E’ CORSA AL CAFFE’ DEL KENYA

 

I torrefattori che si sono “riversati” in Kenya al fine di selezionare il raccolto per i loro acquisti hanno causato un brusco aumento del prezzo medio del prodotto che ha raggiunto i livelli più elevati dell’ultimo triennio. Nel corso di un’asta tenutasi martedì 13 febbraio il sacco da 50 Kg (110 libbre) di caffè di qualità “AA” è stato piazzato a 679 dollari, evidenziando un aumento di circa il 50% del prezzo medio di questa tipologia dall’inizio della stagione ad oggi: nel dettaglio il prezzo medio passa a 280 dollari per sacco, livello più elevato da febbraio 2015. I dati sono diffusi dal Nairobi Coffee Exchange, il cui CEO (Daniel Mbithi) sottolinea come in questo momento sia presente sul mercato il miglior caffè reperibile nei raccolti kenioti.

Se paragonato ad altri produttori africani come Etiopia e Uganda, il Kenya è contraddistinto da un output decisamente contenuto (circa 47.000 tonnellate contro le oltre 459.000 tonnellate dell’Etiopia, ad esempio), ma i suoi beans sono molto ricercati da società come Starbucks e sono sovente utilizzati al fine di arricchire le miscele di altre aree produttive, tanto da destare l’attenzione di compratori in arrivo anche da Stati Uniti, Norvegia, Danimarca, Germania e Australia.

Stando alle analisi dell’USDA (il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti), il terzo produttore di Caffè dell’Africa potrebbe raggiungere un output pari a 48.000 tonnellate entro il termine della stagione, nel mese di settembre; gli obiettivi del governo keniota prevedono di raddoppiare la produzione entro il 2020 portandola a 100.000 tonnellate. Se pensiamo che il picco produttivo è stato realizzato negli anni ’80 con 130.000 tonnellate di prodotto, allora possiamo ben comprendere come i target delle autorità locali non siano poi così irraggiungibili.

Gabriele Picello (redattore capo per CommoditiesTrading)

 

 

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