato negli ultimi dieci anni è che la cultura aziendale non è solo un elemento della partita, ma è la partita stessa. Le organizzazioni, in sintesi, non sono null’altro che l’insieme della volontà collettiva e delle aspirazioni delle persone coinvolte”. E ancora: “Il concetto di squadra è la base su cui creerò la nuova organizzazione”.

3. Porre al centro le Risorse Umane. Marchionne pretendeva moltissimo dai suoi uomini, ma con attenzione e rispetto: “Ho cambiato tutto: come faccio a chiedere un prodotto di qualità agli operai e farli vivere in uno stabilimento così degradato? (visitando gli stabilimenti Fiat nei primi suoi 60 giorni di mandato ndr)”. Un elemento centrale della sua attività è stato quello di prendere atto delle condizioni di lavoro e dello stato degli stabilimenti per sviluppare politiche atte a migliorare il benessere organizzativo. Un altro tema riguarda le capacità individuali: “Non credo assolutamente alla regola che più sono giovani più sono bravi. Anzi. Sono per il riconoscimento delle capacità delle persone, che abbiano 30 o 60 anni”.

4. La capacità di negoziazione. La capacità di negoziare, all’interno e all’esterno dell’azienda, è un’altra qualità imprescindibile per un buon manager: “Quando uno si alza, il contegno è molto importante. Bisogna alzarsi dal tavolo facendo valere il punto, ma lasciando capire che alla fine ti risiederai. Ti devi alzare calmo, anche se sei incavolato.”

5. L’importanza dei risultati da raggiungere. “Il diritto a guidare l’azienda è un privilegio e come tale è concesso soltanto a coloro che hanno dimostrato o dimostrano il potenziale a essere leader e che producono risultati concreti di prestazioni di business”. E ancora: “Non possiamo mai dire: le cose vanno bene. Semmai: le cose non vanno male. Dobbiamo essere paranoici. Il percorso è difficilissimo. Siamo dei sopravvissuti e l’onore dei sopravvissuti è sopravvivere” (frase detta in un’intervista del 2007 ripercorrendo i primi tre anni del risanamento di Fiat ndr).

6. Assumersi la responsabilità delle decisioni, anche di quelle difficili. “La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. Io mi sento molte volte solo”.

7. La centralità del mercato. “Se ho un metodo è un metodo che si ispira a una flessibilità “bestiale” con una sola caratteristica destinata alla concorrenza: essere disegnato per rispondere alle esigenze del mercato. Se viene meno a questa regola è un metodo che non vale un tubo.”

8. Il carisma. Il carisma è importante, ma da solo non basta: “Il carisma non è tutto. Come la bellezza nelle donne: alla lunga non basta.”

TANTI TIPI DI LEADERSHIP

Ma in definitiva cos’è la leadership? Ed è un concetto univoco o esistono più modelli di leadership?

Intanto chiariamo subito che ci sono varie tipologie di leadership e anche diverse scuole di pensiero. C’è, ad esempio, la leadership assertiva, quella legata alla comunicazione assertiva, un’abilità che si realizza attraverso l’utilizzo di un linguaggio empatico, l’esercizio dell’autocontrollo sul carattere e sul modo di porsi agli altri.

C’è poi la leadership situazionale che consiste nell’adottare stili di ­leadership differenti a seconda della situazione. Il modello di leadership situazionale di Kenneth Blanchard e Paul Hersey si fonda sul fatto che i manager devono usare un approccio gestionale diverso in circostanze diverse.

Chi è il leader? Leadership deriva dal verbo inglese “to lead” che è stato comunemente usato per tradurre il latino “ducere”, il che ha influito sullo sviluppo storico del suo significato. Il compito del leader è quello di stabilire una direzione.

In generale, per essere leader efficaci è necessario, innanzitutto, capire cosa significa esercitare la leadership e poi sapere come si comportano i leader, conoscerne i diversi stili, riconoscere le qualità che contribuiscono a una buona leadership, sapere come svilupparne al meglio le capacità.

Ci sono vari tipi di leader. C’è quello “visionario” che ha visione e coraggio, sa guardare oltre e immaginare scenari futuri, fa capire l’importanza del ruolo, fissa chiaramente gli obiettivi, è trasparente.

C’è poi il leader “coach” che ama la conduzione come guida, supporta individualmente, insegna a potenziare le persone.

C’è il leader “democratico” che raccoglie informazioni da dipendenti capaci, utilizza sistemi di ricompensa adeguati, ascolta tutti.

C’è il leader “carismatico”. All’origine c’è la parola “carisma”, tratta dal Nuovo Testamento e introdotta in sociologia da Max Weber per denotare una caratteristica straordinaria posseduta da persone che conferisce loro qualità uniche, quasi magiche: “Il leader è leader, e nessuno sa perché”.

PREGI DA AVERE, DIFETTI DA EVITARE

Ci sono degli errori da evitare nell’esercizio della leadership:

• non essere reperibile nei momenti critici,

• non agevolare i cambiamenti,

• ascoltare poco,

• avere scarso rigore, non sufficiente equità,

• porre un’eccessiva personalizzazione,

• coinvolgere in modo insufficiente,

• avere un livello di attese troppo basso o troppo elevato,

• essere pessimista, avere mancanza di fiducia.

Ci sono poi delle caratteristiche che il “leader ideale” deve avere assolutamente. Questo elenco può essere utilizzato anche per una personale autovalutazione, una sorta di “gap analysis” utile per il miglioramento.

 Il leader:

Si assume responsabilità

• Sa motivare

• Sa sviluppare i collaboratori

• Delega, sa delegare

• È riconosciuto come leader senza imporsi

• Ha competenza

• È disponibile ad ascoltare e aiutare

• Ha sempre delle soluzioni

• È autorevole: sa prendere delle decisioni

• Sa unire, motivare e vincere

• Guida verso degli obiettivi sfidanti mantenendo saldi principi etici

• È carismatico

• Difende le proprie risorse umane

• È chiaro nella comunicazione

• Sa prendere decisioni

• È anche rispettato (un po’ temuto)

• È un esempio positivo

• Sa sostenere e correggere: dà feedback, sia negativi che positivi

• Sa organizzare e creare il team

• Condivide con il suo team successi e insuccessi

• Ha una cultura ampia

• Ha autorevolezza: viene riconosciuto spontaneamente come leader

Franco Bompani

Eidos Consulting Srl

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