“Il trattamento delle acque per distributori automatici: una voce di costo o un generatore di profitti?”. Risposta chiara e semplice: non è una voce di costo rilevante e, anzi, se si lavora con serietà esso diventa un fattore di redditività. Per spiegare ai gestori perché l’acqua è un “bene prezioso” per la loro attività hanno unito le forze i tre big-player della filtrazione nella Distribuzione Automatica, promotori, venerdì 8 giugno, di un workshop focalizzato sugli interventi di Enrico Metti, Responsabile Commerciale Italia di Brita; Sergio Barbarisi, General Manager di BWT Italia, e Salvatore Di Festa, Responsabile Commerciale OEM Italia di Pentair. Un momento di condivisione di opinioni e dati, senza fini commerciali (nessuno dei tre manager ha citato direttamente la propria azienda), che è servito ai partecipanti come momento di aggiornamento professionale.
Il trattamento dell’acqua nel Vending è imprescindibile per un caffè di qualità. Non fosse altro per il fatto che l’acqua costituisce almeno il 90% di ogni bevanda calda erogata da un distributore.
Oggi il mondo degli operatori della Distribuzione Automatica vede ancora il trattamento dell’acqua come un costo, ignorandolo del tutto o trascurandone i molteplici benefici.
Fino all’arrivo delle cartucce nel 1998, l’unico sistema filtrante presente nei distributori era l’addolcitore, da molti ancora chiamato “il bidone”, che assolve al suo compito base (cioè addolcire acqua), purché venga effettuata correttamente la rigenerazione delle resine e queste vengano cambiate periodicamente e si sia in grado, inoltre, di stimare quale sarà la capacità dell’addolcitore in rapporto alla durezza dell’acqua potabile fornita dal gestore dell’acquedotto a uno specifico sito.
La durezza non cambia spesso. Subisce variazioni frequenti, invece, il contenuto di cloro, utilizzato dagli acquedotti per la “sanificazione” dell’acqua stessa e della sua linea di trasporto. Il cloro rovina il caffè, sbianca la crema, esalta l’amaro, dà gusti estranei alle bevande. Il cloro si elimina con il carbone attivo, normalmente contenuto nelle moderne cartucce filtranti, ma non negli addolcitori classici. La durezza dell’acqua, ossia il suo contenuto di sali di calcio e magnesio e di bicarbonati, gioca poi un ruolo rilevante nell’estrazione del caffè e nello sviluppo del suo profilo di gusto. Per questo motivo è importante poterla modulare ed ecco perché le cartucce sono perlopiù dotate di testate che consentono una regolazione del grado di addolcimento dell’acqua trattata. La testa con regolazione variabile consente di “miscelare” l’acqua addolcita con l’acqua filtrata di rete – ottenendo acqua con un contenuto equilibrato di sali per una estrazione ottimale – e massimizza la capacità del filtro in rapporto alla qualità dell’acqua trattata. L’utilizzo di testate capaci di resistere fino a pressioni di 8 bar consente inoltre di montare la cartuccia a monte delle macchine agendo da pre-filtro per la protezione dell’elettrovalvola di ingresso.
Poiché le cartucce filtranti rappresentano un vero e proprio sistema di trattamento compatto, è importante per il gestore poter avere dall’azienda produttrice istruzioni dettagliate sul funzionamento e sulle performance del sistema e ricevere adeguata assistenza attraverso una organizzazione post-vendita efficace. È, inoltre, opportuno che la conformità alimentare e le prestazioni dei sistemi di trattamento dell’acqua potabile siano certificate anche da Enti esterni qualificati (TUV, WRAS, NSF, ecc.), soprattutto nell’ottica della partecipazione ad appalti pubblici.
Il trattamento dell’acqua migliora la qualità delle bevande in bicchiere ma è anche salutare per il distributore automatico. È alla base, infatti, della prevenzione di problematiche legate alla precipitazione dei minerali – con formazione di calcare e altri possibili depositi – e alla corrosione che può essere innescata dalla concomitanza di una serie di fattori, tra cui la qualità dell’acqua a contatto con i metalli.
“Il trattamento dell’acqua con moderni sistemi a cartuccia costituisce un oggettivo elemento di creazione di valore e non fa distinzione tra distributori automatici nuovi o vecchi. È applicabile su qualsiasi tipologia di macchine – hanno spiegato Barbarisi, Metti e Di Festa –. Il gestore che fa un giusto trattamento dell’acqua non va mai in perdita. Il rapporto costi-benefici è sempre positivo. Migliora la soddisfazione del cliente, potendo tradursi in un incremento del venduto, e riduce i costi generali legati a fermi macchina, interventi di assistenza e ricambi. Il gestore fa più margini, senza dover aumentare il prezzo medio a battuta”.
Ricondotto a battuta, l’incidenza del trattamento dell’acqua sul costo della singola battuta è oggettivamente minimo. Brita, BWT e Pentair lo quantificano in un range tra 0,002-0,004 Euro/battuta. Un investimento irrisorio a fronte di un aumento della marginalità in doppia cifra.