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Buonristoro “gioiello”del Vending italiano

Il Gruppo emiliano è stato inserito nell’autorevole report “1000 Companies to Inspire Europe”, redatto dalla London Stock Exchange Group (LSEG). È stata analizzata la crescita delle 1.000 più promettenti PMI europee non quotate in Borsa

 

Proprietà illuminata, capace di selezionare un management all’altezza di sfide difficili e in grado di motivare i dipendenti a qualsiasi livello. Visione di lungo periodo che si concretizza in continui investimenti degli utili in tecnologia, in formazione del personale e miglioramento dei processi produttivi.

Sono questi i tratti distintivi delle piccole e medie imprese italiane che crescono, innovano e creano posti di lavoro e che, quindi, possono vantare la loro presenza all’interno dell’importante report “1000 Companies to Inspire Europe”, giunto alla seconda edizione e redatto dalla London Stock Exchange Group (LSEG), la società di mercato che gestisce la Borsa di Londra e che controlla quella italiana di Milano.

Lo studio attinge ai dati finanziari forniti da AFME (Association for Financial Markets in Europe), da Bureau Van Dijk – società che integra le informazioni dei principali information provider internazionali fornendo database dettagliati su aziende, banche e assicurazioni italiane ed estere – e da IBM.

L’obiettivo della ricerca? Selezionare e sostenere la crescita delle 1.000 più promettenti PMI europee non quotate in Borsa attraverso una serie di iniziative dedicate, tra cui questa pubblicazione.

Sono 110 i “gioielli” del Made in Italy presi in considerazione dallo studio della LSEG, di cui un 9% con un fatturato superiore a 100 milioni di Euro. Il nostro Paese si colloca al quarto posto dopo Germania, Regno Unito e Francia

I parametri delle aziende italiane sono di tutto rispetto. Con riferimento agli ultimi tre anni, le realtà selezionate hanno registrato ricavi medi per 66 milioni di Euro e una crescita record pari al 219% (la media europea è del 133%). Buone notizie anche sul fronte dell’occupazione: il tasso di creazione di posti di lavoro è del 54% negli ultimi due anni a fronte del 43% nel resto d’Europa. Una grande ricchezza per la nostra nazione frutto di passione, intelligenza, capacità imprenditoriale e buon senso.

Valdis Dombrovskis, Vice Presidente della Commissione Europea, nel commentare l’autorevole studio ha affermato che “le aziende ad alto reddito profilate in questo rapporto sono esempi veramente ispiratori di innovazione, duro lavoro, resilienza e ambizione per tutti gli imprenditori dell’UE”.

Tra queste eccellenze europee c’è anche il Vending italiano grazie a Buonristoro Vending Group, la terza realtà più grande del nostro settore con un fatturato consolidato nel 2016 pari a €. 122.508.000.

La citazione tra le “1000 Companies to Inspire Europe” ha colto di sorpresa gli stessi interessati, che hanno appreso la notizia da un quotidiano nazionale. Per approfondire il discorso abbiamo intervistato Lino Bernasconi, amministratore del Gruppo.

Signor Bernasconi, stupito che Buonristoro sia stata selezionata per una ricerca così qualificata?

Siamo rimasti piacevolmente sorpresi, sia perché il riconoscimento viene da un autorevole Ente internazionale, sia perché non abbiamo mai cercato visibilità o riconoscimenti.

Quali i punti di forza di Buonristoro che, secondo lei, sono stati valorizzati in questa ricerca?

Il rapporto ha preso in considerazione le piccole e medie imprese (PMI) non quotate in più rapida crescita in Europa. Queste aziende sono state indicate, da alcuni autorevoli commentatori ed economisti, come un esempio di dinamismo ed innovazione, oltre che di duro lavoro.

È sorprendente, e al tempo gratificante, pensare che l’impegno quotidiano di tutti coloro che fanno parte del Gruppo Buonristoro sia stato misurato e classificato da studiosi di fama mondiale. Segreti? Non ce ne sono di particolari. Da diversi anni investiamo con continuità con l’obiettivo di migliorare le performance di tutte le funzioni aziendali e la qualità dei prodotti erogati. Per fare ciò è necessario programmare con attenzione le risorse da destinare in tecnologia, continua formazione del personale e monitoraggio dell’attività.

Quali sono i numeri che oggi esprime Buonristoro?

Abbiamo più di 85.000 distributori installati e oltre 1.000.000 di consumatori che acquistano, quotidianamente, i nostri prodotti. Il Gruppo può contate su oltre 900 collaboratori che ogni giorno garantiscono, con il loro qualificato lavoro, il successo di Buonristoro.

Il fatturato consolidato nel 2016 è cresciuto del 2,5% sul 2015. Qual è stato l’andamento nel 2017?

Anche lo scorso anno abbiamo confermato la crescita, registrando un incremento del fatturato leggermente superiore al 3% rispetto al 2016.

Quella di Buonristoro è un’espansione che deriva da sviluppo commerciale o passa attraverso acquisizioni di altre aziende?

La crescita è stata possibile grazie all’acquisto di alcuni rami d’azienda e grazie all’acquisizione di nuovi clienti che hanno scelto di avvalersi delle nostre prestazioni.

Oltre a ciò, il continuo miglioramento dei servizi erogati ci ha permesso di registrare anche una crescita dei volumi e del fatturato presso clienti già presenti in portafoglio.

Buonristoro ha una struttura “a rete”, con aziende che mantengono una loro identità autonoma. Come mai questa scelta e non il consolidamento nella capofila come hanno fatto altri Gruppi?

La scelta nasce dall’intento di garantire il miglior presidio possibile del territorio nel quale ogni singola azienda del Gruppo opera.

La salvaguardia dei marchi storici delle ditte acquisite, la valorizzazione delle strutture operative e l’attenta declinazione delle tipicità di ogni singola area geografica, sono e restano i valori alla base del nostro modello organizzativo.

Riteniamo che questa struttura consenta un migliore e più efficiente controllo del processo di fornitura del servizio e che faciliti i rapporti tra le persone che fanno parte del Gruppo.

Il quotidiano “Libero” ha definito “eroi” le aziende italiane presenti nel panel della London Stock Exchange. Realtà vincenti in un Paese zavorrato da tasse, burocrazia, ecc. Qual è il suo parere?

L’Italia è prima di tutto una risorsa, e non potrebbe essere altrimenti per un’azienda come la nostra che opera essenzialmente sul territorio nazionale.

Certamente il mercato interno è molto complesso e richiede la capacità di adeguarsi nel più breve tempo possibile ai cambiamenti normativi, alle sempre nuove richieste della burocrazia oltre che alle sollecitazioni provenienti dall’interno del settore in cui lavoriamo.

Quali sono gli asset su cui consoliderete la vostra crescita futura?

Riteniamo utile, oltre che necessario, continuare a investire in tecnologia, in formazione del personale  e in ricerca; il tutto per continuare a garantire ai nostri clienti, e al mercato in genere, soluzioni sempre innovative, efficienti ed ecologiche.

A proposito di sostenibilità: ci parla del progetto Hybrid Cup?

Il progetto nasce nel 2016, in collaborazione con Flo S.p.a., con l’intento di dare un concreto e rilevante contributo alla salvaguardia dell’ambiente.

Il progetto ha richiesto importanti investimenti, sia per la sostituzione del 100% dei bicchieri utilizzati sui distributori automatici Buonristoro, sia per la campagna di comunicazione con la quale abbiamo coinvolto i nostri consumatori.

Solo nel primo anno dall’attivazione del progetto l’utilizzo del nuovo bicchiere Hyberid Cup ha consentito di “risparmiare” oltre 1.000 tonnellate di C02 che non sono state immesse in atmosfera.

Riteniamo importante evidenziare che il progetto Hybrid Cup è interamente finanziato da Buonristoro, senza alcun contributo economico di clienti e consumatori, per i quali non sono variate in alcun modo le condizioni d’acquisto dei prodotti e dei servizi.

Buonristoro potrebbe prendere in considerazione una quotazione nel segmento delle PMI della Borsa Valori di Milano?

Al momento questa ipotesi non rientra nelle nostre priorità.

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