Gli inglesi sono stati di parola. Il Governo britannico aveva preannunciato una severa misura anti-obesità e dal 6 aprile, puntualmente, in tutta la Gran Bretagna è entrata in vigore la “sugar tax”. L’obiettivo che si pone il legislatore inglese è doppio: far diminuire il consumo di bevande zuccherate ma, soprattutto, spingere i produttori, attraverso la leva fiscale, a ridurre il contenuto di zucchero. La tassa ha due fasce: una di 18 pence al litro per le bibite contenenti più di 5 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri e l’altra di 24 pence al litro per le bibite con più di 8 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri. I succhi di frutta naturali, le bibite a base di latte e i piccoli produttori sono esenti dalla tassa.
Le entrate previste sono destinate al finanziamento di attività sportive nelle scuole. L’associazione dei produttori di bibite, la British Soft Drinks Association, aveva definito la tassa “assurda”, ma non si è persa d’animo ed è corsa ai ripari. Molte aziende si sono già adeguate alle norme restrittive del governo. Secondo quanto riferito da “Beverage Daily” e “Washington Post”, in Gran Bretagna, infatti, Lucozade ha già riformulato le sue bevande, che ora contengono tutte meno di 5 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri; Coca-Cola stima che circa il 60% dei suoi prodotti eviteranno la nuova tassa; San Pellegrino ha ridotto del 40% il contenuto di zucchero delle sue bevande. Meglio prevenire che curare…