Silplaster: orgoglio italiano e schiena dritta

L’azienda di palette di Casale Monferrato non rinuncia a un prodotto costruito con artigianalità e materie prime certificate. L’Ad Carlo Redoglia: “Il Vending si deve volere più bene. Isoliamo dal mercato chi fa concorrenza sleale”.

Silvia Cimino e Carlo Redoglia al Venditalia 2018

“La qualità e le prestazioni di un prodotto devono essere valorizzate e riconosciute dal mercato. Noi non pretendiamo certe cifre per delle palette per il caffè ma, in proporzione, sappiamo quanto vale il nostro prodotto e non vogliamo svenderci. È il Vending che deve valorizzarsi di più.”.

Carlo Redoglia, Amministratore Delegato di Silplaster, non è un manager che gira intorno alle parole. È diretto e schietto e come, l’azienda che rappresenta, è perennemente indaffarato. A Casale Monferrato si lavora e si progetta a ciclo continuo. Sempre alla ricerca di nuove soluzioni tecniche ed estetiche per adattare la palettina automatica e manuale per il Vending alle nuove specifiche dei d.a., alle richieste dei torrefattori e dei gestori, abbinando alla qualità il rispetto delle norme igienico-sanitarie.

“PREZZI E LEGGI DANNEGGIANO I PRODUTTORI”

La Silplaster ha sempre operato nell’ottica della piena soddisfazione del cliente – dal piccolo gestore al Grande Gruppo – grazie a un’accurata scelta dei fornitori, all’uso di materia plastica di provenienza esclusivamente europea e alle innovazioni tecnologiche sviluppate in tutta la catena produttiva. Negli anni, Silplaster ha più che duplicato l’area magazzino e ha investito in linee di produzione meccanizzate e diversificate per prodotto, inserendo di recente anche macchinari a basso impatto energetico.

“Ma non basta – sbotta Redoglia, con a fianco Silvia Cimino, responsabile commerciale – . Durante l’ultimo Venditalia abbiamo notato un maggiore interesse verso le tematiche della sostenibilità ambientale. La palettina biodegradabile fa parte della nostra linea di prodotti da almeno 10 anni. Siamo anche a buon punto con la compostabile e stiamo studiando come superare i limiti della paletta di legno dovuti all’impacchettamento e all’adattabilità alle palettiere dei distributori. Sono tutti prodotti che hanno, però, alti costi produttivi. O il Vending si adegua a nuove logiche di prezzo o prevedo difficoltà per la diffusione sul mercato delle palette di ultima generazione”.

Ma per Redoglia il problema non è solo il prezzo. “Il mercato delle materie plastiche è sempre più alla mercé degli interessi delle tre grandi aziende produttrici di materia prima. Le consegne del materiale vengono fatte senza rispetto dei termini programmati e i prezzi subiscono forti oscillazioni anche mensili. Vieni a conoscere a inizio mese il prezzo che verrà applicato nei 30 giorni seguenti. Con un orizzonte di tempo così stretto non puoi lavorare con certezze”.

“Adesso – aggiunge Redoglia – c’è anche la “spada di Damocle” della proposta di legge europea sulla messa al bando dei prodotti monouso in plastica. In attesa degli sviluppi, le fibrillazioni sono tante e tutte a danno di noi produttori. Mi chiedo se i politici di Bruxelles conoscano le imprese e come esse lavorano. Se sanno cosa causa davvero l’inquinamento e come esso vada combattuto con serietà. Non si parla di differenziare e di riciclo ma solo di proibizionismo e poi fanno finta di non accorgersi di quali porcherie vengono immesse sul mercato”.

Redoglia non lesina i termini duri.Si riscontra che i prodotti provenienti al di fuori Europa quasi sempre non hanno le caratteristiche alimentari richieste in Italia e vengono utilizzate pur a rischio del consumatore oppure, a volte, riportano certificati rilasciati chissà “come” e “da chi”. Laboratori specializzati del nostro Paese hanno dimostrato l’inaffidabilità di questi prodotti contro i quali noi aziende italiane, in particolare, dobbiamo combattere”.

“BASTA CONCORRENZA SLEALE”

E, a questo punto, Redoglia si fa severo. Sono favorevole ai dazi, non lo nego. Bisogna regolamentare e tutelare chi fa il vero Made in Italy. Io parlo per il mio settore. Vedo che sul mercato entrano dei competitor da fuori Europa con prezzi all’apparenza antieconomici ma che per loro sono, invece, fonte di guadagno perché a monte c’è lo sfruttamento della manovalanza nei Paesi produttori”.

“Non esiste mese – prosegue Redoglia – nel quale non ci siano analisi, verifiche, controlli da parte di enti dello Stato o enti sostitutivi dello stesso, specie sui dipendenti e il problema della sicurezza. Mi chiedo se in certi Paesi ci sia lo stesso trattamento.

Silplaster ha 14 consulenti e interi mobili pieni di faldoni sulle certificazioni di qualità. Siamo sommersi di pastrocchi burocratici e cavilli legali. Paghiamo 30mila Euro di energia elettrica al mese di cui 25mila destinati a tasse, accise e balzelli assurdi. Nell’ultimo anno gas e luce sono aumentati del 6,5%. In Francia, le aziende con un utilizzo simile al nostro pagano mensilmente 5mila Euro per l’elettricità. Un dipendente alla Silplaster costa mediamente 5mila Euro al mese mentre ci sono ditte extra UE che sfruttano i lavoratori per qualche euro al giorno. Questa è concorrenza sleale. Ecco perché sono a favore dei dazi. Se si compete sul mercato, lo si fa tutti, nessuno escluso, partendo dalla stessa linea.

“Faccio appello ai nostri concorrenti italiani e ai gestori. Parliamoci di più per fare lobbying presso istituzioni, Antitrust e associazioni di categoria. Bisogna alzare la voce. E ai clienti dico: non usate prodotti non certificati o di dubbia provenienza. Tutelate la vostra attività. Proteggiamo i nostri prodotti”.

“SI CRESCE, NONOSTANTE TUTTO”

Al di là di difficoltà strutturali dell’economia italiana, i suoi 42 anni di storia la Silplaster se li porta benissimo. “Nel nostro settore si è diffusa la “moda” di fare convegni e simposi sulla finanza, sui fondi private equity, sull’Ebitda – conclude Redoglia – . Ma ricordiamoci una cosa. Se non c’è un imprenditore che produce bicchieri e palette non si va da nessuna parte e non c’è private equity che tenga.

Silplaster mantiene la schiena dritta e cresce. Investiamo in ricerca per nuovi materiali e macchinari. Il 70% della produzione è assorbito dall’Italia ma in certe nazioni, come la Spagna, abbiamo raggiunto il 30-40% del mercato pur essendo più cari di circa il 20% dei concorrenti. Segno che in alcune realtà la qualità è riconosciuta. In Italia cerchiamo di mantenere un prezzo di vendita sostenibile, ma il mercato deve guardare oltre i 0,30 cent. a battuta. A lungo andare ne va della sopravvivenza del settore”.

 

 

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